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‘Viva arte viva’, Biennale e umanesimo

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Al via mostra a cura Christine Macel, 120 artisti invitati

NordEst – Franz West riposa sul divano ritratto in una piccola foto a parete, mentre vicino, nella prima sala del Padiglione Centrale, c’è l’atelier di Dawn Kaspar a cui segue il multietnico fare di migranti e rifugiati impegnati nella realizzazione di lampade nel progetto di Olafur Eliasson “Green light”.

Comincia così “Viva Arte Viva”, l’esposizione internazionale d’arte a firma Christine Macel, promossa dalla Biennale di Venezia, lungo un percorso con 120 artisti – 103 per la prima volta nella mostra curatoriale – composto da un prologo e nove padiglioni che si snoda senza apparenti barriere, se non quelle che spiegano al visitatore che sta entrando ora nella sezione “dei Libri e degli Artisti”, che apre la sequenza, ora in quella “dei Colori” o del “Tempo e dell’Infinito”, che chiude la mostra all’Arsenale.

“E’ una Biennale che parla delle nostre abitudini, consuetudini, sogni o utopie” ha detto il presidente Paolo Baratta.

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