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“La politica del rigore alla tedesca porta solo povertà. Non lo dice il governo italiano, lo dice quello francese”

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La Francia non rispetterà parametri deficit/pil, Zaia: “Da Renzi solo parole e nessun fatto”

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Venezia – “La politica del rigore alla tedesca porta solo povertà. Non lo dice il governo italiano, lo dice quello francese, dimostrando che esiste un’Europa che sa guardare agli interessi delle sue imprese e dei suoi cittadini rifiutando il rigore a senso unico e che sa presentarsi a Bruxelles a testa alta e piantare i pugni sul tavolo. Renzi, piuttosto che applicare il rigore a quella parte d’Italia che continua a sprecare, preferisce invece che muoia Sansone con tutti i Filistei”.

Il Presidente del Veneto, Luca Zaia, commenta così l’annuncio del governo francese intenzionato a non rispettare per il 2014 e il 2015 il rapporto del 3 per cento fra deficit e Pil, obiettivo che sarà raggiunto soltanto nel 2017.
“La Francia, a differenza di Renzi, impone giustamente il tema della flessibilità dei parametri deficit/Pil. Non può permettersi di uccidere le sue imprese e di ridurre ai minimi termini un welfare che in Italia neppure ci sogniamo – dice Zaia. E manda a dire alla Merkel e alla Ue che prima di tutto vengono i francesi e gli interessi nazionali, e senza dirlo fa capire ai tedeschi un po’ smemorati che i costi della loro riunificazione furono sopportati pazientemente e convintamente da tutta l’Europa”.
“Il governo italiano invece no. Parla, lancia twitter e slogan in un vero profluvio comunicazionale, ma non ha la forza di imporre il rigore a quell’Italia ormai tecnicamente fallita, attraverso l’applicazione dei costi standard pronti dal 2011 e che farebbero risparmiare 30 miliardi l’anno – prosegue Zaia. Un governo che si perde in inutili battaglie parlamentari su questioni non certo prioritarie, che non riesce a piazzare gli uomini giusti sulle poltrone europee che contano, mentre la pressione fiscale resta la più alta d’Europa, i salari i piú bassi, gli 80 euro vanno in bollette e balzelli e, tanto per non farsi mancar nulla, pensa di trasferire il Tfr in busta paga. Con tre risultati scontati: togliere definitivamente alle imprese quel po’ di liquidità che riuscivano a racimolare a fronte della chiusura dei rubinetti bancari, togliere risorse ai fondi pensione (i futuri pensionati col contributivo integrale ringraziano) e indirizzare altre risorse non ai consumi ma al fisco a causa dei prevedibili perversi effetti combinati di aliquote e scaglioni”.
“Intanto, i tedeschi se la ridono: continuano ad arricchire le loro banche, a far lavorare le loro imprese, a imporre nel mondo i loro prodotti, a ridurre l’età pensionabile dei lavoratori, a mantenere un generoso welfare – conclude Zaia. Tanto paghiamo noi!”.

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