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Inflazione, Coldiretti: “Crollano frutta e verdura a tavola: – 8,7%”

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E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’inflazione a maggio

verdura

NordEst – Sono i vegetali freschi a far segnare il maggior crollo congiunturale dei prezzi con un calo dell’8,7 per cento che spinge l’intero settore alimentare verso la deflazione con un calo dello 0,2 per cento rispetto allo scorso anno. A diminuire su base annua sono anche – sottolinea la Coldiretti – i prezzi della Frutta fresca che mostrano una flessione del 6,3 per cento mentre aumentano i prezzi della carne ovina e caprina (+2,0 per cento).

L’andamento dei prezzi riflette – conclude la Coldiretti – in generale una situazione difficile sul lato deli acquisti alimentari che sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981 a causa della crisi con la spesa per abitante che era sempre stata tendenzialmente in crescita dal dopoguerra fino a raggiungere l’importo massimo nel 2006 e iniziata a crollare da allora, progressivamente ed in misura crescente ogni anno, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat sui consumi finali delle famiglie a valori concatenati.

Gli italiani nei primi anni della crisi – precisa la Coldiretti – hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali, dall’abbigliamento alle calzature, ma una volta toccato il fondo hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost, ma ad alto rischio.

Di fatto è tornata l’economia domestica con quasi tre famiglie su quattro (73 per cento) che hanno tagliato gli sprechi a tavola, l’80 per cento che fa la spesa in modo piu’ oculato, e il 26 per cento riducendo le dosi acquistate secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. Una leggera inversione di tendenza positiva è attesa per la seconda parte del 2014 perché – conclude la Coldiretti – sarà proprio la spesa alimentare, che rappresenta la seconda voce dei budget familiari, a beneficiare maggiormente del bonus di 80 euro al mese per alcune categorie di lavoratori dipendenti, disoccupati e cassintegrati che destinano una quota rilevante del proprio reddito all’acquisto del cibo.

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