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Dopo M5S si attiva anche il PD: “Una diga veneta con fondi Pnrr sul territorio Trentino” del Vanoi

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Comuni e comunità locali coinvolti, disinformati a tutti i livelli sull’opera, che sembra seguire il suo corso


NordEst – “La Regione Veneto ha già dato corso ad un progetto, finanziato dal Pnrr e per quasi un miliardo di euro, per una diga, che dovrebbe sorgere nel territorio comunale di Lamon. Il tema era già noto negli anni Sessanta, anche se poi venne accantonato, almeno fino ad oggi, quando si sta progettando una diga sul torrente Vanoi alta cento metri e con una capacità di invaso pari a 33 milioni di metri cubi d’acqua. Fin qui parrebbe un problema veneto, ma in realtà la questione tocca in profondità il territorio trentino, perché il bacino della diga viene a ricadere quasi interamente sulle aree di pertinenza dei Comuni di Canal San Bovo e Castello Tesino”. Lo scrive il consigliere provinciale del Pd del Trentino, Alessio Manica, che ha presentato una interrogazione dopo quella del consigliere M5S, Alex Marini, dei mesi scorsi, che ha già ricevuto la risposta del vicepresidente della Provincia, Mario Tonina.

I comuni interessati – nonostante il ritardo – si sarebbero mossi per capire cosa potrà succedere sui loro territori e hanno preparato una lettera per chiedere spiegazioni al presidente del Consorzio del Brenta, a Zaia, Fugatti, al prefetto di Belluno e al commissario del Governo di Trento.

“Benché il Trentino abbia più volte espresso la contrarietà alla realizzazione dell’invaso sul torrente Vanoi, attraverso l’assessore e vicepresidente Tonina scopriamo che la Provincia ha saputo del progetto solo da notizie giornalistiche. Non sembra sinceramente credibile che la Regione Veneto possa pensare di costruire una diga che con il suo bacino va ad occupare un territorio esterno alla Regione stessa senza chiedere e ottenere una qualche autorizzazione a chi quel territorio lo deve amministrare. Insomma, non sembra assolutamente credibile che l’Amministrazione provinciale non ne sapesse nulla. Per evitare anche solo il sospetto che a giustificare l’iniziativa veneta ci sia stato un qualche accordo diretto e “segreto tra il presidente del Veneto e il presidente della Provincia di Trento uniti dalla comune militanza nello stesso partito nazionale – accordo stretto evidentemente senza tenere conto delle popolazioni direttamente interessate – è necessario che sia fatta la massima chiarezza su tutti i passaggi amministrativi e politici che stanno alla base della decisione di costruire questa nuova diga”, conclude Manica.


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