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Anomalie climatiche sulle Alpi, che anno è stato? L’inversione termica e i suoi effetti

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Le anomalie climatiche sull’Arco Alpino cominciano a essere non più stravaganze saltuarie ma la norma

cannone

di Ervino Filippi Gilli

Se analizziamo il solo mese di dicembre, è la terza volta che nell’ultimo mese dell’anno non piove/nevica dall’inizio del nuovo millennio (ovvero tre volte su sedici) mentre negli ottanta anni precedenti  in cui sono disponibili dati si erano registrati in tutto solo cinque fenomeni simili. Venendo a questo autunno ed ai primi giorni dell’inverno 2016-2017, salta subito all’occhio l’assenza di neve sul fondovalle e la sua scarsità sulle montagne.

Se andiamo a cercare di analizzare i dati dell’anno che si va chiudendo per le due stazioni meteorologiche più in quota, San Martino e Passo Rolle, possiamo rilevare che il 2016 sia, bene o male, rimasto all’interno dei valori medi.

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L’assenza di pioggia in dicembre è in parte simile (anche se al momento la siccità dura da meno giorni) a quanto si verificò l’autunno 2015 quando, dal primo di novembre al dieci gennaio, sia a San Martino che a Passo Rolle (ma in verità sull’intero Arco Alpino) non si verificarono precipitazioni rilevanti mettendo in crisi il sistema turistico/impiantistico.

Se quest’anno, pur con la siccità di dicembre, le precipitazioni sono nel complesso simili a quelle medie (calcolate dal 1921) vuol dire che le piogge si sono concentrate in altri momenti dell’anno: in effetti la primavera/estate è stata piovosa con punte di 23 giorni di pioggia più o meno intensa a Giugno e 22 a Luglio.

Ritornando al confronto tra l’attuale periodo autunnale e la crisi dell’anno 2015, bisogna considerare che quest’ultima non fu solo dovuta alle mancate nevicate ma anche alle temperature molto elevate che si verificarono soprattutto nella prima quindicina di novembre e che impedirono di fatto al terreno di gelarsi ed agli impianti di innevamento di funzionare correttamente.

Anche quest’anno, pur se in misura meno pesante, le temperature subiscono oscillazioni importanti: il fenomeno che più caratterizza quest’autunno ed inizio inverno è l’inversione termica, ovvero il fatto che sia più caldo in quota che nei fondovalle.

Mettendo a confronto tra loro i dati forniti dalle stazioni di Meteotrentino di Tonadico, San Martino e Passo Rolle si può notare come la temperatura minima registrata a Tonadico sia stata inferiore rispetto a quella di Passo Rolle per ben 18 dei 66 giorni considerati (ovvero dal 20 Ottobre al 25 Dicembre), mentre la stessa minima a San Martino sia stata più bassa per addirittura 35 giorni rispetto a Rolle.

Questa inversione termica, unita al fatto che i giorni di ghiaccio (quelli con temperatura sempre inferiore allo 0°C) sono stati molto pochi – ovvero 1 per San Martino e 4 per Passo Rolle – rende più difficoltosa (e costosa) la produzione della neve programmata man mano che si sale di quota.

Ma l’inversione termica ha anche un altro risvolto negativo: l’inquinamento dell’aria. Infatti il ristagnare dell’aria fredda nelle valli e sulle pianure comporta la mancata dispersione degli inquinanti (sia polveri sottili che sostanze tossiche) prodotte dagli impianti di riscaldamento in primis e dal traffico veicolare in seconda battuta.

A ben poco servono i blocchi del traffico imposti nelle grandi città per contrastare efficacemente il fenomeno: più utile sarebbe una politica di incentivazione all’applicazione di filtri sui camini e, magari, un controllo su quello che viene bruciato nelle stufe dato che certi comignoli assomigliano più alle ciminiere del petrolchimico di Marghera che a camini di case di montagna.

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