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Riforma province: Ciambetti. “Un enorme pastrocchio di uno Stato scaricabarile”

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“Si tratta di una normativa cervellotica contro la quale ricorreremo alla corte costituzionale”

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Venezia – “Ciò che emerge da questa poco edificante vicenda è che viene leso il principio di leale collaborazione da parte dello Stato nei confronti delle Regioni e degli Enti locali. Un vero e proprio sopruso al quale non intendiamo certo sottostare supinamente e contro il quale ricorreremo in tutte le competenti sedi, in primis la Corte Costituzionale”.

E’ un concetto sul quale l’assessore regionale al bilancio e agli Enti locali, Roberto Ciambetti, è tornato più volte stamane nel corso di una conferenza stampa durante la quale ha fatto il punto sulla complicata situazione relativa all’applicazione della Legge Delrio, che contiene disposizioni sulle città metropolitane, le Province e le Unioni di Comuni.

“Nasce come legge transitoria in attesa dell’approvazione della Riforma del Titolo V della Costituzione che dovrebbe, tra l’altro, sancire la definitiva soppressione delle Province – ha spiegato Ciambetti –. Ma di fatto ci stiamo confrontando con una norma rabberciata, inesplicabile, piena di criticità interpretative e soprattutto attuative, una legge resa ancor più cervellotica dal suo intrecciarsi con quella di Stabilità, un combinato disposto che sta innescando difficoltà enormi nell’erogazione di servizi anche essenziali alla cittadinanza. E in totale assenza di parametri di riferimento a fabbisogni standard e costi standard”.

Ciambetti ha ricordato che, nonostante le difficoltà incontrate, la Regione del Veneto ha cercato da subito di svolgere il ruolo assegnatogli, svolgendo un’attenta ricognizione dei dati riguardanti le sette Province venete, realizzando una mappatura delle situazioni esistenti e approvando, nella seduta di ieri della Giunta e quindi nei tempi dettati dalla legge nazionale, il disegno di legge regionale “Norme per il riordino delle funzioni amministrative provinciali”. Quest’ultimo, che sarà oggetto di confronto e di valutazioni con gli Enti locali, conferma in capo alle Province tutte le funzioni regionali in precedenza ad esse conferite e stabilisce che entro un anno dalla sua entrata in vigore siano adottati uno o più disegni di legge per individuare le funzioni da riallocare tra Regione e Comuni o loro associazioni. Ma contiene anche la clausola della neutralità finanziaria senza nuovi oneri a carico del bilancio regionale.

“Noi la nostra parte l’abbiamo fatta e la stiamo facendo – ha sottolineato l’assessore – ma uno dei nodi della questione è l’aspetto finanziario. La legge di Stabilità, infatti, impone un prelievo forzoso nei bilanci delle Province venete che per il 2015 vale 141 milioni di euro e per il 2016 vale 213 milioni di euro. Ciò significa che il prossimo anno mancheranno 65 milioni di euro e quello successivo 134 milioni per esercitare funzioni fondamentali quali la gestione delle scuole e la manutenzione delle strade”.

Quanto poi alla delicata questione del personale, Ciambetti ha detto che la Regione è disponibile a valutare tutte le possibili soluzioni, come ha fatto per quanto concerne gli addetti agli uffici di informazione e assistenza turistica (IAT), sapendo che dovrà comunque rispettare le dotazioni fissate dal proprio piano programmatico triennale. “E’ anche in questo caso un problema di copertura dei costi – ha precisato – che evidenzia il vergognoso scaricabarile del Governo, che da una parte ci priva di risorse e ci pone limiti di spesa, e dall’altra pretende che ci facciamo carico del personale in esubero. Ma la confusione è tale che non abbiamo ancora certezza di quanti dipendenti resteranno alle Province e quanti entreranno nei ruoli statali, in base alle funzioni che saranno attribuite, quanti verranno assorbiti dalle Regioni e dai Comuni. Caso emblematico è quello dei Centri per l’impiego, una competenza che venne attribuita con i decreti Bassanini dallo Stato alle Province e che adesso dovrebbe fare il percorso inverso, ma della fantomatica Agenzia che doveva nascere non sappiamo più nulla”.

“Quello che è triste è che stiamo parlando, nel Veneto, della sorte di circa 1.500 lavoratori – ha concluso Ciambetti –, a cui vanno date delle risposte e che meritano un rispetto che il Governo con questo enorme pastrocchio ha loro negato”.

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