NordEst

Quale futuro per le Dolomiti? Belluno cambia nome ma si confronta con Trento

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Belluno Dolomiti – La richiesta formale, è stata avanzata dai deputati bellunesi Franco Gidoni (Lega Nord) e Maurizio Paniz (Pdl) che hanno presentato il progetto di legge per la modifica del nome della provincia, secondo quanto indicato all’unanimità dal consiglio provinciale. "Nel silenzio della Costituzione – scrivono i due parlamentari bellunesi – si ritiene opportuno sottoporre la proposta di modifica in titolo allo stesso iter procedurale previsto per il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province (…) Alla luce di questi rilievi si propone di procedere con legge ordinaria".

La proposta prevede da una parte, di cambiare il nome della provincia da Belluno in Belluno Dolomiti. Dall’altro, si precisa che non vi sarà alcuna modifica ai confini geografici. L’auspicio di Gidoni e Paniz è che questo progetto di legge possa avere un appoggio trasversale, in modo da essere approvato in tempi brevi:.
E ammettono che si tratta di una chiara proposta di marketin territoriale che servirà "non solo ad identificare le Dolomiti con la nostra provincia, ma anche ad accrescere il senso di appartenenza tra gli stessi bellunesi".

Il convegno sulle Dolomiti – Nei giorni scorsi a Taibon si è discusso sul futuro delle Dolomiti. Oltre al presidente del consiglio regionale, Marco Depaoli a rappresentare il Trentino, c’erano anche alcuni sindaci di Primiero per confrontarsi sul futuro dei Monti pallidi. Tra i politici bellunesi presenti: il vicepresidente del Consiglio regionale, Matteo Toscani e l’assessore provinciale Alberto Vettoretto. Tutti d’accordo sul fatto che la strada UNESCO è ancora tutta in salita e lo confermano le liti a distanza tra le due province, anche sullo stesso segretario della fondazione.

A stimolare il dibattito, solleticando politici e cittadini, è stato Enrico Camanni, alpinista e scrittore, che sabato scorso, alla manifestazione “Racconti in Valle di San Lucano” promossa dal Comune di Taibon e dalla Sezione Agordina del Cai – condotta brillantemente dal giornalista Giuseppe Casagrande -, ha detto chiaramente che ad un anno dalla proclamazione di Siviglia, la strada è ancora lunga per tutti.

Dopo la rievocazione della proclamazione Unesco di Siviglia, letta dall’assessore comunale Silvia Tormen con il sottofondo di “Oh montagne”, a esprimere i concetti di maggior peso (sottolineati non per niente da un convinto applauso del pubblico) è stato invece il presidente del Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, Marco Depaoli. "Da un lato – ha detto – c’è la necessità di lavorare tutti assieme in maniera sinergica, dall’altro il bisogno di esportare anche in Veneto e in particolare nella provincia sorella di Belluno, che ha gli stessi problemi di Trento, il modello di federalismo che da noi ha funzionato". La replica di Toscani ha fatto riferimento ad un protocollo d’intesa tra Venezia e Belluno per creare dei mini-pacchetti per i turisti in modo che alternino il loro soggiorno tra Laguna e Dolomiti, mentre Vettoretto, evidenziando il carattere apartitico del riconoscimento, ha chiesto un applauso per Irma Visalli, presente fra il pubblico, ex assessore provinciale della giunta Reolon e tra i promotori del riconoscimento.

Tra i presenti anche Cesare Lasen (Gruppo lavoro Cai Unesco) e il presidente generale del Cai, Umberto Martini i quali hanno sottolineato l’importanza di imboccare la strada dello sviluppo “senza erodere il capitale”, i precisando che:"l’attrazione della pianura sta mostrando i suoi limiti e che il ritorno in montagna è dunque possibile con responsabilità e sinergia".
"Con i camapanili – è stato detto – non si va da nessuna parte".

Depaoli rilancia il dialogo Belluno/Trento – Nei giorni delle frizioni tra le due province, tocca al presidente del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige, Marco Depaoli a fare il pompiere. Punta alla concretezza, sulla necessità di un’azione sinergica tra le valli confinanti per crescere assieme.  Insomma, proprio nei giorni della frizione politica, rilancia il dialogo per centrare gli obiettivi che le due realtà hanno in comune.
"Questi rapporti tra paesi di confine – ha dichiarato Depaoli – vanno portati avanti e ampliati perché il rapporto tra aree vicine è un’opportunità e un contenuto che deve essere fatto maturare assieme alle comunità locali. E’ giunta l’ora – ha concluso il presidente primierotto – di affinare le idee e di fare una scala delle priorità che i territori e le comunità hanno. Queste ultime devono confrontarsi, collaborare e perfezionare le proposte. E a muoversi devono essere in primis i rappresentanti delle amministrazioni locali".

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