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Orso ad Asiago, Stival: “Regione attiva da tempo, l’orso non si può abbattere”

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L’animale va disciplinato e tenuto lontano, in uso gratuito reti elettrificate e contributi per i danni subiti agli agricoltori

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Venezia – “Il problema dell’orso, lo sappiamo tutti, non nasce oggi. Coscienti di questo, abbiamo già da anni stretto rapporti di collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, il Corpo Forestale dello Stato e il Corpo di Polizia Provinciale. Abbiamo già formato squadre di emergenza e stiamo collaudando sul territorio un sistema efficace di segnalazione. Non siamo quindi impreparati per gestire la situazione. La scorsa notte abbiamo consegnato la recinzione elettrificata e assicurato il presidio della zona proprio grazie al Corpo Forestale dello Stato e alla Polizia provinciale. Ci stiamo inoltre attrezzando per poter fare dissuasione secondo i criteri di intervento autorizzati dal Ministero, che, lo ricordo, è competente in materia”.

Lo sottolinea l’assessore alla Caccia della Regione del Veneto Daniele Stival, intervenendo sull’allarme creato in Altopiano di Asiago dalla ricomparsa dell’orso e dai suoi ripetuti attacchi agli animali, anche d’allevamento della zona, e rispondendo a qualche polemica che sta emergendo.
“Per l’orso, e lo abbiamo fatto recentemente anche per il lupo – prosegue Stival – dobbiamo chiarire con forza che la Regione del Veneto non finanzia nessun intervento di ripopolamento, ci mancherebbe altro!”
“Gli allevatori sono comprensibilmente preoccupati – aggiunge Stival- ma devono sapere che l’intenzione della Giunta regionale non è certo quella di favorire l’orso e le sue scorribande. L’obiettivo è invece quello di rendergli la vita più difficile, proteggendo le prede e dissuadendolo dall’assumere atteggiamenti via via più impattanti”.
“Anche l’orso – fa notare l’Assessore – sta ricomparendo in tutto l’arco alpino, negli spazi che un tempo gli erano abituali. Giunge dalla Slovenia e dal vicino Trentino, spostandosi con grande facilità”.
“Non possiamo abbatterlo –prosegue Stival- perché è specie altamente protetta dall’Unione Europea. Sarebbe reato perseguito penalmente e automaticamente si aprirebbe una procedura di infrazione a livello comunitario. La sfida non può che essere quella di imparare a gestirlo. Limitando i danni, apprestando difese efficaci e, in caso di danno, risarcire gli allevatori che si ritrovano con capi di bestiame predati e mandrie spaventate”.
“L’obiettivo della Regione –precisa l’Assessore regionale- è stato quello di reperire dei fondi non a carico dei cittadini veneti ma a carico dell’Unione Europea. Bisogna sensibilizzare le comunità locali ed informare gli allevatori sulla possibilità di ricevere in uso gratuito le recinzioni e su come fare tempestive e documentate segnalazioni per ricevere i contributi a fronte di danni subiti”.

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