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“In Italia 5 milioni di poveri, record dal 2005”

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In Italia nel 2017 c’erano 5 milioni di persone in condizione di povertà assoluta

Roma (Adnkronos) – Si tratta del dato più alto dal 2005 sia in termini di famiglie (1,778 milioni, pari al 6,9% delle famiglie residenti) che in termini di singole persone (8,4% dell’intera popolazione). Lo riferisce il presidente facente funzione dell’Istat, Maurizio Franzini, nell’audizione sulla Nadef davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.  La povertà colpisce nel dettaglio il 6,2% dei cittadini italiani (3 milioni 349mila) e il 32,3% degli stranieri (pari a 1 milione e 609mila individui).

Inoltre, l’analisi territoriale mostra che quasi la metà degli individui in povertà assoluta sono residenti nel Mezzogiorno, con un’incidenza del 11,4% sulla popolazione; al Centro e nel Nord l’incidenza è simile, pari rispettivamente al 5,1 e 5,4%.  Nel Mezzogiorno il fenomeno interessa il 10,2% degli italiani e il 40% degli stranieri, la cui consistenza numerica è tuttavia estremamente ridotta.

Dovrebbe partire nel 2019 eppure sono ancora tante le incognite che ruotano intorno al reddito di cittadinanza, il sussidio da 780 euro destinato a chi vive sotto la soglia di povertà previsto dalla prima manovra targata M5S-Lega. La stessa definizione della platea dei beneficiari del nuovo contributo statale resta uno dei passaggi più delicati. Stando a quanto annunciato finora dal vicepremier Luigi Di Maio, per beneficiare del sussidio sarà necessario rispondere a determinati requisiti: essere cittadini italiani, aver compiuto almeno 18 anni, essere disoccupati o percepire un reddito considerato al di sotto della soglia di povertà. Tuttavia ad essi potrebbero aggiungersene altri legati alla situazione familiare del richiedente. Si potrebbe decidere di tenere in considerazione, ad esempio, il valore Isee del nucleo familiare della persona interessata al sussidio, così come previsto per ottenere il reddito di inclusione introdotto dal governo Gentiloni. A quel punto, quindi, verrebbero esclusi dal beneficio coloro che vivono con i genitori, o comunque che risultano a carico e presentano un reddito familiare superiore ad una certa soglia. Tra questi vi sono soprattutto i cosiddetti ‘Neet’, ovvero tutti coloro che non studiano e non cercano lavoro. Secondo il rapporto 2018 dell’Istat, in Italia sono oltre 2 milioni (il 24,1% della popolazione) i giovani di 15-29 anni che nel 2017 non sono stati inseriti in un percorso scolastico e/o formativo né impegnati in un’attività lavorativa. Una quota che potrebbe rappresentare un problema in termini di coperture finanziarie se tutti i ‘Neet’ richiedessero il reddito. I 7 miliardi stanziati finora dal governo giallo-verde per sostenere la misura (cui vanno aggiunti 2 miliardi per le pensioni di cittadinanza e 1 destinato al potenziamento dei centri per l’impiego) sarebbero infatti insufficienti a coprire una platea così vasta. Da qui l’ipotesi che a breve vengano inseriti parametri più stringenti per poter beneficiare del sussidio.

 

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