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Istat: sommerso e illegale valgono 13,8% economia, Sud al 19% doppia Bolzano. Italiani scelgono ancora Uk per emigrare

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La Calabria è la regione in cui il peso dell’economia sommersa e illegale è massimo, con il 20,9%, un valore più che doppio di quello della Provincia autonoma di Bolzano (10,4%)

NordEst – L’economia sommersa e quella illegale hanno un’incidenza molto alta nel Mezzogiorno dove raggiungono il 19% del valore aggiunto.

E’ quanto emerge dagli ultimi dati Istat sull’economia non osservata, relativi al 2016. Questo valore è sopra alla media nazionale (13,8%) nel Centro (14,2%) e inferiore nel Nord-est (11,9%) e nel Nord-ovest (11,4%).

L’economia non osservata in Italia è costituita soprattutto della sotto-dichiarazione dei risultati economici delle imprese (6,3%) e dall’impiego di lavoro irregolare (5,1%). L’economia illegale e le altre componenti minori (mance, fitti in nero e integrazione domanda-offerta) incidono per il restante 2,4%.

La Calabria è la regione in cui il peso dell’economia sommersa e illegale è massimo, con il 20,9%, un valore più che doppio di quello della Provincia autonoma di Bolzano (10,4%). 

La crescita

La crescita registrata nel 2017 dal Nord-ovest è trainata dalla Lombardia (+2,7%), al Nord-est la migliore performance è quella della Provincia Autonoma di Trento (+2,6%), seguita dal Veneto (+2,3%). Molto modesta, invece, è la crescita del Pil in volume nella Provincia Autonoma di Bolzano (+0,4%).

Nel Mezzogiorno spicca la performance positiva della Campania e dell’Abruzzo, che segnano una crescita dell’1,6% rispetto all’anno precedente, seguite dalla Calabria (+1,1%). All’opposto il Molise registra una flessione dello 0,4%.

Passando ai risultati settoriali, nel Nord-ovest solo l’agricoltura subisce un importante ridimensionamento rispetto al 2016 (-3,7%), mentre l’industria e i servizi finanziari segnano un aumento del valore aggiunto in volume pari, rispettivamente, al 3,7% e al 2,2%. Anche nel Nord-est il settore primario subisce una marcata flessione in volume (-5,9%); scende dello 0,6% il valore aggiunto degli altri servizi, mentre industria (+4%) e commercio (+3,9%) registrano una crescita consistente.

Il Centro è la ripartizione in cui il settore agricolo ha subito la contrazione più rilevante (-8,4%) mentre il valore aggiunto registra un aumento nell’industria (+3%), nel comparto dei servizi immobiliari e finanziari (+1,1%) e in quello degli altri servizi (+1%).

Il lavoro

Il Lazio è la prima regione per crescita dell’occupazione rispetto al 2011, con un aumento medio annuo dello 0,8%, quattro volte superiore alla media nazionale (0,2%). Nella Provincia autonoma di Bolzano la crescita è stato dello 0,7%. All’opposto, in Umbria, Molise e Sicilia gli occupati sono diminuiti dello 0,6% l’anno rispetto al 2011. Nel 2017, il livello nazionale il numero di occupati è aumentato nel 2017 dell’1,2%, con una punta dell’1,4% nel Nordest e nel Nordovest. Nel Centro l’occupazione aumenta dell’1,3% e nel Mezzogiorno solo dello 0,6%.

E’ ancora il Regno Unito nel 2017 ad accogliere la maggioranza degli italiani emigrati all’estero (21 mila), seguito da Germania (quasi 19 mila), Francia (12 mila) e Svizzera (oltre 10 mila). In questi quattro Paesi si concentra complessivamente oltre il 60% degli espatri. Tra i Paesi extra-europei, le principali mete di destinazione sono Brasile, Stati Uniti e Canada (nel complesso 13,5 mila), Australia (oltre 2 mila) e Emirati Arabi (oltre mille). Lo afferma l’Istat nel report “Mobilità interna e migrazioni internazionali della popolazione residente”. Nella graduatoria dei 15 principali paesi di destinazione degli emigrati italiani, entra per la prima volta nel 2017 il Portogallo che, con 1.614 espatri, si colloca al 13° posto. La particolarità di questo flusso di emigrazione è la prevalenza di italiani ultra cinquantacinquenni (62%). La Lombardia è la regione col maggior numero di emigrati (22 mila), seguono Sicilia e Veneto (entrambe 11 mila), Lazio (10 mila) e Piemonte (8,6 mila). I flussi più numerosi provengono dalle province di Roma (8 mila), Milano (7 mila), Torino e Napoli (entrambe 4 mila); in termini relativi sono invece le province di Imperia (3,8 per mille), Bolzano (3,5) Macerata (3,3) e Agrigento (3,2).

 

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