NordEst

Alimentare in Italia, ultimo il Trentino Alto Adige nella spesa

Share Button
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat sui consumi delle famiglie nel 2011 che fotografa le abitudini alimentari regionali. In Italia la tavola è – sostiene la Coldiretti – una componente importante della spesa familiare della quale assorbe in media ben il 19 per cento delle risorse con una spesa media mensile per famiglia è stata di 478 euro al mese. In media – evidenzia la Coldiretti – la maggiore percentuale della spesa è destinata all’acquisto nell’ordine di carne (114 euro), frutta e ortaggi (85 euro), pane e pasta (80 euro), latte e formaggi (65 euro), pesce (42 euro), bevande (42 euro), zucchero e caffè (35 euro) e oli e grassi (15 euro).

Dietro il valore nazionale si nascondono però notevoli differenze a livello regionale:dall’importo minimo di 403 euro al mese in Trentino Alto Adige, ai 438 in Friuli Venezia Giulia, 444 in Basilicata, 445 in Sicilia, 453 in Abruzzo, 456 in Molise, 460 in Emilia Romagna, Toscana e Puglia, 463 in Valle d’Aosta, 467 in Liguria e in Veneto, 476 in Sardegna, 477 nel Lazio, 481 in Piemonte, 486 nelle Marche, 489 in Calabria, 491 in Lombardia e 506 in Umbria, fino ai 558 della Campania.

 
Alimentazione: Italia spreca 12,3 mld euro di cibo l’anno. Piu’ di meta’ puo’ essere recuperato e dato a chi ha fame – Ogni anno in Italia vengono buttati via 12,3 miliardi di euro di cibo, di cui la meta’ direttamente dai consumatori (6,9 miliardi). Si tratta di 42 kg a persona di avanzi non riutilizzati e alimenti scaduti o andati male, per uno spreco procapite di 117 euro l’anno.

Eppure, gia’ oggi quasi 1 miliardo di euro di cibo viene recuperato; l’obiettivo e’ ora recuperarne altri 6 miliardi, per portare questi alimenti sulla tavola di chi non ne ha a sufficienza. A dirlo e’ l’indagine ‘Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità‘ realizzata da Fondazione per la Sussidiarieta’ e Politecnico di Milano in collaborazione con Nielsen Italia. Secondo gli esperti, la ragione principale di tutto questo spreco e’ ‘il disallineamento tra domanda e offerta e la non conformita’ del prodotto a standard di mercato’. Questo e’ vero soprattutto a livello domestico, anche se nell’insieme ‘le imprese della filiera generano piu’ eccedenza delle famiglie’.

Ad oggi, gran parte dell’eccedenza alimentare ‘non viene recuperata per il consumo umano. Solo una piccola parte, poco piu’ del 6%, e’ donata alle cosiddette ‘banche del cibo’ e ad enti caritativi’. Lo spreco di cibo in Italia e’ pari a 5,5 milioni di tonnellate/anno, ossia il 92,5% dell’eccedenza e il 16% dei consumi.

 
Eppure, spiega Alessandro Perego, docente di logistica al Politecnico di Milano e curatore della ricerca, ‘quasi il 50% delle eccedenze generate nella filiera agroalimentare e’ recuperabile per l’alimentazione umana con relativa facilita’, se lo si vuole realmente fare. Certo, occorre un gioco di squadra in cui tutte le aziende della filiera collaborano, in un contesto normativo che tenda a garantire la qualita’ senza creare inutile burocrazia’.
 
Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *