NordEst

Acc Mel. A Lamon 50 famiglie a rischio, Il 12/1 vertice a Fonzaso

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Su Lamon grava il peso della crisi – La crisi dell’Acc di Mel potrebbe colpire ben 50 lamonesi. Tante, sono infatti le famiglie costrette a fare i conti con le difficoltà in cui versa lo stabilimento. Dopo il caso Marangoni, il Bellunese sconta pesantemente la sua crisi. Una situazione che pesa notevolmente sulle famiglie della zona.
C’è preoccupazione in MunIcipio dove si stanno valutando le  misure da adottare.

"Una situazione molto dura – secondo il sindaco di Lamon, Vania Malacarne – c’è molta preoccupazione per i 50 concittadini che lavorano nello stabilimento di Mel dell’Acc. Ci sono famiglie in cui entrambi i coniugi sono dipendenti dell’ex Zanussi e hanno magari un mutuo da pagare. Cinquanta persone su 3mila rappresentano una percentuale veramente molto alta".

  • In Breve:

Fonzaso (Bl)/Industrie a Fonzaso – Il 12 gennaio a Fonzaso vertice per riprogettare il futuro del Consorzio per l’industrializzazione della Vallata del Cismon. All’incontro del prossimo 12 gennaio alle 20.30, nella sala comunale di piazza I novembre, si discuterà della zona industriale Fenadora e della crisi che coinvolge le aziende. Ci saranno i rappresentanti di Fonzaso, Sovramonte e Lamon. L’obiettivo è quello di ascoltare dalle voci degli imprenditori e delle associazioni di categoria le difficoltà e gli eventuali suggerimenti per uscire dalla crisi.


Nei giorni scorsi il ministro tra gli operai a Mel –
Fine anno del ministro del welfare Maurizio Sacconi in una fabbrica di Mel, in provincia di Belluno, l’Acc, presidiata da centinaia di addetti dopo l’annuncio del ricorso alla mobilita’ per 200 operai. Assicurando sull’alternativa della cassa integrazione in deroga, Sacconi ha detto a Mel di voler idealmente rivolgersi a tutti i lavoratori che si trovano nelle stesse condizioni per garantire che il governo ha risorse adeguate per gli ammortizzatori sociali. ‘Riusciremo, d’intesa con la Regione, ed il supporto anche della provincia di Belluno, a prorogare gli ammortizzatori sociali, attraverso probabilmente la formula cosiddetta ‘in deroga’ – ha detto Sacconi, parlando alle tute blu e ai sindacalisti, riuniti nel presidio davanti all’ingresso dello stabilimento, presenti anche numerosi amministratori pubblici, compreso il presidente della Provincia Giampaolo Bottacin -. La nostra direzione centrale e’ gia’ in contatto con l’azienda per trasformare la mobilita’ in continuita’ del rapporto di lavoro, sostenuta appunto dalla cassa integrazione.

Insistiamo, comunque, per avere garanzie sul futuro di questo stabilimento e quindi chiediamo un piano industriale credibile, affinche’ nel territorio bellunese rimangano radicate anche funzioni di progettazione, non solo di produzione’. Sacconi ha poi aggiunto di voler cogliere l’occasione per ‘rassicurare tutti i lavoratori che vivono questa stessa condizione di incertezza circa il proprio futuro reddituale ed occupazionale: il governo ha risorse adeguate per gli ammortizzatori sociali’.

Sacconi rassicura Acc e Marangoni – "Nessun licenziamento all’Acc di Mel. Alla Marangoni di Feltre via libera al secondo anno di cassa straordinaria", sono le parole fiduciose del ministro del welfare Maurizio Sacconi al presidente della Provincia Gianpaolo Bottacin e all’assessore Stefano De Gan durante un incontro a Cortina.
     
Verso lo sciopero –
Soddisfazione dunque per la provincia di Belluno ma soprattutto per gli operai. Sacconi è già in contatto con Acc per l’avvio della cassa in deroga e la "messa al bando", quindi, della mobilità. Il ministro ha confermato inoltre per la Marangoni di Feltre, il secondo anno di Cigs. I lavoratori, trascorreranno comunque il loro Capodanno in fabbrica e presidieranno poi lo stabilimento. Il 4 gennaio è previsto invece uno sciopero.

La lettera dell’Anci VenetoLa problematica dell’occupazione bellunese è al centro dell’attenzione della lettera inviata in questi giorni alle istituzioni competenti: dai ministri ai parlamentari. "Intaccare lo stabilimento di Mel ex Zanussi, che ai tempi d’oro occupava circa 1800 lavoratori (ora ridotti a 680) – secondo il delegato Anci Gino Pante – significa dare un colpo significativo all’intera struttura industriale – occupazionale della  provincia di Belluno.

Vero è che la situazione non investe solo questi territori ma è anche  vero che i lavoratori bellunesi non hanno di certo altre possibilità di impiego lavorativo se non spostandosi verso altre province confinanti, dove le possibilità occupazionali sono probabilmente superiori. Questo però – conclude Pante – comporterebbe una pendolarità insostenibile".

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