NordEst

OGM: scoperti campi di mais transgenico a Pordenone

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"Greenpeace ha scoperto in pochi giorni quello che le autorità avrebbero dovuto dire da tempo, rivelando la fonte della contaminazione transgenica. Siamo di fronte a un atto assolutamente irresponsabile oltre che illegale", ha denunciato Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace. Il campo sottoposto ad analisi da Greenpeace che è risultato transgenico si trova nel comune di Fanna (Pordenone). La sua semina viola la normativa in materia che prevede il rilascio di una specifica autorizzazione per la semina del mais Ogm, inoltre il mais in questione, brevettato dalla statunitense Monsanto, è stato bandito in diversi paesi europei in nome del principio di precauzione.
Il comunicato di Green peace aggiunge anche che "attualmente le piante sono completamente fiorite e che da giorni stanno disseminando il proprio polline sui campi adiacenti".
Gli attivisti del movimento ambientalista accusano le autorità competenti di non essersi attivate a tempo debito e richiedono l’immediato intervento della Procura di Pordenone ma anche del ministro dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, e del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo.
 
Alcuni mesi fa il ministro Galan aveva chiesto di sospendere la semina di protesta di mais geneticamente modificato organizzata da un gruppo di agricoltori del Nord-Est, favorevoli alle biotecnologie, per protestare contro un decreto del precedente titolare del dicastero, Luca Zaia. Lo scorso 25 aprile infatti il leader del Movimento Movimento Libertario, Giorgio Fidenato, aveva dichiarato di aver piantato 5 semi di mais ogm come segno di disobbedienza civile contro il decreto Zaia. Fidenato, però, non aveva reso noto il terreno di Pordenone in cui si trovavano le piante.
Tuttavia, secondo Legambiente quella di Fanna non è una semina sperimentale di mais ogm (Monsanto, per la precisione), bensì una vera e propria semina intensiva su almeno 4 ettari di terreno agricolo:
Per questo avanzano il sospetto che gli attivisti del Movimento Libertario non si siano limitati a un’azione simbolica.
 
Il decreto Zaia era già stato già oggetto di ricorso da parte dell’associazione pro-OGM Futuragra, il cui ricorso era stato accolto dalla Suprema Corte lo scorso gennaio, con la motivazione che il ministero delle Politiche Agricole deve dare corso ai procedimenti di autorizzazione alla coltivazione di mais biotech già autorizzato a livello Ue (il Mon 810) senza attendere i piani regionali di coesistenza delle colture.
 
La “Task Force per un’Italia Libera da Ogm”, che intende porre davanti alla prefettura un “presidio di legalità” che continuerà ad oltranza fino a quando non saranno attuate le azioni previste dalla legge, comprende oltre a Legambiente anche  Acli, Adoc, Adusbef, Aiab, Amab, Campagna Amica, Cia, Città del Vino, CNA Alimentare, Codacons, Coldiretti, Crocevia, Fai, Federconsumatori, Federparchi, Focsiv, Fondazione Univerde, Greenaccord, Lega Pesca, Legacoop Agroalimentare, Movimento difesa del cittadino, Slow Food Italia, Unci, Vas e WWF.
In particolare Legambiente presenterà oggi alla Prefettura di Pordenone la richiesta che i campi di mais ogm seminati dal Movimento Libertario e da Agricoltori Federati a Fanna vengano distrutti, in quanto "il provvedimento di sequestro di un campo di mais non è sufficiente. Infatti non consente di prevenire la disseminazione di polline e quindi non esercita un’azione conservativa. La tardiva acquisizione della perizia crea di per se stessa la condizione dell’inquinamento". 
Il prossimo passo della Task Force sarà di chiedere al ministro di grazia e giustizia Angiolino Alfano un provvedimento disciplinare per ovviare a un danno che avrà impatto sull’ambiente, sulla fauna selvatica, su altri ambiti agricoli e che non si potrà limitare ai confini amministrativi dei comuni o della regione coinvolta. 
 
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