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Bollywood a Trieste con ‘Babylon Sisters’

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Un film incentrato su un gruppo di famiglie di immigrati alle prese, insieme ad un condomino italiano, con uno sfratto collettivo

Babylon sisters

NordEst  – Dai doc di guerra all’esordio nel lungometraggio di finzione, passando attraverso la realizzazione di videoclip musicali, anche per i rocker del Medio Oriente. E’ l’insolito percorso che ha portato Gigi Roccati da documentari come ‘La strada per Kabul’ (2010) alla lavorazione, in corso a Trieste, di ‘Babylon Sisters’, liberamente ispirato al romanzo ‘Amiche per la pelle’ della scrittrice indiana, ma triestina d’adozione, Laila Wadia. Un film incentrato su un gruppo di famiglie di immigrati alle prese, insieme ad un condomino italiano, con uno sfratto collettivo. Una situazione dalla quale tutti usciranno grazie al fascino delle coreografie di Bollywood. “Come documentarista mi sentivo un esploratore di storie vere, con la missione precisa di riportare quanto vedevo. Con questo film mi sento finalmente libero di fare quello per cui mi sono preparato, da quando studiavo alla London Film School di Mike Leigh”, spiega Roccati (torinese classe 1979) all’AdnKronos.

‘Babylon Sisters’ ha il suo cuore narrativo in una palazzina fatiscente nella periferia portuale di Trieste dove vivono quattro famiglie di immigrati sotto sfratto (indiani, cinesi, croati e turchi) e un unico italiano, il professor Leone, un vecchio burbero e apparentemente razzista, determinato a non lasciare la propria casa, che odia tutti e per primi i suoi colorati condomini.

Saranno le donne della palazzina a unirsi per salvare il destino delle proprie famiglie, aprendo una scuola di ballo nel quartiere popolare di Ponziana. Protagonista del film è la famiglia Kumar arrivata a Trieste da Milano con la speranza di un lavoro fisso: la madre Shanti (Nav Ghotra), la figlia Kamla (Amber Dutta, piccola star di Italia’s Got Talent 2015) e Ashok (Rahul Dutta, padre di Amber anche nella realtà). La bella Shanti, casalinga e madre premurosa, presto rivela il suo dono: sa cantare e ballare come una stella di Bollywood e la scoperta di questa sua dote da parte delle sue nuove amiche, Bocciolo di Rosa, Marinka e Lule sarà la chiave di volta per dare vita a un riscatto personale, famigliare e collettivo, mentre la piccola Kamla riuscirà a sciogliere il cuore di ghiaccio del professore, interpretato da Renato Carpentieri.

“L’idea è mixare realtà e finzione, come nel cast dove agli attori di professione si affiancano interpreti non professionisti e spesso i primi fanno fatica a star dietro ai secondi che dominano la scena con la forza che ricavano dall’interpretare essenzialmente se stessi -dice il regista- Molte scene nello script sono solo abbozzate, poi hanno preso vita mentre giravamo”. Le riprese termineranno fra circa una settimana poi inizierà il montaggio, “ma il montatore ci ha seguiti fin dall’iniziio e ogni giorno visiono i premontati quindi -pronostica Roccati- i tempi saranno brevi”. L’ambizione di regista e produttori, la Tico Film di Gino e Sarah Pennacchi e la croata Antitalent, è di riuscire a portare il film alla prossima Berlinale.

Nel cast figurano il musicista Peppe Voltarelli, nel ruolo del turco Besim, ed a lui è affidata anche la composizione di una colonna sonora ricca di collaborazioni e dalla quale il regista vuole trarre tre videoclip, Lucia Mascino che interpreta l’attivista Laura che aiuta le donne a rivendicare i propri diritti e ad aprire la scuola, Lorenzo Aquaviva nel ruolo di un padrone di casa senza scrupoli e, tra le ‘Sisters’, la cantante Yasemin Sannino e la star croata Nives Ivanković. Nel film musica e danze in stile Bollywood hanno il compito di coinvolgere e trascinare partecipanti e spettatori verso la consapevolezza che nelle emozioni tutti sono uguali, come sottolinea il regista: “Pur non trascurando le difficoltà linguistiche, culturali che hanno i protagonisti immigrati, ‘Babylon Sisters’ non parte degli stereotipi ma dalla quotidianità, non è un film sull’integrazione ma sul fatto che nelle difficoltà e nella gioia siamo davvero tutti uguali. Io ho vissuto per cinque anni a Beirut, dove realizzavo videoclip per la scena rock del Medio Oriente, e ho imparato che non si è mai davvero stranieri, in nessun luogo”.

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