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Vittime del Covid in Trentino: la comunità vicina a chi ha sofferto

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Un momento importante per ricordare chi non c’è più e i giorni più terribili della pandemia, che ha colpito pesantemente il Trentino e ha privato la comunità, tra gli altri, di tanti suoi anziani

Trento – Il vescovo Lauro Tisi ha preso parte, venerdì sera, al momento di commemorazione per i defunti a causa del Covid-19, svoltosi al cimitero monumentale di Trento. “La falze a tondo, a tondo”, questo il nome della serata ideata da Renzo Fracalossi, riprendendo quanto si può trovare scritto sulla danza macabra a Pinzolo e Clusone, ha visto la riproposizione di brani, letture, canti e musica: dall’alto medievale Laudario da Cortona (seconda metà del XIII secolo) alle didascalie delle Danze macabre che affrescano le chiese cimiteriali di Pinzolo e Carisolo.

Dal canto funebre degli indiani Navajos ai versi di Pablo Neruda e Yatzach Katznelson nel canto del popolo ebraico massacrato, dai brani eseguiti dal coro della Sat al Cantico dei Cantici, tolto dalla Torah, dal Dies Irae, in una rielaborazione per coro e violoncelli curata da Marina Giovannini (che ha curato anche la composizione Ruth Wohl, eseguita dal coro Filarmonico Trentino diretto dal maestro Sandro Filippi che ha proposto anche il Requiem di Giacomo Puccini). Sotto il colonnato del cimitero monumentale di Trento si è esibito anche il coro polifonico Vox Cordis di Fornace, diretto dal maestro Mauro Cristelli, ed il gruppo degli Ottoni del Conservatorio di Bolzano.

Una serata per omaggiare, e soprattutto ricordare, i tanti morti che anche il Trentino ha pianto nei mesi di pandemia, soprattutto quelli che se ne sono andati senza il conforto della presenza delle loro famiglie, separati dall’invisibile ma micidiale virus.

“È stato un momento altissimo di umanità -ha ricordato don Lauro- al di là che una persona sia credente o meno. Ho visto partecipazione intensissima perché questo luogo parla a tutti, qui sono conservate le spoglie dei nostri cari e qui abbiamo presente e viva la vita di uomini e donne che hanno amato, sofferto, hanno cercato il volto degli altri. Qui non sono custoditi morti, qui ogni tomba è la custodia di un patrimonio grandissimo, cioè quello che riesce solo all’uomo: la vita che si fa regalo per gli altri, condotta per gli altri. Ogni tomba qui custodisce uomini e donne che hanno compiuto l’opera più grande che si può fare: mettere a disposizione la propria vita. Impediamo all’odio di prendere il sopravvento, ognuno diventi dono per gli altri”.

Il vescovo, concludendo il suo ricordo, ha invitato poi ad un momento di silenzio di commemorazione per tutti i defunti, senza distinzioni di fede, recitando infine il Padre Nostro. Alla commemorazione erano presenti anche il presidente Maurizio Fugatti ed il sindaco di Trento, Franco Ianeselli.

Coloro che hanno costruito il territorio, l’autonomia trentina, in periodi come il dopoguerra. Ma è anche l’occasione per ricordare come la comunità ha reagito, in quelle fasi drammatiche e nelle sue componenti in prima linea. I sanitari, i lavoratori dei supermercati e dei servizi indispensabili. I familiari che non potevano visitare i parenti in ospedale e i bambini separati dai nonni. Con la consapevolezza, ancora più viva oggi, per tutti, di essere parte di una comunità che riesce a raccogliersi e ad avere dei grandi messaggi di solidarietà, vicinanza e fiducia verso il futuro. Così il presidente della Provincia autonoma di Trento è intervenuto al cimitero monumentale di Trento durante la riflessione dedicata a tutti i trentini scomparsi a causa della pandemia da Covid-19.

Il tributo, che ha visto la presenza dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi e del sindaco di Trento, è stato promosso dal Club Armonia di Trento. Per l’occasione il Club ha allestito “il recital per cori e strumenti e voci narranti”, con la partecipazione di diversi cori trentini e musicisti, intitolato “La falze a tondo, a tondo”. Proprio la morte, figurata e purtroppo concreta, che ha strappato tanti “nostri concittadini nel gorgo della pandemia”. Per loro, i loro familiari e la comunità tutta il ricordo collettivo che diventa uno sguardo, consapevole e positivo, al futuro.


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