NordEst

Venezia, piace Gipi. Delirio per ‘Killer Joe’

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Nel paese di Luca Bertacci s’incontra brutta gente, meschina, malvagia, gretta nell’arraffare, nell’imbrogliare l’altro, nel vivere senza scrupoli e si attendono gli extraterrestri, un arrivo annunciato che terrorizza e libera al tempo stesso. "Se aspetti che la soluzione arrivi dal cielo non stai molto bene, però è anche positivo che ti auguri un cambiamento", dice Gian Alfonso Pacinotti, Gipi, il vignettista toscano che esordisce con L’ultimo terrestre ed è in gara oggi alla Mostra del cinema di Venezia. L’Italia cinica, senza speranza e amorale che si vede nel film non è affatto diversa da quella attuale. "Se uno è capace di scordare solo il giorno dopo la notizia di uno sbarco clandestino dove si sono salvate solo due persone su 80, extracomunitari che morivano di fame e di sete, che ne parliamo a fare", dice il regista. E aggiunge: "A salvarci saranno gli alieni? Se il desiderio di cambiamento deve arrivarci da un evento mistico è una cosa spaventosa". Tranne alcuni dei protagonisti, il principale Luca (l’ottimo Gabriele Spinelli), la dolce Anna (Anna Bellato), il sensibile trans Roberta (il camaleontico Luca Marinelli), la gran parte dei personaggi sono dipinti come cattivi.
 
"Li ho fatti molto brutti, delle vere macchiette terribili, ho contravvenuto alla regola di Truffaut che raccomandava di non farli a senso unico, ma – dice Gipi – se guardo alla classe dirigente italiana ne vedo tante di queste macchiette e penso che Truffaut non aveva visto l’Italia del 2011". Gipi arriva in gara a Venezia il giorno dopo il caso dei fischi alla Comencini, ma con fare diretto l’autore toscano prestato momentaneamente al cinema ("questo lavoro per me è chiuso qui"), dice: "sono due film diversi e comunque io non ho paura".
 
Il film "é leggero e buffo , il comico si mescola al dramma sempre, come nella vita". Alla prima stampa l’accoglienza è stata positiva, con qualche applauso. L’approdo di Pacinotti al cinema, prodotto da Fandango in collaborazione con Rai Cinema e Regione Toscana, in sala in 50 copie da domani, sembra naturale. "Ho solo letto un libro bellissimo, il romanzo a fumetti.

Nessuno mi farà del male di Giacomo Monti, e ho pensato fosse una buona storia da raccontare". Un film quasi fatto in casa. L’ambientazione è legata ai luoghi "in cui vivo – dice l’autore pisano – ad esempio il mobilificio che si vede in apertura è quello dove io ho tentato di comprare il divano di casa mia, mentre il bingo dove lavora Luca è a soli 500 metri da casa mia".

Lo stesso bravo protagonista è un suo amico, "abitiamo vicini – dice Gabriele Spinelli – ci siamo conosciuti quando facevamo i cortometraggi ‘imbecilli’ di Santa Maria Video, mi piaceva la sua ironia, poi ci siamo ritrovati per questo film, pensavo gli servissi come tencico invece mi ha scelto come protagonista e io ho accettato pensando di fare un lavoro in amicizia e in un clima di affettività". Luca Bertacci "é un personaggio particolare – dice l’attore – l’ho interpretato con una recitazione minimale, per evitare errori".

 
FAMIGLIA CATTIVA CON CENERENTOLA DI FREIDKIN 
Non c’é niente da dire ‘Killer Joe’, commedia dark firmata da William Friedkin (L’esorcista, Il braccio violento della legge), piombata al Lido stamani tra applausi e wow, mette in scena una delle famiglie più violente e senza etica mai viste al cinema con al centro una fragile Cenerentola frullata nel sangue che la circonda.

Tratta dalla piece di Tracy Letts, drammaturgo premio Pulitzer, e ispirata a uno storia vera successa in Florida, racconta tra sangue e teste spaccate come il ventiduenne Chris Smith (Emile Hirsc protagonista di ‘Into Wild’), spacciatore indebitato ingaggi uno spietato sicario Killer Joe (Mattew McConaughey) per uccidere sua madre, a sua volta cocainomane, ed incassare l’assicurazione.

Chris d’accordo con il padre Ansel (Thomas Haden Church) che vive da anni con un altra donna, contatta così Killer Joe che nella vita fa il poliziotto. L’assassino di professione mostra subito grande cinismo e professionalità, ma prima di entrare in azione pretende un anticipo. Soldi che nessuno potrà dargli. Ma quando l’angelica sorella di Chris, Dottie (Juno Temple), una cenerentola nell’inferno di questa famiglia, entrerà nello sguardo e nel cuore di Killer Joe, tutto si risolve.

Senza troppi problemi la chiederà in pegno fino ad avvenuto pagamento. Tra la tanta violenza e sesso del film che non a caso ha come sottotitolo (Murder never tasted so good), anche una scena che è già cult al Lido, ovvero quella che vede Killer Joe costringere una donna a fare sesso orale con una coscia di pollo posizionata all’inguine dell’uomo.

 
"Vedo il mondo proprio come lo vede Tracy – dice il regista in una conferenza stampa in cui fa più di uno show -, la pensiamo allo stesso modo sulla natura umana e sulla sua potenziale cattiveria, ma di questo lavoro non ho alcun merito sono come un direttore d’orchestra che dirige il lavoro di un altro". Il regista poi cita Fellini:"quando mi hanno presentato Fellini, mi sono sentito come un suo apostolo. Ci ha cucinato una pastasciutta orrenda che poi si è rivelata la migliore della mia vita. E adesso voglio leggervi qualcosa, "chiedo scusa a Fellini, Rondi, Mastroianni" dice poi mettendosi a leggere una critica d’epoca su Otto e 1/2 che stigmatizza il film, mancante di premesse filosofiche, gratuito, e il cinema un’arte. L’umorismo nero? "Era nella piece. Non è il tipo di divertimento che offrono Totò, Benigni o i fratelli Marx, ma più simile a quelli che suscitano spesso i discorsi dei politici americani quando parlano del destino dell’America". Infine, dice Emile Hirsh (Into to the Wild), sul suo personaggio:"Ultimamente ho studiato Amleto. Questo mi ha aiutato a interpretare il personaggio di Chris che è molto conflittuale". E ancora da Fredkin in chiusura tanti complimenti ai registi italiani e allo stesso presidente di giuria Aronofski: "guardo in continuazione i film di Welles, Fellini, Antonioni e non mi reputo degno nemmeno di allacciargli le scarpe, ma mi hanno sempre ispirato. Oggi, però, la tecnologia permette a ogni regista di realizzare i suoi sogni. Noi dovevamo costruire ogni scena d’azione manualmente, mentre oggi si può utilizzare il computer, e questo viene fatto benissimo, mai come in questi anni. Penso ai film di Paul Greengrass. Mi piace Darren Aronofsky ma – dice ridendo – non posso dirlo perché qualcuno dirà che così sto cercando di conquistarmi il suo voto".
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