NordEst

Unindustria TrevisoVenezia, Galan sollecita il NordEst

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La crisi si allontana? – Nel 2009 i principali mercati tradizionali clienti del made in Italy hanno sofferto la maggiore contrazione della spesa delle famiglie dal secondo dopoguerra a oggi. Da alcuni mesi, tuttavia, la crisi dei consumi inizia a svelare nuovi scenari. Le situazioni più critiche – scrivono gli industriali di Trveiso e Venezia – paiono in via di superamento e l’anno nuovo si annuncia più favorevole se confrontato con il difficile 2009. Siamo in presenza di segnali di ripresa che non modificano un’ormai radicata convinzione: saranno necessari anni per recuperare i volumi di vendita del 2007.

Le imprese dovranno misurarsi con questa “arrampicata” inseguendo dei consumatori in rapida evoluzione. Clienti sempre più sensibili al prezzo, sempre più attenti e informati e dunque alla ricerca di contenuti e di valore.
Quali sono le prospettive per il mercato italiano e per quello europeo nel 2010? Come reagiscono i consumatori americani ancora così fortemente indebitati? Quanto possono essere interessanti e praticabili i grandi mercati asiatici già in piena ripresa? Questi i temi su cui si sono interrogati gli industriali del Nordest.
Programma.pdfFinmeccanica.pdf

L’intervento di Galan –
"L’immagine del pianeta Terra, che è il “segno” che contraddistingue il messaggio con il quale l’Unione degli Industriali di TrevisoVenezia ci ha chiamati a partecipare a questo incontro sulle “Prospettive dei mercati mondiali 2010”, è un’immagine che, mi sembra, intende trasmettere l’idea di mutazioni, o meglio, di mutamenti in corso.

Mi chiedo. Si tratta forse di mutamenti successivi a una qualche catastrofe, visto che il globo terrestre ci appare come un mosaico abbastanza scomposto? Oppure siamo alla vigilia di una nuova ricomposizione, in grado di riportare il nostro globo al di là e al di fuori dei disordini e della impassibile casualità in cui ricadono sempre la storia e l’esistenza degli uomini? Non so se ho frainteso il senso del messaggio, ma chi mi conosce sa che, istintivamente, sono portato a farmi prendere dalla complessità dei problemi piuttosto che da una piatta e immobile realtà.

E’ vero, la storia sembra a volte procedere secondo impassibili e tragiche casualità. Una di queste, pochi giorni fa, ha sbriciolato la terra e la vita degli uomini nell’apocalittica isola di Haiti, alla cui gente, ai suoi terribili dolori e lutti desidero giunga la forza e il sentimento della solidarietà del Veneto, che  sempre sa esprimere dinnanzi a simili tragedie, un senso di immensa e illimitata solidarietà. Ma ora vorrei dirvi perché sono qui. Sono qui per ringraziare tutti coloro che in questi anni, vissuti da Presidente della Regione, si sono opposti, hanno cioè cercato di impedire i tanti cambiamenti che, da Presidente della Regione, ho proposto ed ho ottenuto.

In questi anni ho imparato che non è vero che un “sistema”, un qualunque “sistema”, sia questi un sistema politico piuttosto che economico, “funzioni al meglio quando più scorre liscio”. Ci sono filosofi che dicono: “la potenza vuole la difficoltà.” E’ giusto. Se non avessimo avuto contro le enormi difficoltà ereditate dalla storia e da troppa cattiva politica, non ce l’avremmo fatta a far funzionare al meglio il “sistema Veneto”.

In questi anni ho imparato che per un politico – ma lo stesso vale per un qualunque imprenditore o professionista o semplice lavoratore – difendere il proprio orticello, difenderlo con quella caparbietà che gli impedisce poi di alzare lo sguardo al di sopra del suo specifico problema, rappresenta un errore grave, nonché un pericolo fatale. Sì, un pericolo causato dal rifiuto ad applicare regole nuove. Ed è contro simili rifiuti, contro simili caparbietà, simili resistenze, che quasi sempre nascondono inerzie personali se non di gruppo o di casta, che ho indirizzato la mia azione di governo.

Ma è proprio l’ostinazione nel rifiutarsi al cambiamento, la resistenza a non voler affrontare e risolvere i problemi, che paradossalmente hanno reso possibili le grandi trasformazioni conosciute dal Veneto in questi ultimi 15 anni.
Ecco perché ringrazio per davvero gli uomini e le cose che, nell’opporsi ai nostri progetti di cambiamento, ci hanno reso più forti. Reso più forti noi alla guida delle istituzioni della politica e voi perché resi capaci di imporre e difendere la vostra leadership in campo economico.

E’ venuto il momento però di confessare una mia debolezza. Non mi sono opposto a sufficienza a tutti quegli amici, a cominciare da Alessandro Vardanega, che hanno talmente insistito affinché io fossi qui questa mattina, da costringermi a rinunciare ad una magnifica giornata di caccia…Non è stato bello quello che avete fatto, ma vi voglio bene lo stesso.

In fondo, siamo tutti qui proprio per poter andare a “caccia”, in un certo senso, dei mercati mondiali.
Di quali e quante tessere è composto il mosaico con cui la Regione ha favorito la trasformazione delle diverse realtà che compongono il nostro territorio? Una trasformazione che ha accompagnato e favorito un modello economico che ancora vent’anni fa era giudicato marginale, debole, sospeso tra lo statalismo o assistenzialismo di Stato, di cui è vissuta e poi morta Porto Marghera, e il “piccolo mondo” del fai da te, delle microimprese, dell’operaio che caparbiamente si trasforma in imprenditore.

E’ da lì che siamo partiti e per quanto mi riguarda lo abbiamo fatto puntando a dare infrastrutture al territorio, all’ambiente; sostenendo l’internazionalizzazione e lo sviluppo economico; pensando a tutelare e a garantire diritti e assistenza alla persona, alla famiglia. Vorrei parlarvi della decisione che ieri il Cipe ha preso, approvando il progetto preliminare dell’Autostrada Nogara Mare, 92 chilometri che di fatto metteranno in rete i collegamenti viari tra Cremona, Mantova e il Sud della nostra regione. Un Sud che, quando sarà realizzata la Nuova Romea tra Mestre e Cesena, si troverà ad essere polo centrale di flussi economici e turistici imponenti.
Ovviamente, ci saranno gli oppositori, si mobiliteranno i contrari, i comitati di coloro che proporranno diversi tracciati. Li ringrazio fin d’ora, perché, come ho detto, è anche per merito loro se siamo diventati più forti, più esperti, più capaci di superare tutti quelli ostacoli che si sono frapposti alla realizzazione del Passante di Mestre, del Sistema Mose per la salvezza di Venezia, del Rigassificatore di Portoviro, del Sistema delle Tangenziali venete.

Per la verità, simili oppositori si trovano soprattutto a sinistra, ma non solo, e leggo che ricominciano i guai nell’estremo Ovest contro la Tav. Intanto, qui da noi, tutto procede allo scopo di aprire a breve i cantieri della Pedemontana veneta, mentre restano pesanti gli interrogativi sul futuro della Tav tra Verona Venezia e Trieste.
Il Veneto, a differenza del titolo di un celebre e recente film, “è un paese per vecchi”. Ricercatori e sociologi dicono che nel prossimo decennio gli ultra 90enni raddoppieranno nel Nordest, passando da 57 mila a 116 mila, tanto da chiedersi se è meglio aumentare i pensionati o è meglio allungare l’età attiva dei vecchi?
In ogni caso, la presenza di anziani e di grandi vecchi pretende che ci siano servizi socio-sanitari sempre più efficienti e diffusi, come anche pretende questa non sempre felice longevità, che diventi indispensabile il favorire l’ingresso di stranieri, messi però nelle condizioni di integrarsi per davvero, di professionalizzarsi, diventando a tutti gli effetti i nuovi cittadini del Veneto.

Se questo, per nostra fortuna e per i nostri meriti, è diventato un buon paese per i vecchi non può che essere un buon paese anche per gli stranieri, accostamento necessario visto che la famiglia contemporanea si è profondamente trasformata. E già che ci siamo, sbarazziamoci di un luogo comune sbagliato. Non è affatto vero, almeno per il momento, che i residenti stranieri siano in maggioranza musulmani. Al 50% sono cristiani, sommando tra loro ortodossi e cattolici.

Insomma, così come aumenta la complessità sociale di conseguenza aumenta il pluralismo delle religioni. Ma ogni complessità, ogni pluralismo deve diventare l’opportunità per evolvere verso una maggiore apertura sul piano culturale, verso una maggiore capacità nel trattare la differenza e, nel contempo, nel riconoscere veramente la propria specificità. Di qui l’obbligo di porre grande attenzione ai servizi sociali, alla scuola, alla cultura, alla formazione.

Sono stati rafforzati e incrementati, in termini finanziari e di rete di offerta, i servizi a favore della prima infanzia, nidi e scuola materna, avviando il riconoscimento di forme innovative e flessibili nelle attività di supporto alla famiglia. Non credo di essere andato fuori tema, dato che se non c’è un simile contesto sociale, che si estende dalla scuola all’assistenza sanitaria, il Veneto non sarebbe in grado di offrire quei servizi e quei sostegni sul piano della solidarietà, sussidiarietà e pari opportunità, atti a fare dell’integrazione e dell’accoglienza un fattore di civiltà. E dentro a questo sviluppato grado di civiltà ci sta anche la possibilità di far giungere in

Veneto per assumerle regolarmente, tutte quelle persone che collaboreranno dall’interno dell’azienda per la conquista di nuovi mercati. Ripeto: non abbiamo pensato solo alle infrastrutture materiali, abbiamo creduto e investito nella crescita e nello sviluppo del capitale umano, considerato nella varie fasi del percorso educativo, formativo e lavorativo dell’individuo, dalla scuola fino al contesto produttivo.
Dovrei leggervi migliaia di pagine per rendervi conto di quali e quante tessere abbiamo immesso nel Veneto, che è diventato un mosaico che non ha paura del futuro.

Lo so, Obama punisce le banche e c’è chi lo accusa di populismo. Potrebbe aver torto oppure potrebbe aver ragione, ma sono convinto che, seppure ci sia da guardarsi dal naturale e pericoloso egoismo del sistema creditizio, ciò che fa la differenza in meglio è il proseguire sulla strada di sempre ulteriori balzi culturali in avanti.
E’ questo che mi ha detto un amico imprenditore, uno di quelli che nel produrre cose destinate a proteggere l’uomo, continua a investire nella ricerca e nell’innovazione, che lui chiama “compiere balzi culturali in avanti”.
Così, come a loro modo, compiono ricerca e innovazione in campo amministrativo e politico quei sindaci che trasformano le proprie città in “macchine” per riciclare, per risparmiare energia, al punto di poter abbassare o eliminare del tutto alcune tasse.

Di nuovo, già che ci siamo, debbo pur dire qualcosa sulla sciocca pigrizia amministrativa e sull’ ipocrisia politica di coloro che mobilitano la gente contro i termovalorizzatori, contro il rispetto del buonsenso e il rispetto  della scienza. E’ necessario che queste opposizioni ostili alla qualità della vita vadano sconfitte. In sintesi, il Veneto che lascio da Presidente della Regione è il Veneto degli imprenditori coraggiosi e dei Sindaci non conformisti.
Il Veneto degli imprenditori capaci di far compiere balzi in avanti sul piano culturale alle proprie aziende e quindi forti al punto di poter vincere le sfide dell’economia globalizzata.

E accanto a questo Veneto, c’è quello di tanti giovani politici e amministratori che non si limitano a coltivare il proprio orticello, ma che, nel rompere le regole, sanno guardare “oltre il giardino”, oltre i limiti del più pericoloso e ottuso localismo. Questo Veneto, tra l’altro, avrà sempre più bisogno di fare affidamento sulla cultura, su tutto ciò che può favorire e aumentare le possibilità di confrontarsi con le avanguardie creative, tecnologiche, produttive più che avanzate sugli scenari internazionali.

Il Veneto che verrà non potrà che essere il Veneto dell’innovazione continua, dei cambiamenti, di coloro che sanno di essere degli apripista, degli sperimentatori a tutto campo e questo a loro rischio e pericolo. Rischi e pericoli che a volte ti costringono a fermarti, a prendere fiato, non di sicuro a bloccarti per sempre, perché sarà talmente elevata la tensione raggiunta, sarà talmente forte il sapere accumulato, l’esperienza acquisita, che il cambiamento non potrà che esserci e dare i propri frutti. Tutto cambierà ancora e di più nel prossimo decennio, che vorremmo si concludesse con l’assegnazione a Venezia e al Veneto delle Olimpiadi, a suggello di una delle più straordinarie trasformazioni economiche, sociali e culturali vissute in Europa.

Tutto cambierà ancora e di più nella didattica, quella che sarà applicata nelle scuole fin dalle elementari, dato che ogni scuola disporrà di tecnologie più avanzate ancora di quelle già fantastiche contenute nella lavagna interattiva. Tutto cambierà ancora e di più sapendo, come mi è capitato di leggere qualche giorno fa, che lungo la storia dell’evoluzione umana non era mai  successo che così tanti cervelli si potessero connettere con così tanti altri. Siamo posti di fronte a grandiose opportunità che uniscono tra loro gli ominidi delle caverne al Sapiens high-tech. Auguri al Veneto high-tech, protagonista dei cambiamenti che attendono l’Homo Sapiens del ventunesimo secolo".

Giancarlo Galan
Presidente della Regione del Veneto

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