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Trento, Ddl antiomofobia: polemiche in Consiglio provinciale e minacce sui social  

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L’approvazione del disegno di legge contro l’omofobia divide la maggioranza politica e raccoglie polemiche e minacce anche sui social anche sui social. Il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti richiama ad ‘equilibrio e rispetto’

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Trento – Dopo l’articolo uno del ddl antiomofobia votato, è stato approvato l’emendamento di Borga, con 28 sì e un astenuto, con il quale è stato abrogato l’articolo 2 del ddl, e quindi tutti i 59 emendamenti che lo accompagnavano. L’articolo cancellato dettava le definizioni di identità di genere, orientamento sessuale, intersessualità, transessuale, transgender. Il confronto, iniziato martedì pomeriggio, è giunto al primo emendamento all’articolo tre (in tutto sono 17) che riguarda la realizzazione degli interventi della Pat e dei comuni per il contrasto all’omofobia.

Il dibattito di giovedì pomeriggio è iniziato con una serie di interventi sulle minacce denunciate in mattinata da Cia. Mattia Civico (Pd) ha espresso la solidarietà al consigliere della Civica. Ricordando però che è necessario per tutti “ripulire”, soprattutto su questi argomento, i linguaggi e le bacheche sulle pagine Facebook. Baratter (Patt) ha anche lui chiesto di abbassare i toni ma ha aggiunto che definire ”aula indegna” il Consiglio (affermazione attribuita la presidente Arcigay) sta a significare una mancanza di rispetto anche nei confronti degli elettori. Più in generale fitto è stato il confronto tra Civico, Cia, Baratter, Simoni, Borga su alcuni post e link, ritenuti offensivi e addirittura minacciosi.

Baratter, l’ideologia gender non c’entra con questo ddl

Lorenzo Baratter (Patt) ha dato inoltre atto a Kaswalder di essere stato coerente nel suo no al ddl aggiungendo che va rispettato anche il ruolo che il consigliere e presidente del Patt rappresenta nel partito. “Nessuno – ha affermato poi – ha messo in discussione gli impegni che il Patt ha preso in questa coalizione. A dimostrazione di questo sta il fatto che il primo articolo è stato votato, tranne che da Kaswalder, dai consiglieri autonomisti”.

Borga, in dichiarazione di voto, ha affermato che non si piegherà mai al pensiero unico del politicamente corretto. Mentre Viola ha attaccato la maggioranza dicendo che pochissimi consiglieri del centro sinistra hanno sostenuto questa legge pur ritenendola importante. “La maggioranza – ha chiesto – crede o no in questo ddl?”

Baratter ha ribattuto affermando che questo tema ha una grande rilevanza mediatica ma ciò non significa che sia il tema principale. “Non è una rivoluzione sui diritti umani – ha detto – ma è un ddl contro la discriminazioni sessuali. Migliaia di persone hanno firmato un ddl di iniziativa popolare alle quali bisogna dare una risposta. Va chiarito – ha detto infine – che in questa legge non si parla di unioni gay e soprattutto non si parla di ideologia gender”. Cia ha risposto che se davvero fosse una legge fondamentale per i diritti la si sarebbe approvata in pochi minuti ma si deve definire cosa significa discriminazioni che in realtà è fatto per propagare l’ideologia gender anche nella scuola attraverso associazioni. Nel testo, ha replicato Civico leggendo l’articolo 5 e l’emendamento che la maggioranza si è impegnata a votare, non si parla di associazioni ma solo di un contrasto al bullismo omofobico e si prevede che la Pat possa proporre alle scuole, senza obbligarle anche perché non lo potrebbe fare, progetti sull’educazione alla sessualità. In realtà il ddl ha detto Simoni nella sua essenza rimane quello di partenza e per questo permane il no dell’opposizione.

Condanna degli attacchi via Facebook a Cia

Dopo un’ altra interruzione di mezzora chiesta dalla minoranza il dibattito è ripreso con la presentazione di un comunicato proposto dall’opposizione, concordato con l’assessore Gilmozzi, di condanna degli attacchi portati al consigliere Claudio Cia su Facebook. Gilmozzi, in aula, ha detto che il proponente del ddl, Civico, e Zanella non hanno voluto firmare il documento (allegato) che invece è stato condiviso dal resto della maggioranza. Borga ha affermato che dal testo è stato tolto il riferimento all’associazione alla quale appartiene chi ha fatto le minacce su Facebook, ma ha detto che questo comunicato deve essere firmato solo dai consiglieri e non da estranei.

La conclusione del dibattito

Sul primo emendamento all’articolo tre è intervenuta Donata Borgonovo Re (Pd) ricordando che la ministra Giannini quando ha parlato di “truffa culturale” riferendosi alle divagazioni che su questo tema si stanno facendo anche a livello nazionale. Lo stesso Presidente della Repubblica, ha ricordato ancora, ha avuto parole chiare a favore di chi si batte contro le discriminazioni di tipo sessuale. Menzionando gli atti di bullismo omofobo che, in alcuni casi, hanno spinto ragazzi al suicidio. Civico, infine, ha affermato che chi ha avuto la pazienza di sentire gli interventi della maggioranza e il comma uno dell’articolo uno capirà che l’obiettivo di questa legge è il contrasto alle discriminazioni. Principi che hanno detto tutti di condividere ma che poi non hanno votato.

Non è vero che questa maggioranza vuole imporre alla scuola libri e libretti perché la scuola è autonoma. Esiste l’autonomia scolastica con le sue rappresentanze che comprendono anche, e in primo piano, la famiglia. Non poter esprimere il proprio orientamento sessuale e quindi affettivo, ha concluso, è una violenza che va superata. Opportuno il richiamo al ministro Giannini, ha detto Borga, perché non c’è mai stato un ministro che ha minacciato di querelare chi la pensa in modo diverso. E ha ribadito che prima di insegnare che, come si afferma in libri come quelli distribuiti negli asili a Venezia e bloccati dal sindaco, da due pinguini maschi nasce un pinguino lo si deve chiedere ai genitori che sono preoccupati per questo. Civettini, chiudendo, ha detto che la minoranza è sempre pronta affrontare questo tema in qualsiasi momento.

Baratter ha concluso che anche nel vicino Tirolo cattolico è stata approvata antidiscriminazione anche per orientamento sessuale, così come nei maggiori paesi europei e in alcuni lander tedeschi. Alessio Manica (Pd) ha detto che l’opposizione ha descritto scenari apocalittici che questa ddl non contiene. Gli episodi aberranti descritti, ha detto inoltre, sono avvenuti in regioni, come il Veneto, dove una legge come questa non c’è. Comunque, in generale, ha detto che anche se ci fosse una sola persona discriminata questo legge avrebbe ragione di essere. Questa maggioranza, ha concluso, andrà avanti serenamente con questa legge nella quale non c’è nulla di quello che è stato descritto.

Avanti anche perché, ha detto ancora Manica, c’è una proposta popolare e perché questo territorio, se non passasse, rischierebbe di essere un esempio negativo. “Non voglio – ha continuato – che questo mio Trentino venga additato come una terra che non sa esprimere una norma contro le discriminazioni”. Il capogruppo Pd, infine, ha ringraziato la maggioranza per la compattezza. Viola ha detto che la Costituzione è chiara sulle discriminazioni e allora, ha chiesto, perché dire allora che se non c’è questa legge non ci sono più garanzie.​

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