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Trapianto di mini-cuore bionico, prima mondiale a Padova

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Pesa solo 200 grammi ed è stato disegnato su misura per trovare spazio anche nel torace di giovani e donne

cuore trapianto

NordEst – Sbarca in Italia il mini-cuore bionico made in Usa ‘CardioWest 50 cc’: il dispositivo, un cuore artificiale totale, è stato impiantato per la prima volta a Padova in un giovane 26enne che 12 anni fa era già stato sottoposto a un trapianto tradizionale, ma che a causa delle terapie anti-rigetto si è ammalato di un grave linfoma .

Le terapie anti-cancro avevano danneggiato in modo irreversibile l’organo ricevuto da adolescente, che ora è stato sostituito con il nuovo device restituendo una nuova vita al ragazzo. “E’ in buone condizioni di salute, è stato dimesso ed è completamente guarito dal linfoma”, esultano i medici.

L’intervento, il numero 1 nel nostro Paese e il primo al mondo in un giovane già trapiantato, porta la firma di Gino Gerosa, direttore di Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera-università di Padova, e dei colleghi Cosimo Guglielmi e Vincenzo Tarzia. Coadiuvati dall’équipe di anestesisti e infermieri di sala operatoria, hanno compiuto l’impresa in 11 ore.

Il Centro di cardiochirurgia dell’Ao padovana, hub regionale per il Veneto, nel 2007 è stato il primo in Italia a impiantare in pazienti adulti il cuore artificiale totale ‘CardioWest 70 cc’. Ma questo modello precedente “aveva dimensioni che non ne permettevano l’utilizzo in giovani e donne – spiega Gerosa all’AdnKronos Salute – Non tanto per il peso, comunque minimo considerando che si tratta di gusci in poliuretano, quanto per la grandezza”. Il nuovo dispositivo ha quella giusta: “Pensate a un’arancia di 50 centimetri cubi di volume”, è l’esempio scelto dal cardiochirurgo.

Proprio perché finora mancava un device a misura di giovani e donne, in passato sono stati tanti i pazienti per i quali è stato necessario studiare strade diverse dal cuore bionico, provvisorie o comunque ‘in salita’. “In un centro delle nostre dimensioni”, stima Gerosa, i malati che hanno dovuto rinunciare al cuore artificiale totale per ragioni di ‘taglia’ “erano nell’ordine di una decina all’anno”.

Si ricorreva allora agli apparecchi parziali, i cosiddetti Vad-Ventricular Assist Device che vicariano solo in parte le funzioni di pompa del cuore originario (il cuore bionico totale implica invece l’asportazione dell’organo, che viene sostituito completamente), o al trapianto classico da cadavere. “Ma nel caso di questo ragazzo”, del quale il medico non preferisce non fare il nome, “un secondo trapianto tradizionale non era possibile”.

Ecco dunque la storia a lieto fine del giovane, residente in una regione del Centro Italia. Affetto da grave insufficienza cardiaca terminale, raccontano dall’ospedale padovano, il ragazzo era stato sottoposto a trapianto di cuore quando aveva 15 anni. Godeva di buona salute e svolgeva una vita normale, dedicandosi attivamente allo studio e allo sport. Tutto bene fino all’estate scorsa, quando gli fu diagnosticato un linfoma.

Nei pazienti cardiotrapiantati, precisano gli esperti, questo tumore del sangue può presentarsi come conseguenza della terapia con farmaci immunosoppressori assunti per prevenire il rigetto d’organo. L’incidenza della possibile complicanza aumenta con il passare del tempo dal trapianto, e a 10 anni dall’intervento il linfoma colpisce nel 2% dei casi. Per il giovane ne erano passati 12. Il tumore era in fase avanzato, quindi il ragazzo è stato sottoposto a cicli chemioterapici che hanno compromesso definitivamente il cuore trapiantato. In questi casi il primo tentativo è la macchina cuore-polmone Ecmo, utilizzabile però solo per qualche settimana nella speranza di un recupero della funzione cardiaca. Che in questo caso non è avvenuto.

“A questo punto l’unica via percorribile per il paziente, che non poteva subire un nuovo trapianto di cuore umano per la neoplasia in atto – puntualizza Gerosa – era il cuore artificiale totale per giovani, che non era mai stato impiantato prima in Italia”. Effettuata la valutazione, la decisione è stata presta ed è iniziata “una folle corsa contro il tempo”.

Al giovane è stata applicata l’Ecmo per cercare di arginare lo scompenso cardiaco quasi terminale e permettere il trasferimento al Centro cardochirurgico di Padova. L’équipe veneta, allertata fin dalla partenza dell’elicottero prima e dell’ambulanza poi, si è immediatamente attivata per accogliere il ragazzo e prepararlo al delicato intervento chirurgico.

“Dopo aver espiantato il cuore trapiantato 12 anni prima, operazione particolarmente complessa vista la situazione anatomica legata al precedente trapianto cardiaco – osserva Gerosa – abbiamo inserito il nuovo cuore artificiale totale, e lo abbiamo attivato permettendo il recupero dei vari organi danneggiati. Il dispositivo è stato connesso con i grandi vasi sanguigni del torace e una consolle esterna gli fornisce l’aria capace di far muovere i diaframmi presenti all’interno del cuore artificiale, in grado di eiettare il sangue”. La consolle ha un’autonomia di 6 ore, con possibilità di ricarica direttamente da parte del paziente. Ora il giovane sta bene ed è uscito anche dal tunnel del linfoma poiché il cuore artificiale non necessita di farmaci anti-rigetto.

Il protagonista di questa storia potrà voltare pagina, ma l’intervento ridà speranza anche ad altri giovani e donne. Specie considerando che meno del 40% di chi avrebbe bisogno di un trapianto di cuore riesce a riceverlo. “Il nuovo scenario – commenta Claudio Dario, direttore generale dell’Ao padovana – si è potuto aprire grazie anche all’innovazione tecnologica di cui questa azienda si è dotata da anni. Il costo di un cuore artificiale totale si aggira intorno agli 80 mila euro”. Una vita salvata vale molto, molto di più.

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