NordEst

Tesino e il cartello delle polemiche

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"Un cartello non fa l'uomo". Come dire: le persone dovrebbero essere valutate anche per tutto il loro operato quotidiano. Questa in sintesi la riflessione più significativa e quasi pirandelliana che emerge da una serie di colloqui che volontariamente alcune persone di Castello Tesino hanno voluto rilasciare a seguito delle vicende legate al cartello esposto ai margini di una proprietà privata, nella quale si esercita l'attività di bed & breakfast, e col quale si segnalava non essere particolarmente gradita l'intrusione da parte di determinate categorie di persone. Il fatto che la casa fosse di un carabiniere aveva inasprito i toni della polemica.

Ora Romeo Ferranti è a casa, in famiglia, per un periodo di riposo. E non rilascia alcuna intervista. Con ogni probabilità le sue osservazioni le farà direttamente all'Arma che ha presumibilmente avviato delle istruttorie di chiarimento.
Ma gli abitanti del Tesino continuano a parlare della vicenda.

I commenti della popolazione  

E molti vorrebbero sottolineare la loro solidarietà. Tra i primi Romano Sordo, un autotrasportatore quarantenne, e Andrea Mezzanotte, che gestisce un nuovo campeggio in paese. Le loro sono parole "di stima e di apprezzamento per una persona corretta. Rigorosa, ma sensibile; che ha sempre svolto in modo onesto il proprio lavoro". Parole analoghe a quelle di altre persone del paese, che vorrebbero mettere in luce anche gli aspetti positivi della persona.

A volte sorprendenti: "Il suo B&B era frequentato da molti golfisti. Spesso stranieri e di diversa sensibilità. Romeo, pur essendo religioso aveva preferito togliere le immagini sacre dalle stanze per non urtare la suscettibilità di qualche ospite. Oppure" aggiungono "era sempre scrupoloso nell'indicare la presenza di carne di maiale negli affettati della prima colazione. Che faceva mettere, in particolari circostanze in un tavolo separato".

Una sensibilità che nasce da una pluridecennale esperienza di lavoro, svolta anche all'estero. Attenzione che emerge anche dalle parole di alcuni immigrati che vivono in valle. E sono quelle che più colpiscono.

Lucas Marcinkowski e Alexandra Mucha sono due giovani polacchi che lavorano come fisioterapisti nella locale casa di riposo. Sono giunti in Italia da un paio d'anni: "Abbiamo fin da subito trovato in Romeo una persona su cui poter fare affidamento e avere anche consigli" dice subito Lucas, a cui Alexandra aggiunge "una buona persona, di cuore. In polacco potrei dire mille e più cose. Ma in italiano so dire solo cose secche". Ma più che comprensibili. Anche perché nelle loro difficoltà con la lingua "Romeo è sempre stata una persona che voleva capire, voleva comunicare; uno che non si è mai dimostrato indifferente".

Anche chi preferisce l'anonimato ritiene che una persona "non possa essere definito razzista per un cartello". Stefan Panamare, di origine romena, da alcuni in Tesino, dove lavora come pizzaiolo è certo che "Romeo non era una persona senza cuore. Si è sempre dimostrato disponibile e ci aiutava dandoci consigli utili in modo da poter essere sempre in regola". In una società sempre più a tolleranza zero, non è cosa da poco. Per questo loro si sentono di assolvere l'uomo. Che resta una persona, con la sua storia ricca di curiosità, disponibilità e sensibilità.
E il cartello? Quello è bene sia stato rimosso: discriminava uomini.

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