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REPORTAGE/Red Bull New Mexico, lancio da 21.800 metri: Baumgartner supera la prova

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Alle ore 9 e 50 precise, Felix Baumgartner è atterrato con il suo paracadute nel deserto del New Mexico a circa 40 chilometri di distanza da Roswell, completando con successo il viaggio di ritorno dal bordo dello spazio grazie alla sua tuta spaziale. Solo 1 ora e 40 minuti prima, l’atleta austriaco era decollato da Roswell a b! ordo di una capsula spaziale attaccata ad un pallone riempito con elio alto 50 metri grazie al quale ha raggiunto un’altitudine di 22000 metri.

L’obiettivo di questa spedizione era quello di avvicinarsi il più possibile alla cosiddetta “Linea Armstrong” e testare in situazioni reali l’equipaggiamento. Dopo aver superato questa linea immaginaria, le leggi terrestri non valgono più. A quest’altitudine inospitale per gli uomini, i liquidi cominciano a vaporizzarsi e le temperature scendono 60 gradi Celsius sotto lo zero. Gli esseri umani non possono sopravvivere a queste condizioni se non con una tuta spaziale che li protegga dalla decompressione e dalla mancanza di ossigeno. Prima di raggiungere questa zona pericolosa, Baumgartner dovrà affrontare, molto più vicino alla terra, un’altra situazione potenzialmente mortale. Durante i primi 300 metri della sua ascesa, infatti, non ci saranno possibilità di fuga in caso di incidente poiché non ci sarebb! e tempo per uscire dalla capsula od aprire il paracadute.

L’ascesa e l’uscita dalla capsula sono andati esattamente come pianificato. Baumgartner si è lanciato verso la terra e ha raggiunto i 600 km/h, per un totale di 8 minuti di volo. Successivamente ha dichiarato che la difficoltà maggiore che ha incontrato è stato il freddo. “Potevo muovere le mani solo con difficoltà. Dovremmo lavorare ulteriormente sopra questo aspetto” ha in seguito raccontato. Inoltre, ha aggiunto l’austriaco, deve ancora abituarsi alle enormi distanze dello Spazio. “Dopo un po’ volevo aprire il paracadute, ma poi mi sono accorto che ero ancora a 50000 piedi!”.

Anche se era solo un test per la preparazione del salto da 37 chilometri, Baumgartener è già entrato nel libro dei record. E’ diventato il terzo uomo nella storia a lanciarsi da quell’altezza e sopravvivere. Gli altri due a detenere questo record sono il russo Eugene Andreev e l’americano Joseph Kittinger, entrambi lo detengono dagli anni ’60. Kittinger, una leggenda vivente di 83 anni, ha fatto da mentore nel progetto Red Bull Stratos e ha assistito al test di volo di Baumgartner dalla sala di controllo della missione, a Roswell. Kittinger fa parte di un team di 100 esperti reclutati per la missione da ogni campo scientifico, medico e aerospaziale.

Il direttore tecnico Art Thompson ha partecipato alla costruzione del bombardiere stealth e il dottor Jon Clark ha partecipato come medico a sei missioni dello Space Shuttle. Il test ha dimostrato non solo che i sistemi della capsula lavorano perfettamente, ma anche che il pallone ha funzionato come previsto, ha confermato lo s! pecialista di palloni Ed Coda. Questo “gigante delicato”, che è stato gonfiato durante la notte con 14000 metri cubi di elio, come previsto, è stato sgonfiato da terra appena sotto l’altitudine di 30 chilometri. La capsula spaziale pilotata da Baumgartner è stata distaccata dal pallone per mezzo di un congegno esplosivo pochi momenti prima che questo avvenisse. Infine, la capsula è atterrata nel deserto senza subire danni.

“Questo test è servito per motivare ulteriormente il team ad affrontare il successivo step” ha detto sorridendo Baumgartner, dopo che i due precedenti tentativi di lancio, previsti qualche giorno fa, erano stati spostati. Si prevede che le condizioni atmosferiche della prossima settimana nel deserto del New Mexico non saranno adatte al lancio di un pallone come questo a causa del forte vento. Dopo che questa stagione ventosa sarà passata, ci sarà un altro test da un’altitudine di 27000 metri prima che Baumgartner e il team provino a battere il record entro la fine dell’anno.

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