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Parliamo dei mali della società come se la società fosse altro da noi

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di Annalisa Borghese

Parliamo dei mali della società come se la società fosse altro da noi, come fosse un’entità astratta che però detta regole concrete e precise, innalza steccati e costruisce muraglioni e di qua o di là a seconda della provenienza. Una piramide dove in cima lo spazio è esiguo mentre la base è larga e dunque in cima pochi “eletti” e in basso tutti gli altri.

Chi decreta l’eleggibilità? Il portafoglio, ovviamente. Una piramide che assomiglia ad un iceberg nell’oceano dell’inconscio collettivo dove la spazzatura inquina proprio come nelle acque del nostro Pianeta.

Tanti piccoli gruppi in tante parti del mondo hanno incominciato a ripulirle. In tanti si danno da fare. Si stanno diffondendo sempre di più scelte di vita virtuose a dimostrazione che un cambiamento è possibile. Chi sta in cima all’iceberg non se ne preoccupa, dimenticando un dato di fatto che un dettaglio proprio non è: il suo destino è legato a quello di tutto l’iceberg. Ovvero di tutti gli abitanti del Pianeta e anzi del Pianeta stesso.

Se ciò in cui crediamo crea ciò che siamo, possiamo farcela. Ascoltate questo breve video (5’54”) in cui l’ecologista Pawl Hawken racconta la “moltitudine inarrestabile”. Ne parla anche nell’omonimo saggio, edito da Edizioni Ambiente nel 2009 e tuttora attualissimo.

 

Intanto potete far bollire una radice di zenzero per un quarto d’ora, poi aggiungere alcune gocce di limone e sorseggiare lentamente come ottimo digestivo.

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