Primo Piano NordEst Valsugana Tesino Primiero Vanoi Belluno

Difesa del territorio nel Primiero Vanoi, alla scoperta delle opere ‘storiche’: argini e cunettoni

Share Button

Seconda parte dello speciale dedicato al teritorio: le opere a difesa diretta degli abitati. A questo link la prima parte 

di Ervino Filippi Gilli

Primiero/Vanoi (Trento) – Nel nostro viaggio alla riscoperta delle opere si sistemazione idraulico forestali “storiche” consideriamo ora quelle difese che non vengono poste di traverso agli alvei per consolidarne il fondo (le briglie) ma quelle che si localizzano ai lati dei torrenti, ovvero le arginature ed i cunettoni.

La seconda tappa della ricerca ci porta prima ad Imer e poi in centro a Fiera: entrambe le tipologie d’opera che analizzeremo sono di tipo longitudinale, ovvero si dispongono lungo la direzione di scorrimento del deflusso, ma sono concettualmente diverse.

Il cunettone è un’opera il cui scopo è fondamentalmente quello di allontanare il prima possibile le acque dall’abitato: si consolidano le sponde ma anche il fondo in modo che la piena transiti velocemente senza (possibilmente) tracimare; ho scritto “velocemente” in quanto corazzando il fondo del torrente si eliminano quegli ostacoli che possono rallentare la velocità dell’acqua e favorire il deposito del materiale.

L’arginatura al contrario non è fatta per velocizzare il deflusso ma per resistergli. La più antica che io conosca in Valle, ma che è stata demolita e ricostruita più volte ed ora non è più recuperabile nelle condizioni originarie, è quella ai Salgetti a Mezzano – opera presente nella mappa del 1768.

Con i segmenti rossi è indicata l’arginatura, l’abitato di Mezzano è racchiuso nel cerchio. La difesa era formata da cassoni in legname roempiti di massi [©efg]

Veniamo ora al cunettone di Imer. E’ una bella opera che si inserisce bene nel paesaggio circostante perché si è lasciato che si ricoprisse di erba che periodicamente viene tagliata: quello che vediamo non è un’arida distesa di sassi ma un prato concavo con il fondo percorso dall’acqua.

Il cunettone nella parte alta dell’abitato, nei pressi della Chiesa

Secondo Nicolao, il manufatto venne realizzato nel 1860 con una spesa di 14.000 fiorini. Come tante opere a quell’epoca la costruzione ed il mantenimento era a carico dei privati che si dividevano la spesa a seconda della distanza della proprietà dal torrente e del valore del bene da proteggere.

Dato che i soldi a disposizione erano pochi, in misura del tutto analoga a quanto fatto ad esempio a Fiera (qui alcuni dei blocchi dell’arginatura facevano parte di una vecchia opera di presa del 1852 successivamente demolita) anche ad Imer si recuperarono sassi un po’ ovunque: uno di questi era un paracarro. Su questo segnavia è ancora visibile l’iscrizione Transacqua e la freccia indicatrice.

Risalendo la Valle giungiamo ora a Fiera. Le opere di difesa dell’abitato dal Cismon, ma anche quelle di Transacqua lungo il Torrente Canali, hanno caratteristiche diverse dal cunettone di Imer. La difformità si motiva in quanto l’area su cui sorgono Fiera e la Frazione dell’Isola non sono un conoide pendente come Imer ma una piana golenale; pertanto i manufatti hanno la funzione di creare una barriera tra le acque ed i fabbricati e non facilitare l’allontanamento veloce del deflusso come i cunettoni.

Venendo al muro di sponda di Fiera, sappiamo che è stato realizzato dopo il 1829; questo si può affermare con certezza in quanto nell mappa redatta dal geom. Egger in quell’anno (mappa di proprietà del compianto Luciano Zagonel) non è cartografato. Il tratto di arginatura di cui parliamo è quello in sponda destra tra la passerella pedonale e la confluenza tra i Torrenti Cismon e Canali.

Il muro in analisi: il tratto superiore, in cemento armato, è stato realizzato dal Servizio Bacini Montani alcuni anni fa

Particolare dell’arginatura: un bel muro in massi metamorfici squadrati a mano che aveva le la fondazione realizzata su cassoni in legno di castagno.

Un particolare curioso e che pochi conoscono è che un muro di questa tipologia venne anche realizzato in quelle che allora si chiamavano “Chiusure di San Francesco”, ora il parco pubblico di Vallombrosa: dopo l’alluvione del 1966 il corso del Torrente Cismon venne spostato sulla sinistra (verso Tonadico) e l’arginatura perse la sua funzione.

Un particolare dell’arginatura in quello che ora è il parcheggio

Altre opere storiche si rinvengono lungo il torrente Canali, nel tratto tra l’Isola ed il Forno. Di queste opere – arginature con soglie di fondo – riportiamo il disegno incluso nel Memoriale dei Lavori apparso dopo le alluvioni del 1882 e 1885 e la fotografia di una briglia.


L’anno di costruzione delle arginazioni lo conosciamo in quanto apparve su La Voce Cattolica del 10 agosto 1889 l’articolo a firma di ‘Primierotto’ che riportiamo integralmente:Di questi giorni sul tenere di Transacqua e propriamente ove il torrente Canali si riversa nel Cismone, presso il ponte, che divide quel comune da Fiera, venne alzato un obelisco poco oltre i tre metri, di granito, colla seguente iscrizione “Arginazioni Francesco G. I° in memoria del giubileo 2 dicembre 1888 il Comune di Transacqua eresse”. Le arginazioni al torrente Canali della lunghezza di circa 800 metri da una sponda e di 700 dall’altra resesi altamente necessarie per i guasti avuti dalle inondazioni 1882 e 1885 vennero ultimate nello scorso mese.

Che fine abbia fatto l’obelisco non lo so dire con certezza; è però noto che a Transacqua venne eretto un monumento ai bersaglieri entrati in Valle il 24 maggio 1915 e che questa stele, almeno stando alla foto conservata nell’archivio Lenzi, ha dimensioni compatibili con quello del 1889 e potrebbe essere lo stesso “riciclato” (dato che una volta non si buttava via niente …). Se qualche lettore avesse notizie più puntuali dell’obelisco ma anche del monumento a Vittorio Emanuele III di Fiera, sarebbe interessante raccoglierle per chiarire definitivamente questi aspetti.

Termina qui la seconda e penultima tappa del nostro viaggio alla ricerca di opere storiche: la prossima ci porterà verso San Martino di Castrozza alla scoperta di manufatti che allontanavano il deflusso dalle aree in frana.

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *