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Nuovo Museo Archeologico Nazionale di Verona: 200mila anni di storia da scoprire

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Nella sezione Preistoria e Protostoria del nuovo museo scaligero si possono ammirare anche reperti archeologici risalenti a 200mila anni fa. In mostra pure lo “Sciamano” – una delle più antiche figure teriomorfe del pianeta – dipinto in ocra rossa su una pietra calcarea

[ © Museo Archeologico Nazionale di Verona ]

di GianAngelo Pistoia

NordEst – Là dove erano imprigionati i carbonari che lottavano contro l’Impero Asburgico hanno trovato posto le testimonianze più antiche degli insediamenti umani nel territorio veronese, portate alla luce dopo un secolo e più di campagne archeologiche. Si tratta di reperti considerati i primi, eccezionali esempi delle espressioni della civiltà e della creatività umane, che si possono ora finalmente ammirare accompagnati da un chiaro corredo introduttivo. Ricostruzioni fisiche e virtuali, video e altri mezzi di comunicazione multimediale valorizzano questo straordinario patrimonio in bianche teche sovrastate dalle colossali capriate lignee del grande edificio costruito nel 1856 per farne sede carceraria.

I muri perimetrali delle celle sostengono possenti arcate in mattoni, conferendo all’ambiente la sembianza di una chiesa romanica. La Direzione regionale Musei Veneto, cui questo Museo statale afferisce, ha investito fondi del Ministero alla Cultura per restaurare e mettere a norma l’edificio che si sviluppa su tre piani, compresa la elegante facciata sul Lungadige veronese.

L’allestimento del nuovo Museo Archeologico, affidato all’architetto Chiara Matteazzi su progetto scientifico di Federica Gonzato, è iniziato dall’ampio sottotetto dove hanno trovato collocazione le sezioni dedicate alla Preistoria e alla Protostoria, a documentare un lasso di tempo che prende avvio circa 200.000 anni fa e si dipana sino al primo secolo a.C.

[ © Museo Archeologico Nazionale di Verona ]

Il piano intermedio accoglierà invece i reperti dell’età celtica e romana, oltre ad uffici, biblioteca e spazi per incontri, mentre il piano terra è destinato a documentare l’età altomedievale.

«Complessivamente l’investimento supererà i 3 milioni di euro, integralmente finanziati dal Ministero alla Cultura – afferma Daniele Ferrara, dirigente della Direzione regionale Musei Veneto e aggiunge – aperta al pubblico la sezione riservata alla preistoria e alla protostoria, contiamo di avviare molto presto il cantiere per la sezione romana, mentre con fondi assegnati tramite il PNNR metteremo a cantiere anche il piano terra per completare quello che si prefigura come uno dei più importanti musei archeologici italiani».

Il percorso espositivo della sezione Preistoria e Protostoria, anche grazie a ricostruzioni fisiche e virtuali, video e altri mezzi di comunicazione multimediale, narra le principali componenti storiche del veronese in un arco cronologico compreso tra oltre 100.000 anni fa e il 100 a.C.

Predisposto con la collaborazione dell’Università di Ferrara, dell’Università di Trento e della Soprintendenza SABAP di Verona, il percorso si articola in una serie di sottosezioni dedicate ai principali siti preistorici e protostorici, dal Paleolitico passando attraverso il Neolitico e l’età del Rame, fino all’età del Bronzo, con l’esposizione dei materiali provenienti dai siti palafitticoli inseriti nella lista UNESCO del veronese, e all’età del Ferro. L’allestimento si sviluppa in modo lineare, attraverso le diverse sale dei due bracci del terzo piano (dal Paleolitico all’età del Bronzo) fino a confluire nel terzo braccio (dedicato all’età del Ferro).

[ © Museo Archeologico Nazionale di Verona ]

Tra i molti tesori del nuovo Museo, la neo direttrice dell’istituzione veronese, Giovanna Falezza, segnala la pietra dipinta nota come “lo Sciamano”. Tra le opere d’arte in ocra rossa rinvenute a Grotta di Fumane e riferibili all’attività artistica dei primi Sapiens (40.000 BP, Paleolitico superiore), la più famosa è questa pietra calcarea sulla quale, in ocra rossa, è raffigurato un personaggio che indossa un copricapo. Questa pietra è, ad oggi, una delle più antiche figure teriomorfe (figure di uomo-animale) del pianeta.

[ © Museo Archeologico Nazionale di Verona ]

Risale invece all’Età del Bronzo antico, lo straordinario esemplare di vaso a bocche multiple recuperato durante lo scavo archeologico della Palafitta del Laghetto del Frassino presso Peschiera del Garda. Dal medesimo sito provengono anche ceramiche con decorazioni incise, conchiglie, metalli e utensili in osso, pietra e legno. Sempre dal Garda, rinvenuti ad una profondità di circa tre metri, provengono una tazza dell’Età del Bronzo antico e alcuni resti paleobotanici, tra i quali una spiga carbonizzata di farro. Dal sito di Pila del Brancon, a Nogara, provengono spade ripiegate, cuspidi di lancia, pugnali ed altri elementi laminari contorti, materiali che possono essere riferiti ad una fase iniziale dell’età del Bronzo finale.

[ © Museo Archeologico Nazionale di Verona ]

[ © Museo Archeologico Nazionale di Verona ]

Notevoli e numerosi gli oggetti da ornamento esposti nel nuovo Museo e tra essi spicca il magnifico spillone scoperto presso la palafitta de La Quercia a Lazise, lungo più di mezzo metro, con larga testa a disco e gambo ritorto.

Il Museo Archeologico Nazionale di Verona – ubicato nell’ex caserma asburgica San Tomaso in stradone San Tomaso n. 3 – è aperto al pubblico nei giorni di venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00.

 

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