NordEst

L’UE dice no alla caccia in deroga: il Veneto tra le regioni interessate

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La Commissione europea avverte: niente più violazioni alla direttiva Uccelli o si va subito alla Corte di Giustizia

tordo-bottaccio

Bruxelles –  La commissione mette la parola fine alla caccia in deroga. Le Regioni scordino per sempre le regalie venatorie ai cacciatori. Finalmente nessun deputato, eurodeputato, consigliere o assessore regionale potrà più promettere a fini elettorali e propagandistici di far approvare in futuro la caccia in deroga a specie di uccelli protette in tutta Europa”. E’ il commento del vice presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione degli Animali al Parlamento europeo, all’archiviazione della procedura di infrazione a causa della caccia in deroga esercitata in passato in Veneto, Lombardia, Marche e Liguria.

La Commissione europea ha ribadito tramite il Direttore Generale Ambiente Ion Codescu che: “La procedura è stata archiviata perché, nonostante i tentativi maldestri finiti male di qualche regione, è da due anni che In Italia non si attua più la caccia in deroga e perché la stessa legge nazionale sulla caccia è stata modificata in questo senso. La Commissione chiarisce che le pratiche venatorie tradizionali sono vietate dalla direttiva e basta, ovvero non è sufficiente affermare che a queste tradizioni non ci sono alternative per rendere lecito ciò che non lo è”. Insomma “i cacciatori in deroga si mettano il cuore in pace, la caccia in deroga resterà per sempre solo un brutto ricordo”.

“Malgrado l’archiviazione di queste procedure, la Commissione continuerà a seguire la situazione in Italia per garantire la corretta applicazione dell’articolo 9 della direttiva Uccelli”.
“A seguito dell’archiviazione, la Commissione ha inviato al Governo italiano una lettera nella quale si sottolinea che, nel caso in cui le Regioni italiane adottassero ulteriori deroghe illegittime senza che le autorità italiane intervengano in modo efficace e tempestivo, la Commissione si riserva il diritto di valutare la situazione alla luce delle sentenze della Corte di Giustizia Ue”.

“Le deroghe devono rispettare tutte le condizioni previste dall’articolo 9 della direttiva Uccelli, anzitutto dimostrando l’assenza di altre soluzioni soddisfacenti che consentirebbero di evitare il ricorso alla deroga stessa e tenendo conto del fatto che, sulla base della giurisprudenza della Corte Ue, il desiderio di continuare pratiche venatorie tradizionali vietate dalla direttiva non può valere a dimostrare l’assenza di altre soluzioni (vedi punti 21 e 22 della sentenza nella causa C-10/96, ove la Corte Ue ha dichiarato che le abitudini inveterate dei cittadini non sono di per sé idonee a dimostrare l’assenza di altre soluzioni soddisfacenti)”.

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