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Le banche del territorio verranno snaturate a favore della finanza più aggressiva

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Donazzan commenta le norme inserite nel decreto sugli investimenti che riformeranno le banche Popolari

Foto Stock - Banche

Venezia – Il progetto di riforma del Governo Renzi non riguarderà tutte le banche Popolari ma solo le dieci più grandi con almeno 8 miliardi di attivi.

Queste avranno 18 mesi di tempo per cambiare la propria struttura societaria, eliminare il voto capitario (una testa, un voto) e trasformarsi in Società per azioni.
In questo modo le suddette banche verranno aperte all’ingresso di soci di capitale e al rafforzamento patrimoniale, con la messa in moto di fusioni e il possibile scompaginamento di equilibri consolidati. In una parola, le banche potranno divenire “scalabili”.

Sono tre le banche legate al territorio veneto che saranno assoggettate al progetto di riforma e rispondono al nome di Banco Popolare, di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca.

“Da assessore al Lavoro della Regione del Veneto – ha commentato Elena Donazzan – ho riscontrato in questo periodo che le nostre troppe aziende in difficoltà lo sono spesso a causa di problemi di credito, ma ho riscontrato altresì che le banche più attente alle nostre imprese sono state sempre le banche del territorio, quelle del Credito Cooperativo e Popolari, quelle che questo decreto, che sembra essere suggerito dalla finanza internazionale causa di troppi mali per l’Italia”.

“Renzi ha avuto sei lunghi mesi di presidenza europea per difendere l’Italia e gli italiani, avrebbe dovuto difendere e rappresentare le cose buone della nostra nazione, anche un credito solido, partecipato e molto legato al territorio,peculiarità nazionale che Renzi sta distruggendo”, ha concluso l’assessore Donazzan.

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