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Ladri in trasferta dal Piemonte al Trentino ma anche in Veneto e nel Bresciano

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I 5 arrestati vengono da Asti e Alba, bottino da 200.000 euro. Ben 26 i furti in casa tra la Val di Non e Riva e 1 rapina a Cavedine

NordEst – Sono cinque le persone arrestate dai carabinieri di Cles, in collaborazione con le compagnie di Cuneo e Asti, nell’operazione “Revenge”. L’accusa è di aver compiuto una serie di furti in Trentino, in trasferta dal Piemonte, loro zona di provenienza.

I soggetti, tutti italiani e qualcuno con precedenti analoghi, vengono infatti da Asti e Alba. Una vera e propria banda, che secondo i carabinieri avrebbe agito con l’aggravante dell’associazione a delinquere, finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio.

Quasi 200.000 euro il valore complessivo della refurtiva derivante dai colpi. Due degli arrestati sono sospettati di aver commesso una rapina a Cavedine, in Trentino, il 19 giugno 2019, nella villa della famiglia Todeschini. La coppia di ultra 70enni fu avvicinata e minacciata con una pistola e dall’abitazione furono portati via gioielli e valori per un valore di oltre 100.000 euro. I due malviventi si diedero poi alla fuga a bordo di una moto, risultata con targa clonata.

In totale alla banda vengono contestati 27 episodi in Trentino – molti dei quali nella zona dell’Alta val di Non – e 1 in provincia di Brescia, nella zona del lago di Garda.

Si va da furti in abitazione con effrazione ad almeno 5 casi in cui gli episodi, a danno di anziani, venivano messi in atto con la tecnica del finto dipendente di società erogatrici di acqua potabile. I finti addetti, con un escamotage, facevano depositare i gioielli e il denaro nel frigo, e un complice, in un momento di distrazione procedeva poi con il recupero dei preziosi.

I malviventi sono stati identificati grazie a un annuncio internet su un sito di autovetture usate: durante le indagini i militari hanno notato un annuncio per la vendita di una Bmw identica a uno dei mezzi usati per colpire in provincia di Trento. I carabinieri hanno sequestrato caschi e ricetrasmittenti. Uno dei membri della banda, ritenuto il capo dagli investigatori, in passato era stato coinvolto in alcuni episodi simili in Veneto.

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