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La Biennale Arte 2015 con un click su Google Cultural Institute

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Baratta, rimarrà accessibile su internet e la sua archiviazione digitale sarà al 100%

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Venezia – La Biennale d’Arte 2015 di Venezia alla portata di un click. Da oggi, nell’ultimo mese di apertura, è possibile una vera e propria visita virtuale restando comodamente a casa. Basterà andare sui sito g.co/biennalearte2015 e www.labiennale.org/it/arte/esposizione2015-online/ per poter ammirare oltre 4mila opere e immagini contenute nelle diverse collezioni e nelle mostre digitali. Il tutto grazie alla collaborazione che la Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta, ha messo in campo con Google.

In pratica, sulla piattaforma Google Cultural Institute, che ospita le opere di molti musei del mondo creata e diretta da Amit Sood, i visitatori ‘virtuali’ avranno la possibilità di scoprire una ricca e articolata selezione di opere della Biennale Arte 2015, curata da Okwui Enwezor. E avranno inoltre l’opportunità di ‘entrare’ in 70 padiglioni, da quello dell’Italia quello d’ Israele, passando ad esempio dal padiglione dell’Ucraina, della Grecia, della Santa Sede, della Svezia e della Turchia.

Si tratta, ha spiegato nel corso della presentazione dell’accordo il presidente della Biennale Paolo Baratta oggi a Mibact, di “una scommessa”. Il primo e più evidente risultato, ha argomentato, è che la Biennale sarà sempre accessibile e il suo catalogo verrà digitalizzato. “La Biennale, che finiva in un catalogo, adesso sarà sempre visitabile e la sua archiviazione digitale sarà al 100%. La prima cosa importante è che la mostra rimarrà in modo perenne su internet. Sarà sempre accessibile in futuro. La Biennale diventa multiannuale”, ha evidenziato Baratta.

L’operazione è, inoltre, a costo zero per la Biennale. “A noi – ha detto Baratta – non costa. La tecnologia è di Google. Per noi si tratta di gestire soltanto delle persone che già gestiamo per fare funzionare il sito internet”. Il presidente Baratta ha poi escluso l’eventualità che la visita virtuale possa sostituire quella reale. Al contrario, ha spiegato che questa collaborazione potrà moltiplicare i visitatori.

“Credo molto – ha osservato – che la dilatazione esponenziale dei potenziali visitatori online produca e alimenti con altrettanta esponenziale forza il desiderio di visitare e di partecipare alla conoscenza nel campo dell’arte”. Per Baratta “la conoscenza di ciò che noi offriamo si completa incontrando le opere e gli artisti”. Il che significa vivere questa iniziativa “come una sfida. L’importante è che il mondo potrà vedere cosa è la Biennale”, ha aggiunto.

A parlare di una sfida è stato anche il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini: “Questo accordo – ha sottolineato – è una delle grandi sfide del nostro Paese: utilizzare la rete e le nuove tecnologie per moltiplicare l’offerta culturale, per rendere ancor più attrattiva l’offerta culturale italiana e per fare venire voglia di venire a vedere la Biennale o il patrimonio archeologico e museale italiano. E’ un’operazione importante che consente di tenere viva la Biennale anche quando è finita. E questo non è mai capitato, se non nelle pagine di un catalogo”. L’accordo “consente di capire, poi, se questo tipo di collaborazioni moltiplichino, come credo, i visitatori o li rallentino. Sono occasioni che stimolano a fare un viaggio”. Franceschini ha poi aggiunto che, “con iniziative come queste la Biennale diventa un’eccellenza non solo nella storia ma anche nell’innovazione”.

In sostanza, si potranno sfogliare le oltre 4.000 opere e immagini documentali contenute nelle diverse collezioni e nelle mostre digitali, o ancora accedere alla visualizzazione delle aree espositive interne ed esterne dei Giardini e dell’Arsenale grazie a più di 80 immagini Street View. Google Cultural Institute, insieme alla Biennale di Venezia, ha inoltre realizzato una app per dispositivi mobili scaricabile da Google Play che consente di accedere alla mostra digitale e di visitarla in due tour virtuali attraverso Google Cardboard. Google+ e gli Hangout integrati sul sito consentiranno agli utenti interessati di poter discutere le loro opere preferite in video chat.

La funzione ‘La mia galleria’ permetterà invece agli appassionati di selezionare immagini delle opere o delle installazioni più apprezzate e costruire così la propria galleria personale. La funzione chiamata ‘Confronta’ permetterà infine di comparare due diverse opere, esaminandole fianco a fianco.

“Abbiamo riscontrato – ha sottolineato Amit Sood – che, negli ultimi sei-otto mesi, in Italia c’è una nuova energia e una nuova spinta a livello di istituzioni culturali. C’è disponibilità e voglia di fare qualcosa e di impegnarsi correndo rischi accogliendo il nuovo”. Più in generale, Sood ha precisato che alla base della scelta di creare questa piattaforma non c’è stato un approccio “intellettuale, filosofico o accademico, ma estremamente semplice e facile: se riesco a far risvegliare l’interesse di mia madre nei confronti dell’arte, allora ho vinto”, ha spiegato. Sul fronte de costi che Google Cultural Institute ha dovuto affrontare per la realizzazione di questo progetto, Sood è rimasto nel vago: “Sono cifre che non posso rivelare, ma è una somma considerevole”.

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