Il rilancio del teatro di Imèr parte dalla rappresentazione dell’atto unico ‘Finale di partita’, tratto dall’opera del grande scrittore e drammaturgo irlandese Samuel Beckett (1906-1989)
di Liliana Cerqueni
Imèr (Trento) – Una scelta coraggiosa, data la complessità del testo, quella del regista Valentino Bettega e dei due attori protagonisti Angelo Longo e Marco Bellotto, uniti da una forte passione comune per la recitazione, competenza e consolidata amicizia.
Una sfida che ha incontrato grande partecipazione di pubblico e consenso unanime, tradotto in un lungo e caloroso applauso finale che riconosce la grande capacità di sostenere la scena tra ruoli e dialoghi sicuramente non facili. Nella tragicommedia del teatro dell’assurdo, Hamm, cieco e incapace di reggersi in piedi e Clov, zoppo e incapace di sedersi, rappresentano la loro convivenza quotidiana in un rapporto distonico, fatto di dialoghi, gesti e impulsi a volte incomprensibili ma che appartengono strettamente a quelle due vite interdipendenti, incapaci di trovare altri risvolti e soluzioni.
Inerzia, immobilismo, ripetitività di parole e consuetudini, piccoli ricatti e tirannie dell’uno sull’altro lasciano facilmente immaginare allo spettatore un accostamento a tanti rapporti nel nostro mondo reale: vite di coppia usurati e appiattiti, incapacità di lasciare situazioni che ci spengono giorno dopo giorno, mancanza di quella sferzata vitale che ci permetta il cambiamento di cui abbiamo bisogno. Hamm e Clov sono immersi in un’esistenza apparentemente prevedibile e segnata, in cui le stesse domande e risposte si ripropongono giorno dopo giorno senza variabili. Un ‘Finale di partita’ in un luogo storicamente imprecisato, un microcosmo che lascia ampio margine alle intuizioni e immaginazioni dello spettatore.
E su quella scena in cui un grande orologio sullo sfondo è perennemente fermo, accanto a una clessidra senza sabbia, scorrono indifferenti i giorni e le notti, tra le richieste pressanti di Hamm di un calmante e la frequente minaccia di andarsene di Clov. L’ultima scena della rappresentazione lascia allo spettatore la responsabilità immaginativa di ciò che potrebbe dare un nuovo risvolto a quelle due esistenze compresse, logore e disilluse: Clov appare sul palco con cappello, impermeabile e valigia, pronto ad andarsene. Ma se ne andrà davvero? Saranno sufficienti le motivazioni per andarsene? Si sta meglio nella condizione routinaria pur sempre protettiva e certa piuttosto che affrontare l’ignoto?
Valentino Bettega, Angelo Longo, Marco Bellotto e altri giovani, già impegnati in passato in eventi ed iniziative culturali, hanno le idee chiare sulla valenza positiva che una stagione teatrale programmata, ben strutturata e continuativa nel tempo potrebbe rappresentare per la valle, con l’appoggio delle istituzioni e l’apporto di chiunque voglia dare il proprio contributo per una crescita comune, nuove opportunità culturali, nuove esperienze. Parafrasando, potrebbe essere un’interessante occasione per prendere in mano una nuova valigia ed affrontare terreni inesplorati…