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“Il fantasma della Val Cismon”, lo storico Luca Girotto racconta: “Lo Schenèr e la tagliata del Covolo di S. Antonio con la battaglia per Fonzaso”

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Il volume è stato realizzato in collaborazione con i Comuni di Borgo Valsugana e di Valdagno-Biblioteca Villa Valle, l’Associazione storico-culturale della Valsugana Orientale e del Tesino, l’Esposizione permanente della Grande Guerra in Valsugana e sul Lagorai di Borgo Valsugana.Verrà presentato sabato 14 agosto a Primolano e lunedì 16 a Sovramonte (Belluno)

NordEst – Il libro dello storico trentino, Luca Girotto racconta come l’abbandono delle fortezze sia stato un errore divenuto evidente dopo Caporetto. la nuova opera ricostruisce con precisione antefatti, vicende e protagonisti indagando in modo particolare, e sempre con fonti primarie, il fronte italo-austriaco fra Trentino e Veneto.

L’autore, di Borgo Valsugana, ha ripescato dall’oblio una storia cancellata non solo nelle tracce materiali sul terreno, ma anche nel ricordo degli abitanti. Il fantasma della Val Cismon non è un personaggio, ma una fortezza, costruita dagli italiani per sbarrare all’esercito asburgico il basso corso della Val Cismon, la gola bagnata dal torrente omonimo che dal Primiero scende alla piana di Fonzaso.


 

Nelle scorse settimane, dello stesso argomento, si era occupato anche il nostro collaboratore, lo storico Ervino Filippi Gilli rivelando in anteprima un forte poco conosciuto anche a livello locale, con opere difensive italiane in destra Cismon all’altezza della galleria Sass Taià, che meriterebbe una reale  valorizzazione da parte delle amministrazioni locali, con tutta l’area interessata.

 


La tagliata del Covolo di S. Antonio e la battaglia per Fonzaso, di Luca Girotto, tratta dettagliatamente delle vicende di guerra svoltesi lungo la val Cismon tra il 1915 ed il 1918  in particolare durante la ritirata del novembre 1917, nonchè della storia della scomparsa fortezza del Covolo di S. Antonio tra Fonzaso e Ponte Serra. E vi è dettagliatamente trattata, con svariate immagini d’epoca e mappe, anche la questione dello “sbarramento di San Silvestro in località Sass Taià“.

La pubblicazione

Narra la storia della fortezza costruita dagli italiani a sbarramento della bassa Val Cismon contro una possibile invasione austriaca. Quella stessa invasione effettivamente verificatasi nel novembre 1917, quando l’esercito italiano, in ripiegamento a seguito della rotta di Caporetto, finì per attestarsi sul monte Grappa.

La fortezza venne distrutta, facendola esplodere, dal genio militare italiano e gliù austriaci, ai quali necessitava riaprire il transito sulla rotabile del Primiero, ne cancellarono le residue vestigia ancora nell’autunno del 1917. Al punto che se ne persero non solo le tracce materiali sul terreno ma persino il ricordo nell’immaginario collettivo delle genti di quell’area del bellunese compresa tra Fonzaso-Lamon-Sovramonte e Arten.

Un’oscura vita prebellica, nella quale assumevano importanza anche i lavori idroelettrici dei vicini impianti di Ponte Serra e persino le diatribe circa l’uso dei liquami periodicamente rimossi dalle latrine del forte, fu seguita da un primo biennio “bellico” altrettanto anonimo: l’avanzata italiana avvenuta ad inizio  conflitto aveva infatti posto fuori gioco la fortezza (come tutte le altre appartenenti allo “Sbarramento Brenta-Cismon”) spostando il fronte in Valsugana e sul crinale principale del Lagorai centro-orientale. I locali comandi italiani colsero così l’occasione per “prelevare” dalle inoperose ed arretrate fortezze le armi (artiglierie e mitragliatrici) nonché molti degli equipaggiamenti. Non fece eccezione il forte S. Antonio, il cui già modesto armamento venne praticamente azzerato a fine 1916.

Fu solo nell’autunno del 1917, quando le vecchie opere fortificate sarebbero tornate utili per arrestare o rallentare l’avanzata austriaca seguita alla battaglia di Caporetto, che agli strateghi del regio esercito apparve in tutta la sua gravità l’imprudenza commessa con il disarmo delle fortezze. Le “battaglie della ritirata” degli italiani lungo la Val Cismon in corso d’evacuazione, culminarono così in quello scontro per Fonzaso che la sera dell’11 novembre obbligò il capitano Candoni, comandante della 153ª compagnia del battaglione Monte Arvenis che difendeva l’opera, a distruggerla con potente carica esplosiva. Nella battaglia vennero coinvolte anche le moderne opere idroelettriche collegate allo sbarramento di Ponte Serra ed alla centrale di Pedesalto.

Si aprivano così agli austriaci la strada per Feltre e quella per Arsiè-Primolano, nonché le valli settentrionali del massiccio del Grappa, ma gli errori strategici del Comando supremo austriaco e l’accanita resistenza italiana lungo il corso del Cismon e del Vanoi impedirono alle armate austrogermaniche di cogliere l’attimo fuggente e scardinare il nuovo e non ancora assestato schieramento italiano.

La tagliata del Covolo di Sant’Antonio

Riemerge dalla storia e dall’oblìo con un volume di oltre 350 pagine e di quasi 300 tra foto, schizzi e cartine, nel quale vengono organicamente inquadrate memorie diaristiche personali di militari delle due parti, ricordi di reduci, relazioni e rapporti ufficiali ripescati da polverosi archivi a Roma, Vienna e Berlino.

A illustrare la narrazione, un possente apparato iconografico si avvale di immagini d’epoca scattate sia dagli italiani che dagli austriaci (tra le prime, le uniche sette fotografie a tutt’oggi note della fortezza, scattate precedentemente alla sua distruzione) e le planimetrie approntate dal progettista italiano Giulio Aldrini nonché quelle, quasi più dettagliate, redatte dallo spionaggio austroungarico già a fine ‘800.

Dalle raccolte della biblioteca Villa Valle provengono ben tre delle sette rarissime immagini dell’opera fortificata, concesse dall’amm. ne comunale di Valdagno nel segno di una perdurante collaborazione (datata 2013 per il suo esordio) con l’omologa amministrazione di Borgo Valsuga e con il museo della Grande Guerra ivi operante, Enti con i quali condivide il patrocinio dell’opera.

 



In breve

San Martino di Castrozza, un’epigrafe della Prima guerra mondiale creduta persa, poi ritrovata, restaurata e riconsegnata alla comunità locale per la sua custodia e valorizzazione. Nelle scorse settimane, è stata affidata alla Mostra della Grande Guerra di San Martino di Castrozza, in via Laghetto. L’epigrafe, di forma rettangolare ad angoli smussati e realizzata in malta, proviene da Cima Tognola, luogo che fu terreno di scontro tra gli eserciti italiano e austroungarico. Il 24 giugno 1916 cadde in mano ai bersaglieri del 13° reggimento e, fino alla ritirata in seguito alla disfatta di Caporetto, Cima Tognola divenne prima linea italiana. Qui il Genio militare e la 206a Centuria lavoratori realizzarono trinceramenti, caverne, piazzole per i pezzi d’artiglieria e postazioni per mitragliatrici, abbandonate in fretta nella notte tra il 4 e 5 novembre 2017 in occasione proprio della battaglia di Caporetto. L’epigrafe della 206a Centuria rimase così affissa alla parete fino a qualche anno fa quando, a causa probabilmente delle infiltrazioni di acqua e delle gelate invernali, cadde al suolo assieme a parte della roccia. Creduta persa, è stata recuperata nel 2018. La complessa operazione di restauro dell’epigrafe si è completata con la consegna del reperto da parte dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza ai beni culturali della Provincia alla Mostra della Grande Guerra.

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