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Emergenza Covid-19, Come è cambiata la vita nelle Valli: #RestoInCasa ma non smetto di sognare

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Primiero Vanoi e Mis ai tempi del coronavirus. E voi che cosa state facendo? Inviateci le vostre foto via mail, fb o whatsapp

Il centro di Fiera di Primiero deserto in questi giorni

di Liliana Cerqueni

Primiero (Trento) – E’ la prima volta in Italia che i cittadini si vedono sospesi diritti e libertà di movimento per far fronte a un virus che ha creato, come ufficialmente dichiarato dall’OMS, pandemia. Siamo tutti in quarantena e ci siamo dovuti adattare in tempi brevissimi, chiamati a considerare e vivere la nuova realtà con responsabilità e consapevolezza.

Una situazione pesante, impensata, che dobbiamo elaborare senza cadere nell’ansia e nel panico, anche se difficile. Come sta vivendo Primiero, il periodo di isolamento forzato? La valle risponde bene e sembra essersi adeguata all’attuale normativa che impone comportamenti rigorosi: strade, piazze e luoghi di aggregazione quasi deserti, chiusura di esercizi pubblici e attività non essenziali per tutti (qualche esercizio di ristorazione offre l’asporto a domicilio), disciplina e rigore nei supermercati e luoghi di vendita di prima necessità, con l’osservanza delle regole igieniche preventive e degli spazi prescritti tra persone.

Molti i turisti che non rispettano purtroppo le regole: il richiamo in queste ore a “restare a casa” da Provincia e Comuni

Rarissimi sportivi praticano allenamenti e attività all’aperto, ammessa con prescrizioni precise, altrettanto rara qualche persona che in modo fugace passeggia per una boccata d’aria, qualche anziano che si ferma in centro, ancora inconsapevole che il rischio è alto e la prevenzione non è mai abbastanza.

A tutti è richiesta la parola sacrificio e tassativa osservanza e applicazione delle indicazioni ufficiali che ci vengono imposte. Ecco qualche testimonianza su come si vive la quotidianità e come si percepiscono i rapporti interpersonali in una condizione di forzato arresto delle attività consuete del ‘prima’.

Sulla ciclabile tra Imèr e Primiero, solitamente piena di gente, non c’è quasi nessuno
Un grazie a tutti i sanitari, volontari e operatori in prima linea in questa emergenza

Le testimonianze locali

Cambia la vita nelle famiglie

Elisa, casalinga e mamma: “Non è facile per nessuno. Io ho la fortuna di essere a casa con i miei bambini e mi sto mettendo nei panni di quelle che lavorano… Faccio parte della macro-consulta dei genitori per la scuola elementare e abbiamo attivato gruppi di WhatsApp e gruppi di classe per seguire e sostenere l’aspetto scolastico dei nostri figli. Compiti a domicilio settimanali inizialmente, e ora accesso alla piattaforma internet con video youtube sono le modalità che abbiamo adottato. La scuola è molto presente. Con i miei figli a casa abbiamo riscoperto il cucinare assieme, i giochi da tavolo e anche un po’ di noia che non guasta, vista la vita attivissima di prima. Qualche litigio inevitabile ma tanto ‘stare insieme’. Stiamo riscoprendo valori positivi che prima non avevamo tempo di vedere. I bambini sanno del virus, ma niente panico!”

Roberto, artigiano: “Vedo che la gente è spaventata e rispetta le disposizioni obbligatorie da seguire. Nel mio lavoro non vedo stravolgimenti: i clienti aprono la porta tranquillamente senza diffidenza. Ho notato che mi ringraziano molto più di prima per essere accorso da loro per i problemi segnalati. Accetto solo lavori di emergenza, il resto preferisco rinviarlo a tempi più sicuri. Anche quando telefonano non sento allarmismo eccessivo e se c’è qualcuno che manifesta ansia, andando nelle case per lavoro, tendo sempre a tranquillizzare. Non ho problemi per la mobilità che i miei interventi richiedono, basta seguire le regole.”

Giorgio (nella foto), farmacista: “Vedo la gente preoccupata ed è normale, di fronte a un nemico che non si conosce. Si tende ad esorcizzare, in mancanza di certezze e risposte. Si comincia solo ora ad averne consapevolezza e in farmacia molti, soprattutto anziani, delegano qualcuno per l’acquisto dei farmaci. Per quanto riguarda proprio gli anziani, che come sappiamo sono più vulnerabili, i due atteggiamenti antitetici che noto sono questi: o esagerano ed eccedono nelle valutazioni, oppure, fino un paio di giorni fa, minimizzavano, fermandosi magari al bar a giocare a carte. Come persona, più che come operatore sanitario, avverto l’incertezza della situazione e, volendo strappare un sorriso, mi preoccupa più un microrganismo infinitesimale della bomba atomica!”

“Andrà tutto bene”….ci ricordano i disegni dei più piccoli

Una insegnante: “Stiamo affrontando la scuola con tutte le difficoltà che il caso ci sta presentando ma siamo attivi e operativi. Stiamo usando la piattaforma Gsuit Google dalle elementari alle superiori condividendo materiali, link, video. Pensiamo di organizzare videolezioni individuali, di gruppo e di classe, consapevoli che la didattica a distanza è complicata, non tutto può essere spiegato, i ragazzi devono essere elastici, chi ha più figli induce il sistema a rallentare e le linee sono sovraccariche. Ma siamo tutti compatti e collaboriamo con tutorial.”

Elisa, commerciante: “Le persone in valle hanno percepito il momento critico. Io avevo deciso di tenere aperto il mio negozio, dotandolo di disinfettante all’ingresso e indicazione degli spazi di distanza interpersonale ma le prescrizioni di legge poi sono cambiate ed impongono la chiusura a molte attività nei diversi settori. Avverto timore nelle persone, che pensano all’afflusso turistico degli ultimi fine settimana e carnevale, preoccupate sia dell’aspetto sanitario che economico. Ho avuto però anche tantissime manifestazioni di solidarietà di clienti che incoraggiano e sostengono. Si preoccupano per noi imprenditori e partite IVA in difficoltà con i dipendenti. Dobbiamo credere nella ripresa e non abbatterci. Deve circolare un messaggio positivo, nella consapevolezza che non bisogna sottovalutare il momento.”

Il postino continua a suonare, anche in tempi di emergenza. Attenzione agli uffici postali chiusi in valle. A questo link la lista completa con tutti gli uffici principali 

Elena, studentessa universitaria: “ Sono rientrata a Primiero da Milano. A me pesa fare lezione online a casa: è bello poterlo fare in pigiama ma mi manca il contatto con i miei compagni e col professore. In chat la comunicazione diventa difficile però devo ammettere che è una modalità comoda perché le lezioni vengono registrate e ripubblicate. I contenuti non ne risentono perché comunque vengono passate delle slide o usata la lavagna o la tavoletta grafica. Vedo Primiero come un’isola felice, per ora, rispetto altre località. Ho notato anche più frequentazione nei punti vendita di generi alimentari. In famiglia si crea più unione ma, come è normale nei casi di convivenza assidua per tanto tempo e con le stesse persone, talvolta si crea un po’ di tensione. Fuori si parla solo di coronavirus alimentando un’ansia che non fa bene a nessuno.”

Josè, direttore Coop Primiero, punto vendita centrale: “Si nota agitazione nella gente, che si manifesta nell’accaparramento giornaliero dei prodotti che vendiamo. La gente non si rende ancora conto completamente della situazione e corre a svuotare gli scaffali. Noi abbiamo ribadito che non c’è nessun problema per l’acquisto dei nostri generi e ne garantiamo la fornitura. Abbiamo anche istituito il servizio di consegna a domicilio, basta comporre il numero che compare sui volantini distribuiti ed esposto nei negozi, divulgato anche su Fb. Le ordinazioni devono pervenire entro mezzogiorno. I nostri clienti rispettano le disposizioni previste dalla legge e vedo una consapevolezza di questo giorno per giorno. Il personale è stato dotato di tutte le misure di sicurezza di cui ha bisogno e messo in grado di operare in sicurezza.

Grande lavoro per i negozi, attivo anche il servizio a domicilio

Carmen, commessa a riposo: “Sono abituata da sempre a vivere da sola ed è per questo che non sento né disagio né timore, in questo periodo di domiciliazione forzata. Semmai avverto il limite per quanto riguarda le regole della mobilità, essendo abituata a spostarmi liberamente, anche in altro comune, dove risiedono i miei familiari. Per quanto riguarda chi vive da solo, un aiuto utile è mantenere i contatti, almeno telefonici con l’esterno, gli amici, i conoscenti, una socialità che non deve mancare. La tecnologia aiuta a mantenerci in contatto, attivi, partecipi. Per gli anziani è più difficile perché non sanno usare i mezzi tecnologici, guardano un po’ i Tg ma soprattutto sono inclini a cercare il contatto fisico con gli altri e uscire diventa la tentazione per ritrovarsi con i paesani. Un rischio che va loro spiegato. In giro ci sono ancora molte macchine e forse dovremmo autoregolarci maggiormente.”

Ogni sera un rintocco e una speranza: “Che tutto questo passi presto…”

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