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Dopo la lettera con proiettile ad Iveco, indaga la Procura. Solidarietà all’azienda e al manager

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La lettera di minacce a firma “Federazione anarchica informale”, inserita in una busta contenente anche un proiettile, è stato recapitata all’Iveco Defence Vehicles di Bolzano, azienda del gruppo Exor attiva nel settore della Difesa

Iveco Defence [ph Iveco]

Trento/Bolzano – Il destinatario è uno dei manager dello stabilimento. Nella lettera gli anarchici fanno riferimento al caso che riguarda il detenuto al 41 bis Alfredo Cospito, ma ci sono anche accuse sulla fabbricazione di armamenti in relazione alla guerra in Ucraina. Ci sarebbe almeno un altro plico destinato a un’azienda italiana ma finora non sono emersi dettagli. La procura di Trento ha aperto un fascicolo contro ignoti per minacce aggravate con finalità di terrorismo e violazione delle leggi sulle armi.

Interpellato dai cronisti a Caserta, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha affermato: “Gli episodi delle lettere con proiettili di matrice anarchica inviate ad aziende e manager sono al vaglio degli inquirenti, ma sono modalità già viste su cui le forze dell’ordine hanno un livello di attenzione già alto. Dobbiamo però lanciare messaggi sempre molto equilibrati, non di sottovalutazione ovviamente, ma neanche bisogna far preoccupare la gente”.

Solidarietà all’Iveco e al manager

“No comment”, “preferisco di no”, “siamo tranquilli”, “mi dispiace, non posso parlare”. Sono le frasi pronunciate venerdì mattina dai dipendenti Iveco, entrando nello stabilimento a Bolzano, dopo le minacce anarchiche a un manager della Defence Vehicles.

“Una cosa è manifestare pacificamente, come è avvenuto all’inizio della guerra in Ucraina, un altro paio di maniche sono ovviamente le minacce”, afferma Luca Samiolo, delegato Fiom dell’Iveco di Bolzano, che esprime “massimo appoggio e solidarietà all’azienda e al manager per quello che è successo”. Lo scorso aprile un gruppo di anarchici aveva manifestato in modo ordinato davanti allo stabilimento bolzanino esponendo uno striscione con lo slogan “Iveco arma la guerra”.

“Tutti noi – aggiunge il sindacalista – facciamo parte di questa famiglia”. “Speriamo che le indagini facciano il loro corso in tempi brevi”, aggiunge. “Ovviamente la situazione non è piacevole, anche alla luce dei fatti internazionali, un po’ di preoccupazione si avverte, ma i dipendenti sono comunque tranquilli”, aggiunge il delegato, che attualmente si trova a Padova per il congresso della Fiom nazionale. Samiolo chiarisce che “in questi giorni si entrava e usciva dallo stabilimento normalmente”, non gli risulta un invito dell’azienda di non indossare la divisa Iveco all’esterno dello stabilimento, come invece riportato da articoli di stampa.

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