NordEst

Donna uccide nipote, Indagini sulla pistola

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E’ in carcere con l’accusa di omicidio premeditato Angela Gallina, 63 anni di Motta di Livenza (Treviso), che ha ucciso il nipote Antonello Benigno (46), nella casa dell’uomo con un solo colpo di pistola, per una questione di denaro legata alla gestione del bar "L’invito".

Le indagini dei carabinieri – a caso ampiamente delineato – sono ora indirizzate per quantificare l’esposizione economica, diverse migliaia di euro, della donna a favore del nipote e sulla provenienza dell’arma, una pistola Franchi automatica cal. 22 con matricola abrasa, utilizzata per uccidere.

Tutto è rimandato comunque a quando, con banche e finanziarie aperte – rilevano i militari dell’arma del comando provinciale di Conegliano – si potrà accedere ai dati così come gli investigatori potranno approfondire la "storia" della pistola con le opportune indagini balistiche.

Secondo i militari dell’arma che a lungo hanno sentito la 63enne, la donna sarebbe stata pronta ad uccidere anche Pinuccia, la moglie del nipote, che al momento dell’omicidio era in casa ma in un’altra stanza. Laconica la giustificazione dell’omicida che ai militari, nel riconoscere le proprie responsabilità, avrebbe detto "mi sono tolta un peso dalla coscienza" riferendosi al difficile rapporto con l’ucciso.

  • Altre notizie in breve dal Triveneto:
Rovereto/Muore dopo l’intervento – E’ morta improvvisamente dopo l’intervento. Aveva affrontato un’operazione Luciana Marconato, conosciuta da tutti come Mirella, ma è morta per delle complicazioni lo scorso giovedì a 53 anni. La donna si era sottoposta ad un intervento per aiutarla a dimagrire, un bendaggio gastrico a Padova. L’intervento sembrava riuscito bene e si era spostata nell’ospedale di Rovereto, in provincia di Trento, per la riabilitazione. Forse a causa di un embolo è arrivata la morte. Inutile purtroppo ogni tentativo di rianimare la donna; il suo cuore si è fermato. Venerdì è stata eseguita l’autopsia come disposto dalla Procura.

Venezia/Uccisi dal gas –
Un uomo di 70 anni Lino Geromin e la colf brasiliana di 40, sono morte per le esalazioni da monossido di carbonio prodotte da un braciere con cui i due si riscaldavano. Il fatto è avvenuto in via Pasolini 6 a San Stino di Livenza (Venezia) ed è stato scoperto dal figlio della vittima dopo una serie di inutili telefonate.
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