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Calano le denunce di furti nei negozi e nelle botteghe artigiane in provincia di Venezia

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A fare il punto sulla sicurezza nei negozi e nelle botteghe artigiane del veneziano è l’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati dell’Istat

NordEst – I furti nei negozi commerciali e nelle botteghe artigiane della provincia di Venezia, che rappresentano il 10 per cento circa del totale dei furti denunciati all’Autorità giudiziaria, sono in calo.

Nel 2015, ultimo anno per cui sono disponibili le statistiche, le denunce nella nostra provincia hanno superato le 2.000 unità: tra furti e spaccate la CGIA ha calcolato che 2 anni fa, in linea puramente statistica, sono stati registrati 6 denunce di reati di questo tipo al giorno; praticamente una ogni 4 ore.

Se nel 2010 il numero di furti presso le attività commerciali/artigianali della nostra provincia è stato di quasi 1.800 unità, nel 2014 ha toccato il picco massimo di questo ultimo quinquennio: 2.315.  Nel 2015, invece, il numero di denunce ha registrato una contrazione, attestandosi a quota 2.043 (-11,7% rispetto l’anno precedente).

Dalla CGIA tengono a precisare che essendo in massima parte assicurati contro furti e rapine, è difficile pensare che il numero delle denunce risulti in calo perché i negozianti o gli artigiani che subiscono questo reato non si rivolgono più alle forze dell’ordine.

Segnala il Presidente della CGIA, Roberto Bottan: “L’impiego sempre più massiccio dei sistemi di videosorveglianza, delle inferriate, delle porte blindate, degli impianti di antifurto e il ricorso agli istituti di vigilanza hanno trasformato moltissime attività economiche della nostra città in piccoli bunker. 

Grazie a ciò e, soprattutto, all’impagabile azione di prevenzione e di contrasto all’illegalità compiuta dalla  Polizia e dai Carabinieri, il numero delle denunce  ha cominciato a scendere. Ovviamente, tutto questo non basta, i casi di cronaca che si sono verificati a Mestre in questi ultimi mesi ci impongono di mantenere molto alto il livello di attenzione su questo fenomeno”.

Ovviamente, sottolineano gli artigiani mestrini,  le attività più a rischio sono quelle che utilizzano i contanti, come i distributori di carburante, le farmacie, le edicole, gli esercizi pubblici (bar, ristoranti, sale giochi, etc.), le gioiellerie/orologerie e le tabaccherie. 

Non meno interessate dall’azione dei malintenzionati sono i negozi di alimentari, le attività di autoriparazione, i panifici, le gelaterie/pasticcerie, i negozi di vendita di apparecchiature elettroniche e di elettrodomestici, la telefonia, i negozi di abbigliamento, le ferramenta, le attività di bigiotteria, le attività di vendita e di riparazione delle biciclette, i parrucchieri e le estetiste.

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