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Diga sul Vanoi: la Provincia di Belluno condivide le perplessità del territorio

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Deola: «Vicini alle comunità locali, crisi idrica e transizione energetica si risolvono in altri modi»


 

NordEst – «Le soluzioni alla crisi idrica e alla transizione energetica non possono essere tagliate con l’accetta. Necessitano di misure che devono contemperare i macro obiettivi di sistema e le esigenze delle comunità locali». È quanto afferma il consigliere provinciale delegato all’ambiente, Simone Deola, in merito all’ipotesi di realizzazione di un bacino artificiale sul Vanoi, avanzata dal Consorzio di bonifica Brenta.

Le preoccupazioni del territorio

La Provincia di Belluno fin dalla riproposizione del progetto, nei mesi scorsi, ha analizzato il tema. E condivide le preoccupazioni del territorio, in particolare dei cittadini di Lamon e Sovramonte, i più vicini geograficamente alla questione. Giusto un anno fa il consiglio provinciale, con un atto ufficiale, si era espresso sul tema della crisi energetica – deflagrata a seguito della guerra in Ucraina e sfociata in un aumento spropositato dei costi delle bollette di luce e gas – e sul tema della crisi idrica conseguenza invece della siccità e del cambiamento climatico. E aveva avuto modo di sottolineare un passaggio sulla gestione dell’acqua pubblica. In particolare, il consiglio domandava attenzione al sistema dei prelievi dei consorzi irrigui di pianura e, comunque, di tutti i prelievi idrici dissipativi, chiedendo agli enti preposti di attivarsi affinché, anche attraverso le risorse del Pnrr, “sia presentato un complessivo piano di interventi atto a ridurre gli sprechi idrici dovuti alla vetustà dei sistemi di trasporto della risorsa e di irrigazione e utilizzo nelle aree agricole di pianura e, comunque, a disporre un corretto uso della risorsa in tutti gli ambiti al fine di limitarne i fabbisogni” così il testo della delibera, che ritiene “inderogabile, ormai, affiancare ai bacini montani la costruzione di bacini di accumulo in alta pianura, da poter utilizzare a scopo irriguo ma anche per il ravvenamento delle falde ovvero per intervenire a contrastare la risalita del cuneo salino aumentando le portate di deflusso nei  tratti di foce”.

Piccoli invasi in zone non a rischio

«La posizione della Provincia non è affatto cambiata – sottolinea il consigliere Deola – la soluzione alla siccità non è il grande invaso, posto che il territorio bellunese ha dato e sta continuando a dare fin troppo in termini di bacini artificiali. Piuttosto bisogna considerare l’ipotesi di una serie di piccoli invasi, in zone che presentano minori profili di rischio. La questione è prettamente politica e programmatoria in quanto non dovremmo nemmeno pensare di spendere risorse pubbliche, anche solo per lo studio e la progettazione, di opere come quella del Vanoi».

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