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Compie un anno l’Academy Museum of Motion Pictures

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Settembre è il mese della “settima arte”. In concomitanza con la 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia che si è conclusa in queste ore, a Los Angeles in California spegne una candelina l’Academy Museum of Motion Pictures. Finalmente Hollywood, la mecca del cinema, ha un’istituzione museale giovane e dinamica per custodire e promuovere il cinema in tutto il Mondo.

[ The Academy Museum – © courtesy of the Academy Museum Foundation / Joshua White / JW Pictures ]

di GianAngelo Pistoia

NordEst – «Viviamo in tempi mutevoli e in continua evoluzione, e ora più che mai abbiamo bisogno di riunirci per condividere le nostre storie, imparare gli uni dagli altri e legarci per essere intrattenuti e deliziati. Questo è ciò che fanno i film, e quindi siamo entusiasti di inaugurare un’istituzione così dinamica, diversa e accogliente dedicata a questa amata forma d’arte.

Los Angeles occupa una posizione preminente nel mondo del cinema, e noi abbiamo da lungo tempo desiderato, e meritato, un museo del cinema che faccia onore a questa reputazione. Desideriamo accogliere i visitatori di Los Angeles e di ogni dove in questo luogo che sicuramente sarà il più importante museo di cinema a livello globale.

L’Academy Museum unisce infatti la collezione cinematografica senza pari dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences – la più grande collezione relativa alla settima arte del mondo – alla competenza degli artisti più talentuosi del cinema, nostri membri dell’Academy. Le nostre mostre e il programma di inaugurazione raccontano le molteplici e belle storie di cinema – la tecnologia, gli artisti, così come l’impatto sociale del nostro passato e del nostro presente – senza tralasciare i punti di vista critici che non possono che arricchire il nostro futuro. Sono profondamente grato all’intera squadra dell’Academy Museum e a tutti i nostri partner che hanno lavorato con tanta dedizione e integrità per costruire questa nuova istituzione, per Los Angeles e per il mondo».
Con queste parole lo scorso 30 settembre l’allora direttore e presidente dell’Academy Museum of Motion Pictures (attuale CEO dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences) ha dato avvio alla cerimonia di inaugurazione del nuovo Academy Museum of Motion Pictures di Los Angeles.

[ Inauguration ceremony of the l’Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the A.M.F. ]
L’apertura dell’Academy Museum segna una pietra miliare nella storia del cinema. Secondo la rivista “The Hollywood Reporter”, personaggi indimenticabili quali Walt Disney, Louis B. Mayer, Gloria Swanson, Mary Pickford e Douglas Fairbanks desideravano, già in passato, creare un museo per le future generazioni che custodisse l’eredita lasciata nel tempo dalla settima arte. Ora, finalmente – insieme ad altri tributi alle arti cinematografiche sparsi per gli Stati Uniti, inclusi i parchi a tema degli Universal Studios e una sfilza di musei che ospitano costumi, oggetti di scena, poster e cimeli di Hollywood – arriva un’istituzione all’altezza del compito.

Dedicato alla storia, alla scienza e all’influenza culturale del cinema, l’Academy Museum è il primo e il più grande del suo genere negli Stati Uniti. Il campus di 28000 metri quadrati si erge maestoso all’angolo tra Fairfax Avenue e Wilshire Boulevard a Los Angeles in California. Da questa posizione strategica è pronto ad accogliere visitatori da tutto il mondo proponendo loro mostre, proiezioni, collezioni inclusive e accessibili e programmi che illuminano il passato, il presente e il futuro del cinema.

[ Renzo Piano – Project of the l’Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the R.P.B.W. ]
Progettato da Renzo Piano, il museo è stato realizzato in nove anni, con un budget di circa 400 milioni di dollari che supera quello di qualsiasi film di successo mai realizzato. All’archistar italiana è stato chiesto di progettare una struttura polivalente che molto probabilmente diverrà il più rappresentativo museo della famosa “Miracle Mile” e per farlo l’architetto genovese e lo studio RPBW sono partiti da un edificio preesistente, il Saban Building.

L’edificio, un tempo grande magazzino della May Company, che era un po’ “La Rinascente” dei californiani, poi ribattezzato Saban Building, risale alla fine degli anni Trenta e rappresenta un fiero esempio del cosiddetto “Streamline Moderne”, ovvero quello stile architettonico di derivazione Art Déco che richiama per forme ed elementi il mondo navale.

[ The May Company Building, now at the Saban Building – © Downtowngal (CC BY-SA 4.0) ]
L’intervento, che ha dato nuova vita a un edificio storico della città, viene descritto dallo stesso Renzo Piano come «l’opportunità di onorare il passato creando una struttura poliedrica per il futuro, anzi, per la possibilità di molti futuri. Lo storico Saban Building è un meraviglioso esempio di stile “Streamline Moderne”, che preserva il modo in cui le persone immaginavano il futuro nel 1939. Le aggiunte all’edificio che risalgono al 1946 sono state rimosse e sostituite con una “bolla sferica” che racchiude il David Geffen Theatre da 1.000 posti e una terrazza sovrastante, la Dolby Family Terrace, con vista su Hollywood.

[ The Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the A.M.F. / Joshua White / JW Pictures ]
La nuova struttura, lo “Sphere Building”, è una forma che sembra sollevarsi da terra nel perpetuo, immaginario viaggio attraverso lo spazio e il tempo che va al cinema. Collegando queste due esperienze creiamo qualcosa che è esso stesso come un film. Si passa da una sequenza all’altra, dalle gallerie espositive al cinema e alla terrazza, e tutto si fonde in un’unica esperienza. I visitatori saliranno attraverso una nuova “spina dorsale” a circolazione aperta, attraverseranno spazi dinamici e interattivi in uno degli edifici storici più iconici di Los Angeles e arriveranno, fluttuando sopra la città sull’eterea terrazza della “bolla”. Emergerà un dialogo tra l’edificio esistente (“gravitas”) e l’estensione (“levitas”) e con esso un discorso tra ombra e luce».

[ The Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the A.M.F. / iGuzzini ]
Renzo Piano, in un’intervista rilasciata lo scorso anno al quotidiano “la Repubblica” ha spiegato che «l’Academy Museum of Motion Pictures non è un museo nel senso tradizionale. Non pretende di cristallizzare la storia del cinema, bensì di accoglierne il futuro. Già sono programmate qui centinaia di anteprime. Sarà il luogo dove tanti potranno sentirsi parte di una comunità di appassionati, dove i cineasti si spiegheranno, faranno scuola, sperimenteranno. È più una fabbrica che un museo.

La velocità del cambiamento che è tipica del cinema (scienza, arte e tecnica, la definisce l’Academy) qui viene assecondata. Quand’ero ragazzo io, nelle sale cinematografiche c’erano ancora le ballerine da avanspettacolo e il pianista che suonava dal vivo. Lo dico per ricordare quante stagioni ha conosciuto il cinema, quanto si è reinventato non solo negli ultimi cento, ma anche negli ultimi vent’anni. L’Academy Museum ha 16 proiettori per seguire tutte le metamorfosi tecnologiche già note, dal cinema muto al tridimensionale: altre ne verranno, e questo edificio ha la flessibilità per accoglierle.

[ The Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the A.M.F. / Iwan Baan Studios ]
L’ambizione di farne un vascello sperimentale è cresciuta strada facendo, con amici e compagni di strada come Steven Spielberg e Joel Coen e tanti altri abbiamo voluto introdurre qui la dimensione della ricerca tecnologica. Fra l’altro, il vascello del museo lievita su otto ammortizzatori che sono altrettanti assorbitori di energia. L’edificio può rimanere praticamente immobile anche qualora la terra sottostante oscilli di due piedi, circa 70 centimetri. Tra le novità tecnologiche c’è un’antenna al carbonio, applicata alle macchine di proiezione, che oscilla con il vento…

Superati gli anni Ottanta, ogni tanto mi succede di fermarmi a guardare indietro, e ho ancora negli occhi la meraviglia della prima volta in cui mi sono avvicinato ad altre forme di arte. Tutti i miei edifici incontrano il tema della rappresentazione, della semantica. Fin dalla sua nascita l’architettura è stata simbolica. Cimentarsi con un ritratto del cinema è affascinante, perché il suo dialogo con l’architettura è costante: registi, maestri della fotografia, architetti, siamo tutti impegnati a giocare con il rapporto tra luci e ombre. Nell’Academy Museum il movimento continuo dalla luce all’ombra è illustrato anche dai ponti che collegano lo “Sphere Building” con l’edificio preesistente della May Company che ospiterà tante esposizioni».

[ The Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the A.M.F. / Joshua White / JW Pictures ]
L’Academy Museum, nel corpo originario ristrutturato di oltre 4600 metri quadrati racchiude, fra l’altro, un teatro e spazi culturali al piano interrato, una lobby con galleria d’arte, un ristorante e negozi al piano terra. Il cuore del percorso espositivo lo si trova invece al primo piano e prosegue al secondo, terzo e quarto piano con varie sale destinate ad accogliere le mostre permanenti e temporanee. L’ultimo piano è infine destinato ai cosiddetti “special events”. All’interno della sfera, collegata al corpo principale tramite dei ponti, si trova il David Geffen Theatre e la Dolby Family Terrace.

[ The Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the Academy Museum Foundation (A.M.F.) ]
Ma qual è l’itinerario da seguire all’interno dell’Academy Museum per ammirare tutte le proposte espositive? Questo è il consiglio che la rivista “Business People” lo scorso anno dava ai propri lettori: «La visita ha inizio al piano terra presso la “Spielberg Family Gallery”, all’interno della “Grand Lobby” del Saban Building. Si tratta di una sezione introduttiva, completamente gratuita, che offre una rapida immersione nella storia del cinema, dai fratelli Lumière ai giorni nostri. Ma per entrare nel cuore del museo bisogna raggiungere lo spazio espositivo “Stories of Cinema”, tra il secondo e il terzo piano dell’edificio presso “Wanda” e “Rolex” Galleries.

Un lungo percorso dove è possibile esplorare l’evoluzione della settima arte attraverso aree realizzate in collaborazione con premi Oscar quali Spike Lee, Pedro Almodóvar, la compositrice Hildur Guonadottir e il sound designer Ben Burtt. In questo modo i visitatori sono aiutati ad approfondire lavori, passioni e influenze di questi grandi artisti. La “George Lucas Family Foundation” ha abbracciato la missione educativa del Museo offrendo una sovvenzione che garantisca per sempre l’ingresso gratuito ai visitatori di età pari o inferiore ai 17 anni.

[ The Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the A.M.F. / Joshua White / JW Pictures ]
Non mancano poi importanti approfondimenti nel campo di effetti visivi, animazione (digitale e non) e stop-motion, sempre accompagnati da immagini in movimento, suoni, poster, oggetti di scena, bozzetti, fotografie, pupazzi e molto altro. Al terzo piano, oltre a un’esposizione degli Academy Awards, è presente “Oscar Experience”: un ambiente immersivo che ricrea lo storico palcoscenico del Dolby Theatre di Hollywood, dove le più grandi figure del cinema ricevono i premi Oscar.

Allo stesso piano è collocata “The Path to Cinema: Highlights from the Richard Balzer Collection”, una mostra che indaga sulle fondamenta del cinema con un assortimento di oggetti precursori delle moderne tecnologie di proiezione, come lanterne magiche, zootropi, camere oscure e il primo proiettore cinématographe Lumière.

[ The Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the Academy Museum Foundation (A.M.F.) ]
Salendo di un piano troviamo la “Marilyn and Jeffrey Katzenberg Gallery”, che ospita imponenti esposizioni temporanee. Questa sezione è stata inaugurata da una retrospettiva sul celebre animatore giapponese Hayao Miyazaki, fondatore dello Studio Ghibli, eccellenza giapponese nel campo dell’animazione. All’interno è possibile visionare materiale di produzione originale come bozzetti, character designe, storyboard, layout, sfondi, clip e ambienti immersivi.

L’Academy Museum ha già annunciato che nel 2022 è il turno di una nuova mostra temporanea intitolata “Regeneration: Black Cinema 1898–1971”, sugli artisti e la cultura visiva del cinema nero in America e le sue molteplici espressioni, dai suoi primi passi al movimento per i diritti civili ed oltre. Infine, in un museo come questo non poteva mancare una vera e propria esperienza cinematografica. Per questo, all’interno sono presenti due sale con tecnologie allo stato dell’arte che consentono di proiettare film in ogni formato mai realizzato: il David Geffen Theater (1.000 posti) e il Ted Mann Theater (288 posti). Al loro interno, nel corso dell’anno si svolgeranno proiezioni, retrospettive e panel secondo un programma ben definito di carattere formativo».

[“The Oscars Experience” – “Rolex Gallery” – © courtesy of the A.M.F. / Joshua White / JW Pictures ]
Secondo me alcune sale disposte al terzo piano del Saban Building sono assolutamente da visitare: “The Oscars® Experience” inclusa nella “East West Bank Gallery” e la “Rolex Gallery”. Rolex dispone di questa sala permanente quale “sostenitore fondatore” dell’Academy Museum. È uno spazio esperienziale con “Stories of Cinema” in cui le installazioni raccontano l’impatto della tecnologia, degli artisti, della storia e delle questioni sociali sul cinema. Lì è esposto anche il “Cosmograph Daytona”, già di proprietà del defunto attore e appassionato di corse automobilistiche Paul Newman.

[ The Academy Museum of Motion Pictures – © courtesy of the Academy Museum Foundation (A.M.F.) ]
Portati al polso con “nonchalance” da grandi attori, gli orologi Rolex sono apparsi in innumerevoli film del passato. A quei tempi, gli attori indossavano gli orologi non per motivi di sponsorizzazione, ma per genuina ammirazione verso il marchio e per il potere e l’idea di successo che gli orologi davano ai loro ruoli. «Rolex è stato legato al mondo del cinema per decenni, dalle apparizioni dei suoi orologi in film iconici, al supporto del nostro marchio per i giovani registi cinematografici attraverso il suo programma di tutoraggio – ha affermato Arnaud Boetsch, direttore della comunicazione e dell’immagine Rolex ed ha quindi precisato – Il rapporto tra il marchio e l’industria cinematografica è stato però formalizzato solo nel 2017 attraverso la nostra partnership con l’Academy of Motion Picture Arts and Sciences. C’è una corrispondenza naturale tra Rolex, l’Academy, il museo e il mondo del cinema. Siamo uniti nella nostra comune ricerca dell’eccellenza, nello spingere sempre i limiti, reinventare le nostre industrie ed essere fonte di ispirazione per le persone e la società».

[ Haile Gerima – Sophia Loren – © Stefanie Keenan / Getty Images for Academy Museum of Motion Pictures ]
Sponsorizzata da Rolex e con il supporto di JP Morgan, lo scorso 25 settembre – nell’ambito di una settimana di celebrazioni culminate con l’inaugurazione pubblica del museo – l’Academy Museum of Motion Pictures ha ospitato una serata di gala co-presieduta da Jason Blum, Ava Duvernay e Ryan Murphy. Nel corso dell’“Opening Gala” sono stati consegnati il “Vantage Award inaugurale” a Haile Gerima, per il suo lavoro di regista che ha contribuito a contestualizzare e sfidare le narrazioni dominanti in ambito cinematografico e il “Visionary Award inaugurale” a Sophia Loren, per la sua inarrivabile carriera di attrice che ha fatto progredire l’arte del cinema. Anche Bob Iger, Annette Bening e Tom Hanks sono stati premiati con il “Pillar Award” per l’impegno profuso nella raccolta fondi per l’Academy Museum.

[ Opening Gala ©Stefanie Keenan / Getty Images for Academy Museum of Motion Pictures ]
Fra gli ospiti d’onore dell’evento anche un altro italiano, Renzo Piano, il progettista dell’Academy Museum of Motion Pictures. Alla serata benefica – che ha fruttato oltre 11 milioni di dollari – ha presenziato la crème della società californiana che si è riunita per sostenere il nuovo museo che promuove la comprensione, la celebrazione, la conservazione e la diffusione nel presente e nel futuro del cinema a livello globale.

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