- Blitz in via Bellerio. I pm: ‘Esborsi per esigenze personali di familiari del leader‘ (LEGGI). Il tesoriere Belsito indagato per appropriazione indebita, truffa e riciclaggio: ‘Nulla da nascondere‘. Uno degli indagati nell’ambito dell’inchiesta avrebbe favorito la ‘ndrangheta. Maroni: ‘E’ ora di fare pulizia’. Radio Padania: ‘Presi di mira da poteri forti’. Chi è Belsito/Scheda. Su Twitter la ‘rivincita’ di Roma: ‘legaladrona’.
(Adnkronos) – Il tesoriere della Lega, Francesco Belsito avrebbe distratto soldi per sostenere i costi della famiglia Bossi. E’ quanto emerge dal decreto di perquisizione eseguito questa mattina a via Bellerio, sede storica del partito a Milano, dalla Guardia di finanza e dai carabinieri. Il tesoriere risulta indagato nell’ambito dell’inchiesta, mentre, secondo quanto riportano fonti giudiziarie, né Bossi né i suoi familiari sarebbero coinvolti nell’indagine.
Nel decreto di perquisizione, la procura di Milano fa riferimento ad una ‘nota proveniente dal Noe diretta dall’autorità giudiziaria di Napoli’ la quale, si legge ‘fornisce elementi inequivocabili circa il fatto che la gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuto nella più completa opacità fin dal 2004’.
In particolare Belsito, si legge ancora ‘fin da quando ha cominciato a ricoprire l’incarico di tesoriere ha alimentato la cassa con denaro non contabilizzato ed ha effettuato pagamenti e impieghi anch’essi non contabilizzati o contabilizzati in modo inveritiero’.
Tra questi impieghi emergono i ‘costi della famiglia, intendendosi per tali gli esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati. Tali atti di disposizione, in ipotesi non riconducibili agli interessi del partito e contrari ai suoi vincoli statutari, hanno carattere appropriativo’. Per i magistrati milanesi ‘vi è la prova della falsità del rendiconto del 2010’.
Nell’inchiesta, che fa parte di un’indagine congiunta delle Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, Belsito, insieme all’imprenditore Stefano Bonet e all’uomo d’affari Paolo Scala , risulta indagato dagli inquirenti milanesi con l’accusa di appropriazione indebita aggravata in riferimento al denaro sottratto alla Lega Nord e per truffa ai danni dello Stato, in relazione a somme richieste per spese elettorali.
Bonet e Belsito rispondono anche di erogazioni concesse dallo Stato sotto forma di credito di imposta della società Siram, colosso dell’innovazione tecnologica. La Procura di Napoli, indaga, invece, per riciclaggio nei confronti di cinque persone.
Dal filone dell’indagine sul tesoriere che sta seguendo la Procura di Reggio Calabria emerge che era Romolo Girardelli a procacciare affari a Belsito. Il faccendiere, indagato nell’ambito dell’inchiesta, avrebbe favorito l’attività di riciclaggio a favore della ‘ndrangheta. La procura di Reggio Calabria gli contesta l’aggravante di avere agevolato in particolare la cosca De Stefano di Reggio Calabria.
"Non abbiamo nulla da nascondere", ha dichiarato Belsito. Per quanto riguarda i fondi della Lega nord investiti in Tanzania, il tesoriere ha precisato che "sono tornati dalla Tanzania più di due mesi fa. Dopo la bagarre fatta dai giornali abbiamo ritenuto necessario disinvestire. I fondi sono di nuovo sui conti della Lega".
Era presente oggi in via Bellerio anche il pm Henry John Woodcock, che più tardi in Procura ha avuto un lungo colloquio con i magistrati milanesi. In seguito alla perquisizione sono arrivati nella sede del Carroccio il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, e alcuni dei vertici del Carroccio.
Sono una trentina gli obiettivi delle perquisizioni, Oltre a quelle a Milano, in particolare i militari della Gdf sono entrati nelle sedi della Siram. L’inchiesta dei magistrati milanesi ruota intorno agli investimenti fatti in Tanzania, passando anche per Cipro, con soldi che sarebbero stati sottratti alla Lega. A dare il via al capitolo che mira ad accertare l’illiceità di investimenti è stato l’esposto di un militante di base della Lega.
In relazione all’indagine negli ambienti giudiziari milanesi viene fatto notare che "non è un nuovo caso Lusi". In particolare, per il filone di indagine dove viene ipotizzata l’appropriazione indebita aggravata, si dice, la Lega è vittima. Diverso è il discorso per l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato. In questo caso, spiegano gli investigatori, si sta valutando l’utilizzo dei fondi che sarebbe stato non trasparente.