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Aumentano le foreste in Italia ma aumenta anche l’importazione di legname

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Una dimostrazione evidente del ritorno di forme di riscaldamento che sembravano dimenticate

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Nordest – ​Con la crisi e l’elevato prezzo dei combustibili in Italia sono tornate le stufe e si sono riaccesi i camini, con un aumento record del 25 per cento delle importazioni di legna da ardere nel 2013 rispetto all’anno precedente. E’ quanto rileva la Coldiretti in occasione della conferenza stampa del Corpo forestale dello Stato sul tema “Evoluzione delle foreste italiane in un Paese che cambia” nell’evidenziare che il nostro Paese, con l’importazione di ben 3,8 miliardi di chili di legna da ardere nel corso di tutto il 2013, è diventato il primo importatore mondiale di legna da ardere.

Una dimostrazione evidente del ritorno di forme di riscaldamento che sembravano dimenticate dovuto – precisa la Coldiretti – al crescente interesse verso una forma di energia che è diventata competitiva dal punto di vista economico oltre ad essere piu’ sostenibile dal punto di vista ambientale. Una tendenza dovuta – sostiene la Coldiretti – in parte alla riapertura dei camini nelle vecchie case ed alla costruzione di nuovi ma anche ad una forte domanda di tecnologie piu’ innovative nel comparto delle stufe a legna, delle caldaie e pellets dove l’industria italiana soddisfa oltre il 90 per cento delle domanda sul mercato interno mentre destina quasi un terzo della produzione nazionale alle esportazioni.

“Appare quindi evidente l’importanza di rilanciare la gestione dei boschi che, oltre alle valenze territoriali, sociali e paesaggistiche, potrebbe contribuire in modo decisivo anche al raggiungimento degli obiettivi del piano d’azione nazionale, fornendo biomassa ottenuta con metodi sostenibili sia nella produzione che nel taglio” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare la nuova stima della superficie forestale di quasi 11 milioni di ettari, con un aumento di oltre 600 mila ettari rispetto a 9 anni fa evidenziata dal Corpo Forestale dello Stato.

Il potenziale economico dei boschi italiani rimane ancora inespresso e il mercato del legno mostra una crescente dipendenza dall’estero perché l’offerta nazionale di legname risulta insufficiente anche a soddisfare la domanda delle industrie di trasformazione che – ha ricordato Moncalvo – sono dipendenti dall’estero per oltre il 70 % del materiale legnoso utilizzato. Servono scelte di gestione economica delle risorse forestali, che devono contemporaneamente riuscire a garantire – ha precisato il presidente della Coldiretti – l’approvvigionamento di materie prime e prodotti forestali per le filiere industriali, lo sviluppo socio-economico delle popolazioni locali, la conservazione degli ecosistemi e il loro stato di salute e non ultima, anche la loro fruibilità turistica.

Eppure vale la pena riflettere sul fatto che – ha concluso Moncalvo – oltre l’86,6% della superficie forestale nazionale è sottoposta a forme di vincolo idrogeologico, ma solo il 15,7% dei boschi italiani (1,3 milioni di ettari) è sottoposto a una pianificazione di dettaglio, strumento fondamentale per garantire l’offerta di servizi ecosistemici in equilibrio con quella di prodotti commerciali come il legname ad uso industriale e la legna da ardere.

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