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Alcol, “Dati allarmanti” per il Codacons: prima bevuta a 12 anni

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Dati "allarmanti", secondo il Codacons – Quelli diffusi dal Ministero della Salute sul consumo di alcol tra i giovani che "impongono provvedimenti immediati da parte delle istituzioni, anche per limitare il numero di decessi legati direttamente o indirettamente all’alcol".

"Il vero problema è che mancano del tutto i controlli e nei locali vige l’anarchia più assoluta in fatto di vendita di alcolici ai minori – afferma il presidente Codacons, Carlo Rienzi – La prima misura da attuare è l’innalzamento da 16 a 18 anni dell’età minima per la vendita di alcolici, associata a controlli serrati su tutto il territorio e sanzioni severe contro i trasgressori".

"Per tutelare i giovani dai rischi dell’alcol è indispensabile poi un giro di vite contro le cosiddette bevande ‘alcopop’, ossia bevande con gradazione alcolica compresa tra 5 e 6 gradi travestite da innocui succhi di frutta, dirette a colpire proprio i più giovani e a creare assuefazione. Infine – conclude Rienzi – chiediamo di vietare anche in Italia la pubblicità dei prodotti alcolici, così come avviene in altri paesi; pubblicità immorale che spesso enfatizza improbabili effetti positivi dell’alcol".

Il primo bicchiere a 12 anni –
Sono oltre 9 milioni (il 15,9% della popolazione) i bevitori "a rischio". Il primo "bicchierino" si manda giù prestissimo, a poco più di 12 anni, contro una media europea, di 14,6 anni e il 17,6% di ragazzi, tra gli 11 e i 15 anni, circa mezzo milione, consuma abitualmente bevande alcoliche, in un’età al di sotto di quella legale e per la quale il consumo consigliato di alcol è pari a zero. A finire sotto accusa sono soprattutto le nuove mode del bere, importate dall’estero, come il binge drinking, consumi occasionali di alcol ad alta intensità, che interessa un italiano su 3, almeno una volta a settimana.

È questa la fotografia sul consumo di alcol nel Belpaese, scattata dal ministero della Salute, nella sua relazione annuale, relativa al 2007-2008, trasmessa ai presidenti di Camera e Senato, a metà gennaio. «La bassa età del primo contatto con le bevande alcoliche – ha sottolineato il ministro della Salute Ferruccio Fazio – è l’aspetto di maggiore debolezza del nostro Paese nel confronto con l’Europa e su cui bisogna agire subito e in fretta, soprattutto in termini di prevenzione».

Rispetto ad altri Paesi, evidenzia la relazione, l’Italia presenta una minore prevalenza di consumatori di bevande alcoliche e una minore diffusione del binge drinking. Tuttavia, fra coloro che consumano alcol, ben il 26% lo fa quotidianamente (il doppio della media europea), il 14% lo fa da 4 a 5 volte a settimana (valore più alto in Europa) e il 34% pratica il binge drinking almeno una volta a settimana (contro il 28% della media europea). Cresce poi nel tempo la prevalenza delle donne consumatrici e nei ricoveri ospedalieri risulta in aumento la percentuale di diagnosi ospedaliere per cirrosi epatica alcolica in rapporto alle altre diagnosi (+ 6,5 punti percentuali dal 2000 al 2006). Nel 2008, si sono contati inoltre circa 60mila alcol-dipendenti, con una spesa complessiva (convenzionata e non) pari a circa 4,4 milioni, più o meno in linea con quella sostenuta nel 2007.

Lo studio focalizza poi l’attenzione sui giovani. A rischio è soprattutto il consumo di alcol fuori pasto, che ha riguardato, nel 2008, il 31,7% dei maschi e il 21,3% delle femmine di età compresa fra gli 11 e i 24 anni. Nella stessa fascia di età, il 13,2% dei maschi e il 4,4% delle femmine ha praticato il binge drinking. Spicca poi come tra i 14 e i 17 anni la "bevuta fuori pasto" abbia conosciuto, dal 1995 al 2008, un vero e proprio boom, passando dal 12,9 al 22,7% tra i maschi e addirittura dal 6 al 14,4% tra le femmine. E i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano ormai il 10% degli utenti in trattamento nei servizi alcologici territoriali del Ssn. Dati che si riflettono sui numeri (tragici) degli incidenti stradali: 29.672 feriti di 30-34 anni e 432 morti di 25-29 anni nel 2007, e l’ebbrezza da alcol ha rappresentato, sempre nel 2007, il 2,09 % del totale di tutte le cause di incidente stradale rilevate.

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