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60 anni fa la tragedia della miniera di Marcinelle

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Una targa  ricorderà i caduti veneti e i loro colleghi italiani e stranieri

Marcinelle

Venezia – Dino Dalla Vecchia di Sedico, Giuseppe Polese di Cimadolmo, Mario Piccin di Codognè, Guerrino Casanova di Montebelluna, Giuseppe Corso di Montorio Veronese: sono i nomi degli emigrati veneti che, insieme ad altri 257 colleghi, dei quali 131 italiani come loro, persero la vita nella tragedia della miniera di Bois di Cazier, in Belgio.

Accadde l’8 agosto di 60 anni fa e fu una delle più grandi tragedie sul lavoro della storia con 262 minatori morti.
“Come ogni anno – dice il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia – li ricordiamo con tristezza, affetto, stima, riconoscenza. Uomini poveri, uomini veri, che hanno portato in tutto il mondo la bandiera di un’emigrazione seria, rispettosa, disposta al sacrificio nei lavori peggiori, più pericolosi e umili: erano loro la vera grande risorsa per le Nazioni dove andavano. E quest’anno, in occasione del 60° della carneficina di Marcinelle, a Bois du Cazieres ci sarà un segno concreto del ricordo del Veneto e dei Veneti”.
Zaia si riferisce alla cerimonia che si terrà domani, sabato 6 agosto alle ore 17, proprio a Bois du Cazieres, dove verrà posta una targa commemorativa della Regione Veneto.
“Vuole essere il segno visibile di sentimenti che spesso le parole non riescono ad esprimere fino in fondo – dice Zaia – e vorrei che a questa targa tutti dessero il significato di una carezza di tutto il Veneto, popolo e istituzione regionale, ai nostri conterranei e a tutti gli altri loro colleghi, italiani e stranieri, che hanno messo in gioco e hanno perso la loro vita per dar da mangiare alle loro famiglie e per non rinunciare alla loro dignità”.
“La storia di Marcinelle e dei suoi martiri – conclude Zaia – è un grande insegnamento anche per le giovani generazioni, cresciute per fortuna in un ben diverso contesto economico e sociale: Montebelluna, Codognè, Cimadolmo, Sedico, Montorio, sono oggi conosciuti centri del Nordest del miracolo economico anche grazie a Dino, Giuseppe, Mario, Guerrino, Giuseppe, al loro lavoro, al loro sacrificio, al loro esempio”.

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