La poliedrica artista nippo-americana, conosciuta soprattutto per essere stata la moglie e la musa ispiratrice di John Lennon, ha festeggiato lo scorso 18 febbraio il 90° compleanno. Nonostante che da alcuni anni si sia ritirata dalla vita pubblica per motivi di salute, sovraintende ed avvalla ancora le mostre che le hanno dedicato in questo ultimo triennio importanti istituzioni museali quali il Kunsthaus di Zurigo, la Vancouver Art Gallery dell’omonima citta canadese, le Serpentine Galleries di Londra e l’Hungarian National Museum di Budapest
NordEst – «Quando si parla di un’artista come Yoko Ono si devono fare i conti con una serie di stereotipi. Buona parte della critica e una parte dei fans dei Beatles, l’hanno marchiata come la colpevole dello scioglimento dei “Fab Four”. Si vuole spesso vederla come una specie di strega che ha plagiato John Lennon e ha approfittato del suo matrimonio con lui per emergere. Ma spesso si dimentica che la Ono artista esisteva già da ben prima del suo incontro con Lennon, che i Beatles erano già in crisi da prima del suo arrivo e che lei è una donna che negli anni ha fatto tanta arte e quindi merita rispetto. Sopravvivendo a critiche e vicende personali pesanti, senza mai smettere di sperimentare. Per fortuna, decennio dopo decennio, la sua figura è stata rivalutata.
Nel 1956 Yoko si sposa per la prima volta, con il compositore Toshi Ichiyanagi. I due divorziano nel 1962 e in questo stesso anno l’artista sposa il jazzista e produttore statunitense Anthony Cox. Anche questo matrimonio termina presto, già nel 1964. La custodia della figlia nata dall’unione, Kyoko Chan Cox, dopo il divorzio, è assegnata in forma permanente alla Ono. Tuttavia nel 1971 Kyoko Chan è rapita dal padre e scompare. La Ono ritroverà sua figlia solo nel 1998 – puntualizza Valeria Salamone e continua – la carriera artistica di Yoko Ono inizia all’interno del Fluxus, un’associazione di artisti d’avanguardia, che si sviluppa nei primi anni Sessanta. Lei è proprio una dei primi esponenti del movimento ed anche dell’arte concettuale e della performance.
Suona pianoforte e tastiera. Ha pubblicato 28 album di cui sette con John Lennon (Unfinished Music No. 1. Two Virgins – Unfinished Music No. 2. Life with the Lions – Wedding Album – Live Peace in Toronto 1969 – Some Time in New York City – Double Fantasy – Milk and Honey). Ma Yoko è anche una grande attivista politica, una figura entrata nella cultura di massa con le sue provocazioni e la sua sperimentazione continua. Ha sostenuto diverse cause femministe e campagne a favore delle persone LGBTQ+. Ha diffuso messaggi di pace: in questo senso, l’operazione più nota è la performance realizzata col marito John Lennon alla fine degli anni Sessanta, “Bed-In”, una protesta pacifica contro la guerra del Vietnam».
Così nel dicembre 2021 il media online “Newsic.it”, riprendendo un comunicato stampa del museo elvetico, promuoveva l’evento: «Yoko Ono è una delle artiste più influenti dei nostri tempi. Le sue performance e le sue azioni degli anni Sessanta e Settanta del Novecento sono da tempo considerate di culto; alcune di esse vengono ora rimesse in scena ed esibite al Kunsthaus Zürich. L’artista è coinvolta personalmente nell’ideazione della mostra. Yoko Ono si è occupata fin dagli inizi della sua carriera di importanti argomenti politico-sociali, che ancora oggi rivestono una grande rilevanza: è infatti impegnata da sempre per la pace nel mondo e per la causa femminista. Le idee hanno sempre avuto un ruolo centrale nella sua opera: a volte sono formulate in modo giocoso e umoristico, altre volte in modo radicale, altre ancora in maniera poetica; l’artista ne trasforma alcune in oggetti, mentre di altre preserva l’immaterialità. L’opera artistica di Yoko Ono rispecchia tale diversità con sculture, opere su carta, installazioni, performance, film e musica. Per allestire la mostra, la curatrice del Kunsthaus Mirjam Varadinis ha selezionato circa 60 opere insieme a Yoko Ono e a Jon Hendricks, suo curatore e amico di lunga data. Punto di partenza della maggior parte delle opere sono i cosiddetti “Event Scores” o “Instructions” molti dei quali sono stati pubblicati da Yoko Ono in una prima edizione del 1964 del celebre libricino quadrato “Grapefruit”.
L’artista scelse il titolo “Grapefruit (pompelmo)” perché vedeva tale frutto come un ibrido, nato dalla combinazione di arancia e limone; anche lei stessa si percepiva come un ibrido – tra il Giappone e l’America, tra Oriente e Occidente, tra arti visive, musica e performance. La molteplicità della sua opera creativa rende Yoko Ono un’artista attuale: oggi infatti i confini fra le discipline artistiche sono sempre più permeabili. La concezione del pubblico come performer e la messa in scena dell’individuo nel quotidiano attraverso i social media hanno ormai assunto un’importanza fondamentale.
È previsto il coinvolgimento dei visitatori su più livelli. Quella di Yoko Ono è la prima mostra dedicata all’artista da un grande museo svizzero e allo stesso tempo è la prima mostra personale di un’artista internazionale allestita nella sala medio-grande per esposizioni temporanee del nuovo edificio dell’archistar David Chipperfield, inaugurato lo scorso ottobre».
Dalla collaborazione fra le Serpentine Galleries di Londra – dapprima con “ClearChannel” e poi con la “piattaforma CIRCA”– sono scaturite invece due delle più singolari mostre multimediali di Yoko Ono del biennio 2021/2022 denominate “I Love You Earth” e “Imagine Peace”.
Memore dell’amore di Yoko Ono per la natura e dell’impegno da lei profuso in tutta la sua vita per le cause umanitarie e sociali, in occasione del suo novantesimo compleanno il figlio Sean le ha regalato un albero dei desideri “virtuale” – postato sulla pagina web di seguito – ed ha sollecitato i fan della madre ad esprimere i loro desideri virtuali auspicando che i medesimi riguardino soprattutto tematiche connesse ai cambiamenti climatici e alla pace nel Mondo.
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