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Veterinari contro abbandono, al via la campagna ‘Portiamoli con noi’

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 “Portiamoli con noi: abbandonarli è un reato penale e un diritto morale”

cane

NordEst – E’ il ‘leitmotiv’ della prima campagna contro l’abbandono degli animali voluta dai veterinari italiani, realizzata con la collaborazione dell’Ufficio diritti animali della Provincia di Milano, della Regione Lombardia e dell’Ordine dei medici veterinari della provincia di Milano. L’obiettivo è sensibilizzare gli italiani, informandoli su quanto l’abbandono possa incidere non solo sulla salute degli amici a quattro zampe, ma anche sulla salute pubblica alimentando il randagismo. E generando al contempo costi importanti per il sistema Paese, per il mantenimento di canili e gattili.

La sola Lombardia nei 65 canili pubblici conta circa 4.500 animali, con un costo totale per il solo ricovero di 6.750.000 euro. A livello nazionale, secondo i dati del ministero della Salute esistono 915 strutture autorizzate di ricovero, tra canili sanitari e rifugi pubblici e privati convenzionati, che ospitano circa 150 mila cani, oltre a un numero stimato di circa 700 mila cani randagi. Il solo mantenimento dei cani presenti nelle strutture autorizzate è pari circa 220 milioni di euro l’anno. Spese alle quali devono aggiungersi i costi relativi alla cattura degli animali vaganti, alle sterilizzazioni di cani e gatti senza proprietario, i costi indiretti dovuti alle aggressioni, agli incidenti stradali, ai danni da predazione al bestiame domestico e alle specie protette. Per tutto questo il governo stanzia 332 mila euro.

I numeri sui gatti sono meno precisi, ma si stima la presenza 21.315 colonie feline (dati forniti solo da 10 Regioni e Province autonome, per l’anno 2011), con un numero presunto di circa 3.000.000 di gatti liberi.

Costi a parte, la letteratura e gli studi veterinari confermano che l’abbandono scatena nell’animale che ha perso il proprio punto di riferimento “una disperazione assimilabile a quella umana. E’ una condizione talmente stressante e traumatica – assicurano gli esperti – da innescare comportamenti anomali che sfociano in veri e propri stati d’ansia di difficile gestione. Vere e proprie patologie comportamentali, che rendono difficile il possibile successivo reinserimento in una nuova famiglia condannando l’animale non solo a rinunciare alle abitudini familiari a cui fino a quel momento era abituato, ma anche a finire la propria vita in una struttura di accoglienza.

Infine, “abbandono significa anche randagismo. Un fenomeno preoccupante per la possibile diffusione di pericolose malattie all’uomo – avvertono i veterinari – e che anche in questo caso implica un costo economico e sanitario a carico dell’intera popolazione italiana.

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