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In media una donna ogni 500 in Veneto chiede aiuto perché vittima di violenza

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Spesso si tratta di immigrate, ma cultura e religione non giustificano violenza e sottomissione

burqua

Venezia – “In media una donna ogni 500 in Veneto chiede aiuto perché vittima di violenza. E spesso sono donne immigrate, figlie o compagne di uomini che provengono da altre aree del mondo, di diversa cultura e spesso di fede islamica. Ad essere accolte nelle case rifugio e negli alloggi protetti sono soprattutto giovani donne di altre nazionalità -quattro su 5 – e la fascia di età più rappresentata è quella compresa trai 18 e i 30 anni. Questi numeri rappresentano solo la punta dell’iceberg, la parte visibile di un fenomeno sommerso di segregazione, violenze domestiche, maltrattamenti. La prima sfida da vincere è rendere le donne, tutte le donne, consapevoli della propria identità, dignità e diritti, libere da ogni sorta di discriminazione culturale o religiosa”.

E’ quanto ha affermato l’assessore al sociale della Regione Veneto intervenendo nell’aula magna dell’istituto comprensivo Toti, a Musile di Piave, in dialogo con il giornalista scrittore Magdi Allam sul tema “L’Islam e le donne”.

“L’esperienza dei centri antiviolenza, degli sportelli rosa, le testimonianze delle forze dell’ordine e del personale medico e paramedico dei Pronto Soccorso – ha aggiunto l’assessore – ci mettono a confronto con modelli, per noi alieni, di sudditanza culturale, di gestione padronale dei rapporti con le mogli e le figlie, di violenza nascosta che relega la donna in una condizione di inferiorità. Shirin Ebadi, avvocato, prima donna magistrato in Iran, attivista dei diritti umani, premio Nobel per la pace nel 2013, costretta all’esilio e a vivere sotto scorta per la sua battaglia a favore della democrazia, dei diritti e delle donne, ci ha detto, in una intervista di qualche anno fa che “la libertà nel mio paese comincerà dalle donne”. E’ questa la sfida che ci aspetta oggi: investire nella scuola, nella cultura, nell’associazionismo per e tra donne, coinvolgendo le donne di cultura islamica che hanno saputo emanciparsi da pregiudizi e condizionamenti culturali, per fare delle bambine, delle ragazze e delle giovani donne di oggi le prime paladine della dignità e delle pari opportunità del genere femminile”.

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