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Trento, ricordando Gorfer: “Difendere il paesaggio è difendere la propria identità”

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Tafner ricorda un giornalismo oramai scomparso

gorfer incontro

Besenello (Trento) – Mai sede di incontro fu più indicata. Besenello parla della salvaguardia del paesaggio e lo fa guardando all’economia distruttiva, alle cave, alla Tav, alla Valdastico Nord… L’occasione è scaturita dall’omaggio alla figura di Aldo Gorfer, pioniere del paesaggio, per voce dei giornalisti Franco De Battaglia e Sandra Tafner e alla presenza di Giuseppe Gorfer, figlio del noto saggista che usava citare Fernand Braudel affermando che il paesaggio è “come la nostra pelle”. E come la nostra pelle “la terra è condannata a conservare la traccia delle vecchie ferite”.

Presenti all’incontro sindaco e vicesindaco di Besenello che hanno ribadito l’intenzione a resistere dinnanzi a opere distruttive come la Tav e la Valdastico. “Ci muove una passione civile e per questo il nostro Prg ha limitato l’edificabilità. Rivendichiamo i valori della costituzione: il diritto alla saluta e l’art. 9 che salvaguardia l’ambiente, perché siamo convinti che ciò che ci circonda costruisce anche l’interno delle persone.

La Comunità della Vallagarina che è ente promotore dell’evento che si inserisce nella rassegna “Tra le pagine del paesaggio. Mostra dell’editoria della Vallagarina” ha voluto rendere omaggio a Gorfer per ricordare i pionieri dell’ambiente. In sala Giuseppe il figlio del noto giornalista ha ricordato il messaggio del padre che tutt’ora vive nei suoi libri: il bisogno di comprendere il paesaggio che – ha detto – è come un’opera d’arte che la gente può modificare ma sempre nel rispetto della sua primaria identità.

Il giornalista Franco De Battaglia nel rilevare la giusta collazione dell’incontro in un Comune seriamente minacciato a diventare uno svincolo autostradale ha detto che se ciò dovesse accadere sarebbe “un suicidio per il Trentino. Difendere il paesaggio è difendere se stessi, la propria identità e la propria integrità. Non per nulla – ha spiegato De Battaglia – i regimi cercano di umiliare i paesaggi, di stravolgerli, di annullarli.”

Il giornalista ha poi spiegato come il paesaggio sia una somma di tempi, dove la storia lascia le proprie stratificazioni, ma anche seme dinamico, seme che cresce.
Di Gorfer è stato ricordato il suo concetto di tristezza dell’uniformità, per lui “La malinconia veniva soprattutto dal livellamento culturale che ha sterilizzato quel seme protagonista per secoli delle movenze umane sul territorio. La spiccata originalità del Trentino – diceva – è data dall’estrema varietà dei suoi paesaggi. Eppure in questa varietà si ravvisa una sorprendente diversità che conduce paradossalmente all’unità.

Il Trentino infatti può essere considerato un’“unità nelle diversità.” E si domandava se questa “tristezza dell’uniformità” non stesse avvinghiando la nostra società. Alla giornalista Sandra Tafner il compito di tratteggiare la figura di Aldo Gorfer nel suo essere giornalista. Nel ripercorrerne la carriera la Tafner ha regalato uno spaccato di storia del giornalismo. Ha rievocato redazioni dove ancora non esistevano computer, ma c’erano i tipografi, i correttori di bozze e i giornalisti andavano in strada a parlare con la gente. Di Gorfer ha detto che era un umanista, che riteneva indispensabile la traduzione della cronaca in modo comprensivo alla gente. Un giornalista orgoglioso d’esserlo, così come era orgoglioso della sua identità di trentino.

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