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A Primiero dopo i No DAD, buona partecipazione al Sit-in delle categorie economiche (VIDEO)

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Sabato 3 aprile, terza manifestazione in centro a Fiera di Primiero delle categorie economiche delle Valli di Primiero Vanoi Mis. Iniziative che si moltiplicano in queste ore in molti territori del NordEst

Primiero (Trento) – Dopo le due proteste dei giorni scorsi sui prati in zona Navoi e in centro a Fiera, per dire no alla didattica a distanza, a Primiero sono scesi in piazza sabato 3 aprile anche le categorie economiche, fortemente provate da questa situazione di stallo.

Una iniziativa nata in pochi giorni, con un tam tam social che ha presto richiamato moltissimi primierotti all’appello grazie ad un gruppo whatsapp di coordinamento, dove si sono decise anche le iniziative. Dalle vetrine oscurate agli abiti scuri, per enfatizzare la contestazione a poche ore dalla Pasqua, che di solito era giorno di turismo e vacanze per l’intera comunità.

Le ragioni della protesta

“Manifestiamo a Primiero in segno di protesta – spiegano due dei principali promotori dell’iniziativa locale, Roberto Marcon e Cecilia Scalet -, contro la chiusura ingiustificata delle nostre attività – ancor più dinanzi ad una percentuale assai esigua di contagi nel nostro territorio-, per la scarsa attenzione della politica centrale al nostro grido di dolore dopo oltre un anno di sacrifici e per i ristori che si prospettano assolutamente inadeguati.

Ci siamo uniformati a tutte le prescrizioni che ci sono state richieste, sostenendone -senza nulla obiettare- i relativi costi. Ma in risposta abbiamo avuto solo imposizioni di chiusure! Chiediamo inoltre a gran voce che la Provincia ascolti le nostre voci e che consideri la proposta, in un confronto con il Governo centrale, di valutare le peculiarità dei territori di montagna come i nostri, creando delle microzone, in relazione agli indici di contagiosità territoriali, permettendo non solo l’apertura ma soprattutto la sopravvivenza di tutte le nostre attività.

Ulteriori chiusure, ancor più in assenza totale di turismo, non sono più compatibili per una continuità aziendale, con il concreto rischio di possibili chiusure definitive di attività con conseguenti perdite di servizi e occupazionali per l’intero nostro territorio”.

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