A pochi è noto che Vittorio Emanuele III sia transitato anche nel Primiero
di Ervino Filippi Gilli
Primiero (Trento) – In questi giorni in cui infuria la polemica per il ritorno delle spoglie mortali di Vittorio Emanuele III in Italia, mi piace ricordare che il “Re sciaboletta” (così chiamato per la sua bassa statura) passò anche per la Valle di Primiero durante la Prima Guerra Mondiale.
Erano i giorni concitati dell’inizio delle ostilità, precisamente il 4 agosto 1915, quando il Re, accompagnato dai suoi generali sfilava (senza però fermarsi) in Via Terrabugio. Ci racconta il passaggio Enrico Koch nel suo diario: “Alle due p.m. arrivo del Re VE in compagnia del capo di Stato Maggiore Gen. Porro si fermò alcuni momenti in piazza davanti il Sebastiano Gadenz [in Piazza Negrelli N.d.R.] indi proseguì verso Siror ritornando subito senza essere conosciuto.”
Per ricordare il passaggio i sindaci di tutti i paesi escluso Siror decisero (non si sa quanto spontaneamente) “onde ricordare degnamente il primo anniversario della Redenzione della Valle dal giogo straniero, di erigere nel capoluogo una lapide con l’Effige si S.M. Il Re Vittorio Emanuele III e di commemorare solennemente lo storico evento”.
L’inaugurazione fissata per il 4 giugno 1916, Festa dello Statuto, venne però posticipata al giorno 11 novembre 1916 (genetliaco del sovrano), a causa dell’andamento altalenante del fronte. Nel novembre 1917, con il ritorno a Primiero delle truppe austriache, il monumento (che era stato spogliato dell’effige del Re inviata a Roma) viene in parte demolito per “cercare dei scritti e liste di sottoscrizioni per l’effettuazione del monumento.”
Con la fine della Grande Guerra il monumento viene ricostruito e davanti ad esso viene celebrata la festa del 4 novembre per alcuni anni. Che il Re fosse oggetto di scherno è cosa nota: oltre ad epiteti quali Sciaboletta o Tappo, anche la sua effige è fatta segno di continui sberleffi. “Il 27 maggio ad opera di ignoti venne fatto oggetto di scherno il busto a Vittorio Emanuele esistente in questo Capoluogo in quanto che sul capo dello stesso venne posto un vaso [da notte] a mo di berretto.” A questo punto il Commissario Prefettizio Pietro Turra decide di rimuovere il busto del re e depositarlo in qualche magazzino. Qui termina la storia ingloriosa di un monumento ad un Re che ben poco di buono ha fatto per l’Italia: è bene ricordare chi fu realmente Vittorio Emanuele III.
Innanzitutto il re della Guerra Italo – Turca durata dal 29/9/1911 al 18/10/1912 meglio conosciuta come guerra di Libia; il re che volle (o almeno avallò) l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, conflitto che, lo si pensi come una guerra di redenzione o di occupazione (al lettore la scelta), portò lutti in quasi tutte le famiglie d’Italia e distrusse l’economia di un continente (salvo come sempre gli arricchimenti di chi quella guerra la volle per interessi economici neanche tanto velati).
Permise inoltre l’ascesa del fascismo e di Mussolini e che nominò quest’ultimo primo ministro; fu il re che nel novembre 1925 firmò le cosiddette Leggi fascistissime con cui furono sciolti tutti i partiti politici (tranne il Partito Nazionale Fascista) e instaurata la censura sulla stampa.
Fu inoltre il re delle Leggi razziali contro gli Ebrei, di quelle leggi che poi permisero le deportazioni; avvallò l’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Poteva fare qualcosa contro Mussolini? Non lo si sa forse, ma sicuramente non fece nulla. Lo stesso re scappò l’8 settembre lasciando il Paese nel caos.
Ora, da quanto si legge sulla stampa in questi giorni, il pro nipote Emanuele Filiberto (noto più che per meriti particolari a favore del Paese per la sua partecipazione ad eventi mediatici), pretenderebbe di far seppellire i resti nella Capitale. Il nipote ha dichiarato più volte in queste settimane: “Giustizia sarà fatta quando tutti i sovrani sepolti in esilio riposeranno nel Pantheon di Roma”. Signor Emanuele Filiberto, si accontenti di quello che ha ottenuto: è già decisamente troppo.