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Violenza di genere, sottoscritto il Protocollo d’intesa. In Trentino un/a dipendente su due ha subito molestie sul lavoro

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E’ quanto emerge dalla ricerca condotta da Università di Trento e promossa dalla Cgil


 

Trento – Provincia autonoma di Trento, Commissariato del Governo per la Provincia di Trento, le Procure della Repubblica di Trento e Rovereto, Consorzio dei Comuni Trentini, Azienda provinciale per i servizi sanitari, Università degli Studi di Trento e da quest’anno Questura di Trento, Comando Provinciale dei Carabinieri, Federazione Trentina della Cooperazione e Fondazione Bruno Kessler, sono i firmatari del “Protocollo di intesa per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza di genere in Provincia di Trento”.

Un documento che si rinnova rispetto al passato e riflette oggi, l’impegno crescente delle istituzioni e della società civile nel contrastare questo grave problema. Con l’obiettivo di monitorare e comprendere meglio il fenomeno nella provincia di Trento, nonché di sensibilizzare e formare gli operatori, la firma del Protocollo di Intesa segna un passo significativo nel consolidamento di una rete di intervento, prevenzione e assistenza per le donne vittime di violenza.

Un patto che si consolida nel tempo. Giunto al suo quinto rinnovo il protocollo è funzionale alla prosecuzione e al rinforzo della rete antiviolenza nella promozione di azioni sempre più qualificate ed efficaci di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto della violenza sulle donne. Hanno confermato il loro impegno i soggetti già firmatari in passato, ovvero Provincia autonoma di Trento, Commissariato del Governo per la provincia di Trento, Procure della Repubblica di Trento e Rovereto, Consorzio dei Comuni Trentini, Università degli Studi di Trento e Azienda provinciale per i servizi sanitari. Il Protocollo prevede inoltre compiti specifici con riferimento all’attività di ricerca e innovazione tecnologica a tutela delle donne che subiscono violenza, alla creazione di un gruppo interistituzionale per la protezione delle vittime di violenza ad alto rischio, alla collaborazione per il monitoraggio dei dati e dei servizi antiviolenza.

“Attraverso il rinnovo e l’ampliamento di questo protocollo –  ha spiegato il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti – vogliamo consolidare il sistema di raccolta dati condiviso, la sensibilizzazione e la formazione di tutti coloro che, a vario titolo, possono essere coinvolti nei casi di violenza sulle donne. Solo unendo le forze possiamo contrastare questo fenomeno.”La firma del protocollo, alla quale hanno partecipato l’assessore alla salute Mario Tonina e l’assessore competente nella scorsa legislatura Stefania Segnana, è stata l’occasione per fare il punto sulle azioni messe in campo in questi anni. “Ci tengo a ricordare – ha sottolineato il presidente Fugatti – che da questo mese abbiamo attivato due nuovi importanti servizi finanziati con risorse provinciali: un nuovo Servizio residenziale per donne vittime di violenza, con indirizzo segreto (Casa rifugio), e un nuovo Centro antiviolenza, con sede principale a Rovereto e due sedi periferiche a Cavalese e Cles. Inoltre, dal primo ottobre 2023 è operativo il nuovo servizio Centro Uomini Autori di violenza, anch’esso finanziato con risorse provinciali. Questi sforzi riflettono l’impegno costante delle istituzioni locali nel contrastare un fenomeno tanto complesso quanto diffuso”.

“Desidero esprimere il mio vivo apprezzamento per il rinnovo di questo protocollo,” ha dichiarato Filippo Santarelli, Commissario del Governo per la Provincia di Trento. “Da oltre 10 anni, questo protocollo è stato un elemento importante nel monitoraggio e nel contrasto della violenza. Ci fornisce un quadro fondamentale per analizzare e valutare lo sviluppo di questo triste fenomeno. Sono convinto dell’importanza dell’operato e della rilevanza delle forze dell’ordine in questa materia,” ha continuato Santarelli. “La rete di protezione e intervento si sta allargando, dimostrando la necessità di espanderla ulteriormente per garantire un futuro sicuro alle donne e ai loro figli ed impegnarsi per convincere le donne vittime di violenza ad uscire allo scoperto e denunciare”.

“Voglio sottolineare la virtuosità della nostra provincia, l’efficienza del commissario del governo e il prezioso contributo dell’APSS con i suoi professionisti dedicati,” ha dichiarato Sandro Raimondi, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Trento. “Grazie al protocollo abbiamo avviato un tavolo interistituzionale per massimizzare i risultati positivi. È importante concentrarsi sui fatti concreti: il Trentino è una terra concreta e dobbiamo agire con determinazione anziché limitarci alle parole. Dobbiamo poter dire alle donne che non sono sole”.

Orietta Canova, Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Rovereto, ha espresso gratitudine per poter lavorare in questo territorio che offre opportunità e possibilità per collaborare in modo efficace. “Sin dal mio arrivo – ha spiegato Canova – ho cercato di immergermi nella realtà locale e conoscere le sue sfide. Attualmente, sto concludendo la definizione di un nuovo progetto, e tra le priorità di questo periodo vi è la tutela delle vittime di violenza.Continuerò a impegnarmi direttamente nelle attività investigative e a essere un punto di riferimento per il territorio. L’Ufficio di Rovereto è pronto a dare il massimo, ma riconosco che la lotta contro la violenza è un tema vasto che richiede l’impegno di tutti. La mia porta sarà sempre aperta per coloro che necessitano di supporto e collaborazione”.

“Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito finora”, ha dichiarato Giulia Robol, reggente sindaca di Rovereto e rappresentante del Consorzio dei Comuni. “Apprezziamo l’efficienza e la competenza delle forze dell’ordine, così come l’attenzione alla prevenzione e al percorso culturale che sottende questa lotta. Ringrazio la Provincia per avere finanziato sul territorio trentino luoghi non giudicanti, ma di sostegno, come il nuovo Centro antiviolenza di Rovereto. Dobbiamo continuare a lavorare duramente, ma con determinazione, per costruire una rete solida e condurre analisi costanti”.

Nel suo intervento il rettore dell’Università di Trento Flavio Deflorian ha sottolineato come “la violenza di genere non costituisce un problema individuale, ma un complesso fenomeno culturale e sociale che necessita, per essere contrastato, di una strategia globale e una pluralità di interventi. Il protocollo d’intesa sottoscritto oggi va in questa direzione, perché coinvolge e impegna numerose istituzioni del territorio. L’Università di Trento, da sempre in prima linea contro ogni forma di discriminazione e violenza, vuole essere un attore decisivo di cambiamento e farà la sua parte, partecipando alla Cabina di regia e contribuendo ad una maggior conoscenza del fenomeno”.

“Mi piace valorizzare – ha evidenziato la direttrice dell’integrazione socio sanitaria dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari Elena Bravi presente insieme al direttore di APSS Antonio Ferro – l’elevato valore etico e sociale del protocollo nel prevenire e contrastare la violenza di genere in provincia di Trento. Come Azienda sanitaria abbiamo sottoscritto questo protocollo fin dal 2016 perché crediamo fermamente che lavorando sulla prevenzione in maniera allargata e multidisciplinare si possa incidere in maniera significativa su questa piaga sociale. Sono altresì convinta che il continuo l’ampliamento delle istituzioni coinvolte possa dare ulteriore impulso al contrasto del fenomeno. Nell’ambito di questo protocollo, come Apss, collaboriamo non solo alla raccolta dei dati sanitari e socio sanitari, alla formazione, alla stesura delle Linee guida per gli operatori sanitari e partecipiamo ai Tavoli interistituzionali, ma contribuiamo anche in maniera significativa all’applicazione del cosiddetto “Codice Rosso”, grazie soprattutto alla fattiva collaborazione della nostra Unità operativa di psicologia”.

I nuovi firmatari. Il nuovo protocollo vede la sottoscrizione di nuovi firmatari. In particolare, la Questura di Trento e il Comando Provinciale dei Carabinieri si impegneranno a specificare e qualificare l’azione di supporto e protezione delle donne vittime di violenza ad alto rischio attraverso l’operatività di uno specifico gruppo di lavoro multidisciplinare.

Il Questore di Trento Maurizio Improta ha rimarcato che le forze dell’ordine sono da sempre presenti in quanto “sono le prime ad entrare in contatto con la sofferenza. Il Protocollo firmato oggi, con il coinvolgimento ufficiale della questura, rappresenta un rafforzamento della rete di protezione e intervento contro la violenza. Oggi mettiamo a fattor comune dei dati in un meccanismo virtuoso che ci permette di fare un’analisi più dettagliata del fenomeno attraverso strumenti che noi non abbiamo ma che grazie alle rete formalizzata da questo protocollo possiamo usufurire. Senza una collaborazione e un approccio condiviso, il nostro lavoro in questo settore non sarebbe neanche concepibile.”

Il Comandante provinciale dei Carabinieri di Trento, Colonnello Matteo Ederle, ha sottolineato l’importanza del lavoro svolto in collaborazione con tutte le Istituzioni interessate nella gestione delle violenze, un impegno che le forze dell’ordine portano avanti da sempre nel caso dell’Arma fino alle piccole comunità grazie alla presenza capillare delle stazioni dei Carabinieri: “Oggi, c’è una maggiore sensibilità verso questo tema e siamo grati di avere così tanti alleati. Riconosciamo il valore delle sinergie e delle opportunità presenti in Trentino. Rivolgo quindi un sentito ringraziamento a tutti coloro che si uniscono a noi in questa importante missione”.

La Federazione Trentina della Cooperazione, grazie alle sue associate, è capillarmente presente sul territorio e può quindi svolgere efficacemente attività di promozione, sensibilizzazione, formazione, nonché sostegno alle donne che hanno subito violenza. “La cooperazione trentina dà il proprio contributo in modo convinto – ha affermato il vicepresidente vicario della Cooperazione Trentina Italo Monfredini – consapevole di un necessario ingaggio della comunità cooperativa per arginare, e se possibile in prospettiva sconfiggere, questa violenza di genere, uno dei dati allarmanti del nostro tempo. È anche una delle violenze più odiose, alle quali stiamo assistendo con tutte le Istituzioni. Noi siamo stati chiamati – unica associazione di imprese – proprio per il particolare ruolo capillare che la cooperazione trentina svolge all’interno della comunità stessa”.

Infine la Fondazione Bruno Kessler, rappresentata dal Segretario Generale Andrea Simoni e dalla responsabile scientifica delle attività di divulgazione scientifica del Centro Digital Health & Wellbeing di FBK Silvia Gabrielli, si impegnerà per incrementare le attività di ricerca sul fenomeno della violenza sulle donne in un’ottica innovativa e tradurre i risultati della ricerca in applicazioni tecnologiche utili alla tutela delle donne stesse. “Questa firma – ha spiegato Gabrielli – rappresenta anche per FBK un’opportunità per mettere a disposizione i propri sistemi innovativi sviluppati nel campo della sanità e, attraverso la collaborazione con le istituzioni e le altre organizzazioni coinvolte, sviluppare soluzioni avanzate che possano contribuire alla tutela e al benessere delle donne vittime di violenza. Siamo determinati a utilizzare la nostra esperienza e le nostre risorse per creare un impatto positivo e duraturo nella lotta contro la violenza di genere”.

Una rete di servizi e interventi che si rinforza sempre di più. In Trentino, la lotta contro la violenza  sulle donne si articola attraverso una serie di servizi e interventi mirati a garantire protezione, assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza.  In questo contesto, i Centri antiviolenza (CAV) emergono come pilastri fondamentali nella rete di supporto, offrendo assistenza e consulenza alle donne che subiscono violenza, con due sedi principali a Trento e Rovereto e due punti di riferimento periferici a Cavalese e Cles.

Accanto a questi, i Servizi residenziali per donne vittime di violenza ad indirizzo segreto (Case rifugio), con due strutture presenti sul territorio, forniscono un rifugio sicuro per le donne e i loro figli. Inoltre, esiste il servizio Centro per Uomini Autori di violenza, che dal primo ottobre 2023 è interamente finanziato con risorse provinciali in modo strutturale. Il servizio, nelle sedi di Trento e Rovereto, offre a uomini autori di violenza sulle donne percorsi volti a modificare i loro comportamenti.

Infine, l’Assegno di autodeterminazione, istituito a partire dal 1° aprile 2022, rappresenta un intervento economico volto a sostenere l’autonomia delle donne vittime di violenza. Gestito dalla Provincia autonoma di Trento tramite Apapi, questo assegno offre un contributo economico mensile destinato alle donne che subiscono violenza, con l’obiettivo di fornire un sostegno finanziario durante il percorso di emancipazione e di costruzione di una vita autonoma.

Molestie sul lavoro, la ricerca

In Trentino un/a dipendente su due ha subito molestie: è quanto emerge da una ricerca qualitativa e quantitativa condotta da We.Be.Wo Lab e dal Centro studi interdisciplinari di genere (Csg) dell’Università di Trento, e promossa dalla Cgil del Trentino tra i propri iscritti e le proprie iscritte. L’analisi è stata condotta su un campione di 3.025 persone (65% di donne). Le forme di molestia più segnalate sono quelle che riguardano il linguaggio sessista (56,1%). Seguono i comportamenti discriminatori (40,9%), le attenzioni sessuali indesiderate (35,9%), le forme di molestia coercitiva o ricattatoria (4%) e la violenza sessuale (1%).

Dai dati emerge anche una ridotta consapevolezza del problema e una difficoltà di segnalazione delle molestie. Sono soprattutto le donne giovani a subire molestie e a ricevere attenzioni sessuali indesiderate, che coinvolgono ugualmente persone italiane e straniere (anche se queste ultime sono più esposte alle forme ricattatorie). La probabilità di subire certi atteggiamenti aumenta al crescere del titolo di studio e in assenza di un legame sentimentale.Le molestie sono diffuse in tutti i settori, con picchi dove c’è una maggiore presenza maschile tra i lavoratori. Quando si parla del settore dei servizi, la diffusione delle molestie si concentra nei settori dell’arte e dello sport, della comunicazione e dell’informazione. Per la maggior parte delle persone che hanno subito una molestia (73%), il comportamento sgradito si è ripetuto almeno alcune volte. Nell’86% dei casi, i molestanti sono uomini (nel 59% dei casi un  collega di pari livello, nel 32% un superiore).


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