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Veneto, Provincia di Padova e Comuni si prodighino per i Rospi invece che per i Cinghiali

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Le popolazioni di Rospo comune (Bufo bufo) dei Colli Euganei versano in fin di vita o sono già estinte localmente

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Venezia – Si evidenzia la grave insufficienza di sforzo da parte di Ente Parco Colli Euganei, Provincia di Padova e Regione Veneto. Si assiste inoltre al totale disinteressamento e disimpegno di sindaci e assessori dei Comuni ricadenti nel comprensorio euganeo.

Dai sopralluoghi dei volontari delle associazioni protezioniste è emerso un quadro catastrofico, con almeno dodici zone a rischio per la sopravvivenza del Rospo comune trovate all’interno dei quindici comuni del Parco Colli, unitamente a degradazione ambientale (chiusura e prosciugamento di stagni e fossati, sbancamenti, gestione forestale errata, agricoltura intensiva e inquinamento, introduzione volontaria di animali alloctoni negli stagni) e mancata assistenza e custodia di condotti, reti e dei Rospi stessi.

E’ lo stesso Ente Parco a riconoscere, in un documento pubblicato sul sito internet del Parco, che la segnaletica stradale apposta, il limite di velocità di 30 km/h e i tunnel sottostradali “non hanno soddisfatto le aspettative e ogni primavera lungo le strade dei colli si ripete l’eccidio di centinaia di rane e rospi.”

Indecente la condotta delle amministrazioni comunali che dovrebbero essere coinvolte nella tutela di questi animali: Cinto Euganeo, Galzignano Terme, Teolo, Torreglia, Lozzo Atestino, Baone, Arquà Petrarca e Rovolon. La stragrande maggioranza di queste amministrazioni è stata interpellata e sollecitata dalle associazioni LAV e Salviamo il Paesaggio nel febbraio 2014, non rispondendo affatto a missiva e richiesta accesso atti (nonostante l’avvenuto recapito) oppure rispondendo ma lavandosene le mani (Baone).

Rane, Rospi, Salamandre e perfino Tritoni vengono spappolati dalle auto ogni anno a migliaia sulle strade dei Colli Euganei, altri vengono fermati dalla giusta collocazione di reti anti-attraversamento (una parziale conquista troppo recente!) che però non offre al contempo sottopassaggi per raggiungere gli stagni, interrompendo così la migrazione riproduttiva! Altri Anfibi restano prigionieri negli stagni resi ripidi e approfonditi rispetto al piano campagna dalle pratiche agricole!

I sottopassaggi, quando ci sono, sono ridicoli, con una sezione ridottissima, spesso ostruita da ghiaia e asfalto (come accaduto in Via Prossima tra Cinto Euganeo e Baone) che impedisce il convogliamento degli animali: nessun Rospo usa i miseri dotti che sono stati creati spendendo trentamila euro!

Scrive l’Ente Parco nelle conclusioni di una relazione del 2010 dal titolo “Monitoraggio migrazione Bufo bufo”: “Per un continuata manutenzione negli anni, a cadenza annuale, delle strutture idonee per la salvaguardia degli anfibi e per la posa e lievi delle reti a bordo strada, il Parco necessita di cinquemila euro l’anno”

Una cifra necessaria, perfino ribassata rispetto all’urgenza, ma che appare totalmente smisurata, assieme ai suddetti trentamila euro, se confrontata con i disastrosi risultati ottenuti e le inquietanti condizioni in cui versano gli animali oggetto di tutela. Gravi errori di progettazione, di programmazione, impegno incostante, spesso assente, e mancato coinvolgimento delle associazioni protezioniste, ambientaliste e animaliste.

Le poche popolazioni superstiti di Rospo comune dei Colli Euganei sopravvivono ad oggi solo grazie al lavoro annuale dei volontari delle associazioni LIPU, LAV e Salviamo il Paesaggio, e di qualche residente sensibile. Da febbraio ad aprile gli attivisti sono giornalmente impegnati nel salvataggio di questi animali dalle strade.

Ma questa brutta vicenda deve finire. Ente Parco, Regione Veneto, Provincia di Padova e i Comuni del comprensorio euganeo sono obbligatoriamente tenuti a farsi carico della salvaguardia di questi animali e a prendere sin d’ora seri provvedimenti per non ritrovarsi ancora in situazione di emergenza il prossimo anno.

Le specie di anfibi e in particolare i loro girini e uova sono protetti dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat” (per rospo smeraldino, rana verde, raganella italiana, rana dalmatina, rana di Lataste), dalla Convenzione di Berna (tutte le specie) e dalla legge regionale veneta 53/1974 (tutte le specie).

Il Gruppo di Intervento Giuridico onlus farà un’indagine e vigilerà affinché l’habitat di questi animali non venga compromesso o alterato, appellandosi all’Art. 733-bis. (Distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto):

«1. Chiunque, fuori dai casi consentiti, distrugge un habitat all’interno di un sito protetto o comunque lo deteriora compromettendone lo stato di conservazione, è punito con l’arresto fino a diciotto mesi e con l’ammenda non inferiore a 3. 000 euro.»

Il Decreto Legislativo 7 luglio 2011, n. 121 con il quale l’Italia ha modificato il codice penale inserendo il reato di “Distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto” ha anche introdotto sanzioni se i reati sono commessi da aziende o enti: per la violazione dell’articolo 733-bis la sanzione è moltiplicata da 150 a 250 volte e l’importo dovrà essere fissato di volta in volta dal giudice sulla base delle condizione economiche e patrimoniali di chi commette il reato.

In arrivo anche più di cinquanta volontari provenienti dalle associazioni aderenti al Coordinamento Protezionista Padovano che opereranno giornalmente per il salvataggio degli Anfibi sui Colli Euganei, formati dal Naturalista dott. Enrico Romanazzi, esperto di Conservazione della Biodiversità Animale e dalla dott.ssa Alessandra Bogo, Presidente dell’Associazione SOS Anfibi, e le guardie zoofile dell’ENPA pronte a denunciare irregolarità e inadempienze.

Agli enti locali non resta che rimboccarsi le maniche. Al posto di perseguitare i Cinghiali ventiquattrore al giorno, tutto l’anno, si diano da fare per i Rospi.

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