NordEst

Trieste, false badanti: nuove indagini

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Prosegue a Trieste l’inchiesta su persone che vivono regolarmente in Italia con il permesso di soggiorno come badante o colf ma che in realta’ sono giovani venditori ambulanti, alcuni anche abusivi. Gli agenti dell’Ufficio immigrazione della Questura di Trieste ne hanno individuato un’altra dozzina dopo quelli schedati la scorsa settimana.

Su tutti questi stranieri sono in corso ora accurati accertamenti. Il sospetto e’ che i permessi di soggiorno siano stati ottenuti utilizzando dichiarazioni non veritiere da parte dei datori di lavoro che hanno chiesto la regolarizzazione di queste persone in qualita’ di badanti per poterle farle restare in Italia. Ad insospettirsi sono stati per primi i poliziotti di Trieste impegnati nei controlli anticlandestini in citta’.

In pratica le pattuglie hanno avvicinato per strada gli extracomunitari, spesso senegalesi, che vendevano merce di tutti i tipi chiedendo loro i documenti. A prima vista per molti tutto e’ apparso ineccepibile: documenti originali e validi con scadenze anche di un paio d’anni. Approfondendo pero’ le indagini e’ stato scoperto che un buon numero di venditori in realta’ risultavano essere badanti di anziani non autosufficienti. Una trentina in tutto su 400 persone regolarizzate a Trieste.

Gli agenti hanno anche controllato i documenti inviati alla Prefettura e hanno trovato in regola sia domande dei datori di lavoro che contratti di assunzione. Le indagini puntano ora a risalire proprio ai datori di lavoro che in molti casi – subito dopo l’assunzione di stranieri extracomunitari e dopo aver versato all’ufficio postale la somma di 500 euro a favore dell’Inps come previsto dalla legge – avrebbero subito dopo licenziato i "dipendenti", forse anche dietro qualche ricompensa o recupero della somma versata. Cosi’ anche loro rischiano grosso: potrebbero rispondere dell’accusa di falso con una condanna fino a 4 anni di reclusione.

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