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Treviso, a Pieve di Soligo Duomo gremito per l’ultimo addio alle vittime del ‘Molinetto’

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Omelia del vescovo: morti richiamo tragico a destino

refrontoloImmagini Rai

Pieve di Soligo (Treviso) – Giornata di dolore in Veneto. A Pieve di Soligo, in Duomo, si sono svolti i funerali delle quattro vittime a Refrontolo, morte in seguito all’esondazione del torrente Lierza per la bomba d’acqua caduta nella zona sabato scorso.

Nel duomo di Pieve di Soligo i funerali di Maurizio Loy, Luciano Stella, Giannino Breda e Fabrizio Bortolin, travolti dall’esondazione del torrente Lierza, sabato scorso, a Refrontolo (Treviso). Le esequie sono presiedute dal vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, e concelebrate dai parroci delle località di residenza dei deceduti, verso i cui cimiteri poi le salme saranno tumulate. Alla celebrazione, sia all’interno della chiesa sia negli altri luoghi esterni, sono presenti almeno quattromila persone.

Fra le autorità presenti ci sono il ministro dell’ambiente, Gian Luca Galletti, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il presidente del Consiglio regionale veneto, Clodovaldo Ruffato, alcuni parlamentari locali e numerosi sindaci. Molte delle persone che assistevano alla celebrazione dal piazzale e dalle strade circostanti si sono spostate, pochi istanti prima dell’inizio, nella sala di un cinema locale dove è stato allestito un collegamento diretto, perchè disturbate da una leggera pioggia iniziata a cadere intorno alle 15.

“Queste morti sono simbolo e richiamo tragico e insieme realistico del destino che prima o poi toccherà anche ognuno di noi, inghiottiti da qualcosa che ci travolge e trascinati nel buio”. E’ rievocando salmi biblici che il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, ha aperto la sua omelia nel corso della celebrazione del funerale.

“Mi venivano in mente le invocazioni accorate che si trovano nei salmi – ha proseguito Pizziolo – le quali indicano frequentemente proprio l’acqua come simbolo di distruzione e di morte: ‘Salvami, o Dio: l’acqua mi giunge alla gola. Non mi sommergano i flutti delle acque, o Signore, e il vortice non mi travolga, l’abisso non chiuda su di me la sua bocca. Stendi dall’alto la tua mano, scampami e salvami dalle grandi acque’. Se ci pensiamo – ha concluso il vescovo – sono invocazioni universali, che tutti portiamo nel cuore”.

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